La benzina ogni giorno costa sempre di più e la lira cede e precipita giù, svalutation (A. Celentano).
Dati importanti in uscita nella settimana. Si comincia martedì alle 11:00 con l’inflazione YoY di agosto dell’Europa, prevista stabile al 5,3%. Il giorno dopo sono attese le decisioni della FED sui tassi: le nostre aspettative sono per un nulla di fatto, rinviando la possibile decisione di aumento a novembre.
Per gran parte del 2023, gli investitori hanno ottenuto buone performance grazie ad una crescita economica superiore al trend, sostenuta da un consumatore resiliente, e un’inflazione ancora elevata ma in costante calo. Tuttavia, più recentemente, ci sono segnali che questa dinamica sta gradualmente iniziando a cambiare, anche perché la crescita dei prezzi dell’energia (petrolio in primis) sta lasciando un segno sui prezzi al consumo e sulla spesa.
Cerchiamo di capire che cosa significa per la FED e i mercati il rialzo della scorsa settimana dell'indice dei prezzi al dettaglio e il rallentamento delle vendite al dettaglio. Partiamo come sempre dai dati. Il CPI USA è aumentato dello 0,6% nel mese di agosto, ed è cresciuto del 3,7% rispetto a un anno fa, in accelerazione rispetto al ritmo del 3,2% di luglio (e al 3% di giugno). Il rialzo è stato sostanzialmente in linea con le aspettative ed è stato principalmente guidato dall’aumento dei prezzi del petrolio e dell’energia in generale. Finora i prezzi della benzina sono aumentati del 10,6%, contribuendo a più della metà dell'aumento mensile dell'indice dei prezzi al consumo.
D’altro canto l’inflazione core, che esclude alimentari ed energia, è sceso dal 4,7% al 4,3%, ma l’aumento mensile dello 0,3% è stato leggermente superiore al previsto. I prezzi delle auto usate sono scesi per il terzo mese consecutivo e, a nostro avviso, hanno ancora spazio per normalizzarsi. Tuttavia, le tariffe aeree sono aumentate per la prima volta da marzo sulla scia dell'aumento dei prezzi del carburante per aerei.
Anche se a prima vista l'inflazione sembra andare nella direzione sbagliata, non riteniamo che i dati più recenti alterino la tendenza disinflazionistica. Il colpevole dell’accelerazione dei prezzi sia al consumo che alla produzione negli ultimi due mesi è l’aumento dei prezzi del petrolio, un fattore ben noto che non crediamo possa essere duraturo. E, come noto, il calo dell’inflazione core conta di più per la FED.
L’aumento dei costi energetici crediamo che possa mettere la FED in massima allerta nel caso in cui si diffondano ampiamente nell’economia. La nostra opinione è che, man mano che gli aumenti salariali e l’inflazione immobiliare diminuiscono, l’inflazione core continuerà a moderarsi nei prossimi mesi e fino al 2024, ma non in modo lineare.
I consumatori rimangono resilienti ma comincino a mostrare una certa stanchezza, considerato che i prezzi dell’energia hanno avuto un impatto notevole anche sulla spesa dei consumatori. Le vendite al dettaglio negli USA sono aumentate dello 0,6% ad agosto rispetto a luglio, al di sopra dell'aumento dello 0,1% previsto, quale effetto dei prezzi della benzina. Al netto di questo effetto, le vendite al dettaglio sono aumentate dello 0,2%, mentre le vendite che confluiscono nel calcolo del PIL sono aumentate solo dello 0,1% (le vendite di luglio sono state riviste al ribasso).
Il consumatore, principale motore economico USA, è ancora forte. Tuttavia, la crescita dei consumi sta perdendo slancio, poiché i risparmi in eccesso accumulati negli ultimi tre anni sono stati in gran parte utilizzati. Considerando la moderazione degli aumenti salariali e gli elevati costi di finanziamento, riteniamo che i consumatori abbiamo ora un po’ meno denaro da spendere.
La domanda diventa quindi quanto è grave la minaccia dell’aumento dei prezzi del petrolio? Dopo aver registrato una media di 75 dollari per gran parte dell'anno, la scorsa settimana i prezzi del petrolio greggio WTI hanno raggiunto il massimo degli ultimi 10 mesi portandoso a circa 90 dollari al barile, ma sono ancora ben al di sotto del picco di 123 dollari dello scorso anno. Il principale motore del recente aumento sono stati i tagli alla produzione da parte dell’Arabia Saudita (il principale esportatore di petrolio) e della Russia, poiché entrambi i paesi hanno annunciato all’inizio di questo mese che manterranno l’attuale riduzione della produzione fino alla fine dell’anno.
Il consumatore è molto meno sensibile ai prezzi dell'energia rispetto al passato, con la quota di spesa energetica dimezzata rispetto agli anni '70 da circa il 9% della spesa complessiva per consumi personali al 4%. Tuttavia, i prezzi più elevati dell’energia generalmente agiscono come una tassa sui consumatori. Poiché le famiglie spendono di più per la benzina, rimangono meno dollari da spendere per altre cose. Ma questa dinamica può anche aiutare a tenere sotto controllo l’inflazione core, poiché potenzialmente porta a un raffreddamento della domanda per alcuni servizi.
A differenza dell’impennata dei prezzi del petrolio dello scorso anno in seguito all’invasione dell’Ucraina, i prezzi del gas naturale non sono aumentati, rimanendo vicini ai minimi degli ultimi tre anni, il che dovrebbe continuare a fornire un certo sollievo ai costi delle utenze. Dal punto di vista della domanda globale, la crescita lenta in Cina, che è il più grande consumatore di petrolio, e un rallentamento dell’attività europea potrebbero impedire un aumento più significativo oltre la soglia dei 100 dollari. In Nord America, i consumatori statunitensi hanno speso a un ritmo elevato, ma riteniamo che con il superamento della stagione estiva dei viaggi, la domanda di viaggi e altri servizi probabilmente si ridurrà. Il risultato è che, sebbene l’offerta di petrolio venga limitata fino alla fine dell’anno, il quadro della domanda non è comunque eccessivamente favorevole, il che dovrebbe porre un limite al possibile aumento dei prezzi del petrolio.