Rassegna giornaliera sul mercato forex, 18 novembre 2020
Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management
La notizia del giorno è stato l’aggiornamento sul vaccino di Pfizer (NYSE:PFE). La sua efficacia sarebbe del 95% invece che del 90% nel prevenire il coronavirus. Questo supera l’efficacia del 94,5% riportata da Moderna (NASDAQ:MRNA) questa settimana. Purtroppo però, le valute e i trader non sono rimasti impressionati.
Il problema è che nonostante gli investitori credano che le aziende farmaceutiche siano vicine al traguardo, è sottinteso che una distribuzione non avverrà almeno fino alla primavera del 2021. Moderna, il cui vaccino ha una conservazione più lunga ad una temperatura di -20 gradi Celsius (una temperatura vicina a quella di un normale freezer) contro i -70 gradi Celsius di Pfizer (una temperatura più fredda dell’Antartico), ha illustrato le sfide della produzione di massa del vaccino. Con linee di produzione aggiuntive, l’azienda riesce a produrre solo circa 500 milioni di dosi. Inoltre, come abbiamo già evidenziato nelle scorse settimane, con la distribuzione del vaccino ancora distante, la pandemia peggiorerà negli USA e non solo. Il Giappone ha alzato al massimo il livello di allerta visto il numero di casi record riportato mercoledì.
Il dollaro USA è sceso contro tutte le principali controparti, con i dollari di Nuova Zelanda e Canada in testa. I dati deboli sulle concessioni edili e i nuovi cantieri non hanno aiutato. I dati di domani sull’indice manifatturiero della Fed di Philadelphia si prospettano deboli, visto il brusco calo del sondaggio dell’Empire state. I dati più forti sull’inflazione in Nuova Zelanda e Canada hanno sostenuto le rispettive valute. In Nuova Zelanda, i prezzi alla produzione sono saliti più del previsto ed in Canada i prezzi al consumo sono saliti dello 0,4% contro le previsioni dello 0,2%. Questo aumento non ci ha sorpresi visto l’indice IVEY PMI che ha riportato prezzi più alti. L’aumento dei prezzi del petrolio ha contribuito a far salire il loonie. Il dollaro australiano è salito nonostante l’aumento minore degli stipendi ed il calo delle vendite di case nuove.
La sterlina è salita sulla scia di dati sull’inflazione più forti, che sono coerenti con l’aumento dei prezzi al dettaglio e con la decisione della Banca d’Inghilterra di lasciare le previsioni invariate. L’euro resta indietro e sente il peso della contrazione del 4° trimestre e della prospettiva di un allentamento da parte della BCE.