La Banca Centrale Europea ha agito con un’insolita rapidità la scorsa settimana quando ha annunciato un incremento dei suoi acquisti di bond di emergenza per fronteggiare l’aumento del rendimento dei bond. La Presidente della BCE Christine Lagarde ha affermato che sarebbe “spiacevole” se i rendimenti in aumento portassero ad un prematuro inasprimento delle condizioni finanziarie.
I rendimenti dei bond si muovono in modo inverso rispetto ai prezzi, dunque un aumento degli acquisti da parte della banca centrale in teoria farebbe salire i prezzi e scendere i rendimenti.
Gli investitori dei Titoli del Tesoro USA vorrebbero vedere lo stesso tipo di prontezza da parte della Federal Reserve in occasione del suo vertice di politica monetaria questa settimana. I timori per l’inflazione, in un’economia che dovrebbe decollare man mano che i lavoratori saranno vaccinati e con uno stimolo da 1,9 mila miliardi di dollari in arrivo, sono molto più forti negli Stati Uniti.
Occhi puntati sulle proiezioni economiche della Fed
Ma sembra poco probabile che la Federal Reserve annunci una limitazione dei rendimenti dei bond, anche se gli investitori stanno mettendo alla prova la determinazione della banca centrale di spingere più su i rendimenti dei Titoli del Tesoro. Il rendimento dei Buoni del Tesoro a 10 anni, di riferimento, è schizzato all’1,63% venerdì, con un aumento di 10 punti base dal giorno prima.
Una decisione simile contrasterebbe con le ripetute rassicurazioni del Presidente della Fed Jerome Powell secondo cui l’inflazione non è un problema e la banca centrale si sta concentrando sul raggiungimento della massima occupazione.
In quel caso, gli investitori seguiranno da vicino la sintesi delle proiezioni economiche che sarà pubblicata mercoledì a conclusione dei due giorni di vertice del Federal Open Market Committee.
La Fed presenta le sue proiezioni economiche ogni due vertici del FOMC, quindi le ultime risalgono a dicembre. Gli investitori cercheranno eventuali aumenti delle previsioni sulla crescita o sull’inflazione ora che il piano di aiuti per il COVID è stato approvato e firmato.
Cercheranno inoltre eventuali segnali che i policymaker della Fed hanno adattato il grafico dot-plot per mostrare un aumento dei tassi di interesse prima della fine del 2023.
Ma non contateci. Molti economisti credono che i membri del FOMC non saranno del tutto sinceri nelle previsioni sui tassi di interesse per paura di far innervosire ancora di più i mercati.
L’esito più probabile è che il FOMC mantenga la politica invariata e che Powell ripeta il suo prudente mantra secondo cui la priorità è un’occupazione sostenuta ed inclusiva e non c’è alcuna inflazione significativa all’orizzonte.
I policymaker della Fed, infatti, accoglieranno bene un moderato aumento dell’inflazione ed i tassi di interesse più alti che lo accompagneranno, purché le aspettative restino “ancorate”.
Ed è proprio questo il problema. La Fed ha pensato a lungo ed approfonditamente all’inflazione ed ha deciso che non deve più preoccuparsene troppo. Il problema è che la Fed può cambiare le sue politiche ma non può cambiare le leggi naturali della finanza.
La crisi finanziaria del 2008-09 in apparenza aveva tagliato le gambe all’inflazione, ma adesso le misure monetarie e finanziarie straordinarie per combattere la pandemia stanno presentando un’altra situazione senza precedenti, che secondo qualcuno potrebbe far riaccendere l’inflazione.
Niente di meno che un’autorità come il Segretario al Tesoro Janet Yellen, ex Presidente della Fed e nota economista, ieri ha affermato che l’inflazione potrebbe benissimo aumentare sulla scia dello stimolo, ma si è detta fiduciosa che si tratterà di un fenomeno temporaneo e che ci sono pochi rischi che i prezzi galoppino.
Altri economisti non ne sono così sicuri. L’ex Segretario al Tesoro Larry Summers di recente ha avvertito che le aspettative sull’inflazione potrebbero salire nettamente con lo stimolo senza precedenti.
L’economista di Harvard Robert Barro teme che dei “policymaker deboli” possano rischiare di sprecare il capitale reputazionale costruito dall’ex Presidente della Fed Paul Volcker quando aveva tenuto a bada l’inflazione all’inizio degli anni Ottanta, con dei drastici aumenti dei tassi di interesse.
Tasso inflazione di pareggio a 10 anni
Fonte: Federal Reserve Bank di St. Louis
Un indicatore standard dei mercati per le aspettative sull’inflazione (il tasso di pareggio a 10 anni derivato dai Titoli del Tesoro al riparo dall’inflazione) si è avvicinato al 2,3% la scorsa settimana, il livello più alto in quasi otto anni.
L’impegno della Fed di adottare azioni decisive quando è necessario è ciò che tiene ancorata l’inflazione alle aspettative e ci sono crescenti timori che questo impegno stia vacillando, così come l’ancoraggio.
Powell potrebbe placare queste preoccupazioni mercoledì, se dovesse ribadire l’intenzione della Fed di restare attenta ed agire repentinamente se le aspettative dovessero diventare instabili. Un suo silenzio sulla questione la dirà lunga.