Il poderoso +3,37% registrato dall’indice principale meneghino il 4 Gennaio ha proiettato il prezzo, nella settimana seguente, sopra la soglia dei 19.000 e la successiva tenuta di area 18.800 (minimi del 14 e 15 gennaio rispettivamente a 19.016 e 19.028) ha fornito un’ulteriore spinta fino al massimo a 20.270 (15-02).
Come “consigliavo” nell’articolo “La linea del Piave” con la tenuta della sopraccitata area si sarebbe potuta cavalcare un’eventuale onda rialzista che al 50% di possibilità avrebbe potuto spingersi anche fino in area 20.500 con il 40% di probabilità di poterla superare ed arrivare in fascia 21.100-21.500.
Venerdi scorso, con un altro prepotente rialzo +1,90% (tutto nella fase pomeridiana), il prezzo di chiusura si è attestato a 20.212.
Anche se il tutto farebbe presagire per il meglio tengo a ribadire per l’ennesima volta che la vicinanza al target di area 20.500 crea un segnale di massima allerta (per il long), in quanto le possibilità di tornare, come minimo, in area 17.800 rimangono del 90% (target tecnicamente non raggiunto, anche se per una manciata di punti)
Ma al di là della questione tecnica, non dimentichiamo i possibili scenari futuri negativi a livello macro-economico, anche se a livello di fondamentali la maggioranza del listino appare sottovalutato
Inoltre, mi soffermo su qualche altra considerazione:
A) Dal prezzo di chiusura dell’anno 2018 (18324) il FTSE MIB ha guadagnato in circa 45gg un +10,30%, ovvero più della metà dell’intera performance annuale registratasi, nei casi positivi, a partire dagli anni 2000. Oppure, se vogliamo, un risultato degno dei migliori anni 80’-’90 con PIL che si aggirava sul 3-4% dei primi e sul 2% dei secondi, culminato col +3,70% del 2000
B) L’oro: dai minimi di agosto ha recuperato un 12% e attualmente si trova ad un passo dalla prima area LONG importante (fascia 1350-1375) che, se superata, porterebbe all’80% di possibilità la rottura di area 1.400 per l’inizio di un trend rialzista che potrebbe durare a lungo
C) Sempre molta attenzione al rendimento del Treasury Americano a 2 e 10 anni
Tutto ciò premesso, ritengo che i 19.650 punti debbano rappresentare lo spartiacque tassativo (per evitare di incorrere in rischi notevoli) tra la possibilità di “lasciar correre” i guadagni e di conseguenza raggiungere fascia 21.100-21.500 e non (ora possibilità salite al 45%).
Le possibilità di superarla rimangono del 20% e del 5% quella di superare l’ampia fascia 22000-22600
Ancora una volta, per il riposizionamento del portafoglio Long Multiday o “tipo cassettista”, la parola d’ordine è: pazienza; e quindi attendere “tempi migliori”, ovvero fascia 16000-15000 (65% di arrivarci) oppure il superamento di area 22600 (5% possibilità)
I titoli “consigliati” in questa fase rimangono:
RECORDATI (MI:RECI) (ora +15,00% circa da prezzo ingresso di 29,50).
Target price area 40,00 (ed eventuale superamento massimi storici).
Strategia: chiudere posizione ai prezzi attuali 34,00 circa ed eventualmente rientrare al superamento di 35,50 oppure Stop Profit a 30,90 (+5,00% circa in caso negativo)
A2A (MI:A2) (ora invariata da prezzo ingresso di 1.57)
Target price area-fascia 2,40-2,50
Strategia: Stop Loss a 1,52 oppure a 1,34 (tassativo); altrimenti attendere la rottura confermata di 1,75 per entrare (per chi ovviamente già non lo avesse fatto)