In economia, una ripresa a V si ha quando un periodo di espansione raggiunge l’intensità e la velocità del precedente tonfo e i due avvenimenti sono quasi consecutivi.
È quello che sta succedendo alla produzione di gas naturale USA, che si sta muovendo ad un ritmo così allarmante che potrebbe trasformare il mercato da rialzista a ribassista.
Quando mancano solo due sedute per questa settimana, i future del gas sull’Henry Hub a New York mostrano un tonfo sulla settimana in corso di quasi il 12% in apertura di questo giovedì, che va ad aggiungersi al -1,5% della settimana scorsa. La settimana prima, il mercato segnava +16%.
Il gas naturale non sarebbe se stesso senza delle oscillazioni di prezzo al cardiopalma, ma quello che è veramente fenomenale sono i cambiamenti nella produzione alla base di questi movimenti.
Chi segue i cambiamenti fa notare una sorprendente ripresa a V nella produzione, con le perdite dovute al gelo ed alle bufere di inizio mese più che compensate dal nuovo gas che arriva sulla scia di temperature più miti.
Dan Myers, analista di Gelber & Associates a Houston, ne parla in una nota ai clienti della compagnia:
“La ripresa della produzione dopo le gelate avvenute al culmine della tempesta è inoltre responsabile della pressione ribassista sul contratto più immediato, e probabilmente è il principale fattore ad aver causato il ribasso del 5% di oggi”, scrive Myers, riferendosi al calo del mercato di ieri.
E aggiunge:
“I report iniziali sulla produzione implicano che la produzione di gas naturale USA si avvicina ai 93 bcf/d in una maniera simile ad una ripresa a V, dopo aver toccato il minimo di 88 bcf/d precedentemente”.
Gli ulteriori bcf/d di produzione di gas di cui parla Myers non avranno un impatto immediato su quanto riporterà la US Energy Information Administration (EIA) nel corso della giornata, in quanto si tratterà dei dati sulle scorte di gas della settimana terminata il 4 febbraio.
Per la quarta settimana di fila, l’EIA dovrebbe riportare un utilizzo di oltre 200 bcf di gas delle scorte, con gli americani che hanno acceso il riscaldamento al massimo tra le temperature gelide che hanno interessato il paese, da Est ad Ovest.
Fonte: Gelber & Associates
Per la settimana del 4 febbraio, gli analisti seguiti da Investing.com si aspettano una riduzione di 222 bcf.
E questo rispetto alla riduzione di 174 bcf della stessa settimana di un anno fa e della media quinquennale (2017-2021) di un utilizzo di 150 bcf.
Nella settimana precedente, al 28 gennaio, si è registrato un calo di 268 bcf, il massimo dal gelo del febbraio dello scorso anno.
Se le stime degli analisti sentiti da Investing.com si riveleranno corrette, le scorte totali dovrebbero essere scese a 2,101 mila miliardi di piedi cubici (tcf), circa il 9,3% in meno della media quinquennale ed il 17,3% al di sotto dei livelli dello scorso anno.
Secondo i dati di Refinitiv, le temperature la scorsa settimana sono state più fredde del normale, con 212 HDD rispetto alla norma trentennale di 190 HDD per il periodo.
Gli HDD misurano di quanti gradi la temperatura media giornaliera è inferiore ai 65 gradi Farenheit (18 gradi Celsius) e vengono usati per stimare la domanda per il riscaldamento di abitazioni e uffici.
Anche se tutto ciò è stato un bene la scorsa settimana, sono le aspettative future quelle che contano per i prezzi del gas scambiati sull’Henry Hub.
Le variazioni ribassiste delle previsioni meteo dall’inizio di questa settimana hanno tagliato 9 bcf di ulteriore domanda di gas naturale nelle prossime due settimane.
E, mentre gli Stati Uniti vanno verso il periodo di fine inverno di metà febbraio ed oltre, gli analisti valutano la possibilità di ulteriori condizioni gelide come quelle portate dalla tempesta Uri l’anno scorso.
La tempesta era stata devastante, soprattutto in Texas, comportando dei blackout, la parziale gelatura del bacino Permiano di greggio e gas, nonché oltre 200 vittime. La scorsa settimana c’erano stati timori di vedere condizioni simili in Texas, anche se ora questa possibilità sembra più remota.
Le condizioni più favorevoli per l’inverno 2022 cominciano a pesare sui prezzi del gas adesso, trascinando giù l’Henry Hub dai picchi di oltre 5 dollari per unità termale della scorsa settimana al minimo di ieri di 3,98 dollari.
Nota: Barani Krishnan utilizza una varietà di opinioni oltre alla sua per apportare diversità alla sua analisi di ogni mercato. Per neutralità, a volte presenta opinioni e variabili di mercato contrarie. Non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.