Tralasciando le questioni, seppure importantissime, relative all’inflazione un aspetto importante da analizzare riguarda il mercato dei tassi di interesse: come si sono comportati nel tempo i Treasury a 10 anni rispetto ai Fed Fund del momento? Il mercato anticipa sempre e ha sempre ragione, la banca centrale deve prenderne atto. La stima si può fare, al netto delle questioni inflazionistiche, su due calcoli: la differenza ed il rapporto.
Nel primo caso i valori negativi hanno ben individuato e anticipato recessioni più o meno profonde con valori negativi comunque superiori a -0,75% dagli anni ’90. Attualmente la differenza è in zona 1,3% e potrebbe ancora salire anche se è difficile ipotizzare un ritorno ai top storici sopra 3,25%.
Il rapporto tra rendimento dei titoli di stato americani a 10 anni e il tasso Fed del momento è rimasto storicamente sotto il 5% fino alle vicende Lehman (subprime) e successive politiche anticonvenzionali delle banche centrali, che hanno portato il rapporto al top di 43 nel 2011. Quando la Fed ha annunciato politiche di rialzo dei tassi nel 2015 il rapporto è sceso notevolmente tornando rapidamente sotto il 5% nel 2016.
Le prospettive per il 2022 sono: 5 rialzi dei tassi fino a 1,25% con ritorno del rapporto sotto il 5% e il differenziale che potrebbe invece tornare in zona 2,25% prima di scendere. Attenzione però quando il differenziale si avvicina a zero allora una probabile recessione è alle porte. Tutto ciò potrebbe portare l’equity al rialzo fino all’autunno per poi risentire i mercati l’effetto del rialzo dei tassi sui debiti, pubblici e privati, che con l’alta duration attuale mettono a rischio la solvibilità e stabilità del sistema con un eventuale crash del settore bond.