L’ultimo segnale del fatto che l’OPEC potrebbe stare perdendo potere sul mercato
La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il giorno 10.10.2019
L’Ecuador di recente ha annunciato che intende lasciare l’OPEC all’inizio del 2020. Poiché il paese sudamericano è il quarto più piccolo produttore dell’organizzazione (produce circa 540.000 barili al giorno al momento) la sua perdita non sarà catastrofica per il cartello. Tuttavia, è un cattivo segnale per la forza dell’organizzazione multinazionale e per la sua capacità di tenere uniti i suoi membri.
In quanto organizzazione, il potere dell’OPEC deriva proprio dalla capacità dei suoi membri di lavorare insieme. Quando il Venezuela e l’Arabia Saudita hanno fondato l’OPEC negli anni Sessanta, l’idea era di usare il peso combinato di varie nazioni produttrici per manipolare la produzione globale e quindi il prezzo della materia prima. Le nazioni continuano ad essere membri dell’OPEC solo perché vedono dei vantaggi per se stesse.
Ultimamente, tuttavia, l’Ecuador ha prodotto al di sopra della sua quota di soli 30.000 barili al giorno. Non sembra molto, ma si tratta di un’importante fonte di entrate per il governo ecuadoriano. L’OPEC, e la sua collaborazione OPEC+ con la Russia ed altri paesi, ha deluso l’Ecuador perché non è riuscita a far salire il prezzo del greggio.
Se il prezzo del greggio non salirà, come sta effettivamente succedendo, l’Ecuador dovrà trovare altre entrate producendo ed esportando più greggio. Perciò non può tollerare le quote imposte dall’OPEC.
L’Ecuador aumenta le riforme interne focalizzate sul greggio
L’aumento della produzione petrolifera è solo parte di una serie di riforme più ampie introdotte dal presidente dell’Ecuador. Tra queste troviamo il decreto che elimina i sussidi di stato su gasolio e benzina che sta costando al governo 1,3 miliardi di dollari all’anno. La popolazione ha reagito alla fine degli incentivi con proteste di massa contro i prezzi più alti che dovrà pagare per il carburante. Ironicamente, le manifestazioni hanno avuto un impatto sulla produzione petrolifera dell’Ecuador. I blocchi stradali e le serrate hanno costretto numerose compagnie statali ed indipendenti a tagliare la produzione di circa il 31%, o di 165.000 barili al giorno. Non è chiaro quanto dureranno ancora queste interruzioni.
L’Ecuador non è il solo paese dell’OPEC e dell’OPEC+ ad aver prodotto in eccesso. L’Iraq, in particolare, sovraproduce da anni. Tuttavia è il secondo principale produttore dell’OPEC al momento e detiene molto potere all’interno del mercato. Di conseguenza, l’OPEC non può permettersi di lasciare che esca dal cartello. Quindi, per quanto la commissione che controlla il rispetto delle quote possa rimproverare l’Iraq per la sovrapproduzione, l’OPEC continuerà a lasciarglielo fare. L’Ecuador non ha lo stesso valore per il cartello.
È qui il problema. Arabia Saudita, EAU ed altri si sono impegnati per portare avanti l’OPEC (ed il potere aggiunto che l’OPEC garantisce loro) in modo che possa soddisfare i bisogni anche dei produttori più piccoli. Ma, se l’OPEC non riuscirà a far salire il prezzo del greggio, potrebbe dover consentire anche ai paesi più piccoli e meno significativi del cartello di sovraprodurre, che sia in modo ufficiale o meno. Altrimenti i produttori più piccoli potrebbero non vedere alcuna ragione di far parte di un’organizzazione che non li aiuta a far aumentare le entrate.