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Gli ordinativi alle fabbriche tedesche scendono meno del previsto

Pubblicato 06.04.2020, 14:43
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Le borse asiatiche hanno aperto la settimana all’insegna di toni positivi. A Sydney l’azionario è balzato oltre il 4%, il Nikkei ha guadagnato il 2,37% e l’Hang Seng l’1,11%. Il mercato cinese e quello indiano sono rimasti chiusi per festività.

I tre principali listini azionari USA sono saliti del 3,30% circa, dopo aver chiuso in calo dell’1,50% venerdì, sulla scia delle orribili cifre sulla disoccupazione, che hanno mostrato un crollo delle buste paga NFP pari a 701.000 unità a marzo, dando un’idea delle gravi ripercussioni negative del lockdown sull’economia statunitense. E, prima di migliorare, le cifre peggioreranno negli USA, dove i casi hanno superato quelli registrati in Cina.

Le misure di aiuto fiscale per compensare i ricavi persi dovrebbero ammontare a 2 mila miliardi di dollari, per cui il deficit di bilancio USA crescerà di un importo pari quasi al 10% del PIL, anche se molti prevedono che la cifra salirà a $3,5 mila miliardi, in base alla durata e alla gravità della crisi.

La buona notizia è che il numero di nuovi casi sembrerebbe in rallentamento. A New York domenica, per la prima volta, i decessi sono diminuiti e il numero di vittime in Francia e Spagna, che la scorsa settimana aveva raggiunto il picco, da allora è in diminuzione.

Il rallentamento dei nuovi contagi e dei decessi dovrebbe dare uno stimolo positivo alle borse europee lunedì. L’attività sui future del FTSE (+2,42%) suggerisce un avvio in forte rialzo, nonostante le rinnovate pressioni negative sui prezzi del petrolio.

Sul NYMEX, il WTI è sceso del 3,25% al barile, dopo che Arabia Saudita e Russi hanno rinviato a giovedì l’incontro previsto per oggi. Probabilmente il raggiungimento di un accordo nel gruppo OPEC+ per tagliare la produzione in modo consistente, di circa 10 milioni di barili al giorno, per arginare lo storico crollo dei prezzi del petrolio, è solo questione di tempo. L’Arabia Saudita vuole stringere un accordo, di cui la Russia, a questo punto, ha disperatamente bisogno. Entrambi i paesi vogliono che partecipino anche gli USA, ma Donald Trump è combattuto; da una parte non vuole che l’OPEC faccia aumentare i prezzi in modo artificiale, danneggiando gli americani alla pompa di benzina, e dall’altra c’è l’impatto negativo, nel breve termine, del petrolio conveniente sui corsi azionari. Quindi, anche se Trump ha fatto da mediatore fra Arabia Saudita e Russia, gli USA potrebbero non partecipare a un accordo che coinvolge l’OPEC. Dal punto di vista dei prezzi, probabilmente il greggio WTI continuerà a testare le offerte a $30 sulle crescenti speranze di un accordo per tagliare la produzione. Il calo dei prezzi dovrebbe rimanere circoscritto, intorno ai $25 al barile, finché ci sarà la speranza. Se qualcosa andasse storto, si potrebbe invece assistere a un nuovo tracollo sotto la soglia dei 20 dollari. Le posizioni lunghe nette speculative sul WTI hanno fatto registrare un leggero calo la scorsa settimana, per cui il mercato può assorbire ulteriori scommesse lunghe in vista della riunione del gruppo OPEC+.

Sui mercati valutari, venerdì lo shock per le cifre sul lavoro negli USA ha alimentato gli acquisti di USD, ma stamattina il biglietto verde si è indebolito sull’onda del lieve miglioramento della propensione al rischio.

L’EUR/USD è passato di mano appena sopra il manico a 1,08. Dagli ultimi dati CFTC emerge che le posizioni nette speculative sull’euro sono raddoppiate nelle ultime due settimane, con la moneta unica salita sopra la soglia a 1,10. Le scommesse nette sull’euro sono tornate positive solo nelle ultime due settimane, dopo una lunga serie di scommesse corte dal settembre 2018. Spesso l’inversione positiva nella direzione delle scommesse segnala una ripresa nel medio termine. Tuttavia, la debolezza dei dati economici rimane una grave minaccia per il recupero dell’euro. A febbraio, gli ordinativi alle fabbriche tedesche sono scesi dell’1,4% m/m, rispetto al -2,4% previsto dagli analisti e al 5,5% del mese precedente. Prima di vedere un miglioramento, probabilmente nei prossimi mesi ci sarà un peggioramento, ma le cifre superiori alle attese dovrebbero far tirare un sospiro di sollievo agli investitori, perché l’impatto dell’epidemia da coronavirus inizia ad attenuarsi.

La crisi del coronavirus sarà anche un importante test per l’integrità europea. Sarà interessante vedere come l’UE, che ha un passato di austerità fiscale, farà fronte al lievitare del debito statale, soprattutto nelle regioni periferiche più indebitate, incluse l’Italia e la Spagna.

Il cable, dal canto suo, si consolida vicino al manico a 1,22. Il PMI costruzioni, che sarà diffuso oggi nel Regno Unito, potrebbe essere sceso sotto i 44 punti previsti dagli analisti per il mese di marzo. Un’eventuale debolezza dei dati dovrebbe stimolare una correzione ribassista più marcata per la sterlina, verso il livello a $1,20 contro il dollaro. Sul fronte della Brexit non si registra nessun progresso. La crisi del coronavirus ha mandato temporaneamente in soffitta tutte le discussioni sulla Brexit, per cui a questo punto è scontato un rinvio della scadenza. Tuttavia, la separazione dall’UE sta rendendo ancor più difficile la gestione della crisi della Covid-19 per il Regno Unito, che, nei prossimi trimestri, dovrebbe registrare una recessione economica più marcata che altrove.

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