- Il dot plot mostra che la Fed sta diventando un po’ più interventista
- La reazione del dollaro e dei Buoni del Tesoro indica che i mercati si aspettavano di più
- I 4 aumenti dei tassi sono solo ad “un passo”
La Federal Reserve ha seguito il copione ieri, alzando i tassi di interesse di 25 punti base per la sesta volta dal 2015. Anche se sembra che i mercati abbiano interpretato il messaggio generale come meno interventista di quanto si temesse, il rischio resta inclinato verso un possibile quarto aumento dei tassi quest’anno.
Le previsioni economiche aggiornate della Fed mostrano prospettive positive sulla crescita con le aspettative sul PIL salite dal 2,5% al 2,7% per quest’anno e dal 2,1% al 2,4% per il 2019.
La banca centrale statunitense prevede che l’inflazione salga “nei prossimi mesi” ma ha confermato le sue aspettative di una stabilizzazione vicino all’obiettivo del 2% a medio termine.
L’attesissimo “dot plot” non ha preoccupato i mercati per quanto riguarda la possibilità di una Fed più aggressiva quest’anno. I policymaker hanno ribadito le loro previsioni di soli altri due aumenti nel 2018.
Tuttavia, vale la pena notare nel grafico seguente che un numero uguale di membri del FOMC, sei, si aspetta o 3 o 4 aumenti totali dei tassi nel 2018 (indicato dai livelli del 2,125% e del 2,375%). Si tratta di un’opinione notevolmente più interventista paragonata al fatto che solo tre membri consideravano il livello del 2,375% a dicembre.
Fonte: Previsioni economiche del FOMC
A trattenere i falchi - comportando la previsione media di soli tre aumenti dei tassi quest’anno - sono stati due voti a favore della previsione che i tassi restino al range attuale dell’1,50%-1,75%, rispetto ad un unico super-falco che si aspetta cinque aumenti.
Il punto rilevante è che basta che un solo policymaker cambi opinione alzando la sua previsione e il dot plot si ricalibrerebbe indicando quattro aumenti quest’anno. Inoltre, considerando il 2019 e il 2020, la Fed ha aggiunto un ulteriore aumento per entrambi gli anni.
Tuttavia, anche se in apparenza le previsioni sui tassi si sono rivelate più interventiste, i mercati non le hanno seguite a ruota. L’indice del dollaro ha chiuso la giornata di ieri in calo dello 0,7%, mentre il rendimento dei Buoni del Tesoro a 2, 5 e 10 anni è sceso, segnale che i mercati finanziari hanno interpretato la comunicazione della Fed come meno interventista di quanto gli investitori si aspettassero.
A questo punto, tutto indica che il dollaro continuerà il trend ribassista iniziato verso la fine del 2016 (secondo il grafico sopra). Tuttavia, il rischio resta inclinato al rialzo.
Secondo lo Strumento di Controllo dei Tassi della Fed di Investing.com, la possibilità di un quarto aumento è pari a circa il 35%. E a questo si deve aggiungere che, come abbiamo notato prima, basta che solo uno dei sei membri della Fed faccia un passo verso una posizione più interventista e un quarto aumento per quest’anno non si potrà escludere.