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Greggio USA: il livello di 90 dollari potrebbe dipendere dal report NFP, non dall’OPEC

Pubblicato 03.08.2022, 12:49
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  • Si attende la decisione sulla produzione dell’OPEC+ ma il report sull’occupazione USA potrebbe essere più importante
  • Nessuna concessione sugli aumenti dei tassi Fed se il report resterà forte
  • Tassi più alti alimenteranno la forza del dollaro, pesando sul petrolio
  • Il livello di 90 dollari potrebbe non tenere se l’occupazione di luglio-settembre batterà le attese
  • Gli scambi del petrolio attendono con la solita trepidazione che l’OPEC+ annunci, nel corso della giornata, le quote di produzione per i 23 paesi dell’alleanza guidata dai sauditi e sempre più influenzata dalla Russia.

    Ma, a prescindere da cosa deciderà il gruppo, i prezzi del petrolio potrebbero essere determinati di più dal report mensile sull’occupazione USA di venerdì.

    Il dato sull’occupazione non agricola (NFP) di luglio potrebbe benissimo decidere se il greggio USA resterà sopra i 90 dollari al barile o scenderà a livelli che non si vedono dal 18 febbraio.

    Oil 4-Hour

    Grafico di skcharting.com con i dati di Investing.com

    E il report è particolarmente importante anche per un altro motivo: potrebbe contribuire alla decisione della Federal Reserve circa il prossimo aumento dei tassi, a settembre.

    Sarà un aumento da 75 punti base, come a luglio e a giugno? O da 50 come a maggio? O addirittura da 25, come a marzo? Il report di luglio, nonché quello di agosto, aiuteranno a rispondere a questa domanda.

    Stephen Innes di SPI Asset Management spiega inoltre che i timori per Taiwan scatenati dalla visita di Pelosi, nonché la conferma dei funzionari Fed riguardo la decisione di continuare ad alzare i tassi, pesano ancora molto sui mercati questo mercoledì, compreso il mercato petrolifero. E aggiunge:

    “A parte un possibile rischio di un cambiamento della politica di produzione OPEC+, i trader del petrolio restano concentrati sui macro-dati, soprattutto quelli riguardanti le due maggiori economie consumatrici di petrolio al mondo, USA e Cina”.

    Il greggio USA è sceso di ben il 5% nel primo giorno di scambi di questa settimana, dopo i dati che hanno mostrato che l’attività delle fabbriche cinesi si è ridotta a luglio per i lockdown per il COVID.

    La riunione OPEC+ ha un aspetto importante. Sarà la prima volta che l’alleanza si incontra da quando ha cancellato gli storici tagli di circa 10 milioni di barili al giorno decisi nell’aprile 2020. Si trova quindi ad un bivio per quanto riguarda la produzione.

    Ha già deciso di aumentarla del 50% dai livelli di giugno a quasi 650.000 barili al giorno per luglio e agosto. Questo prima che il Presidente Joseph Biden andasse in Arabia Saudita il mese scorso, alimentando le aspettative che l’alleanza possa fare di più.

    Ma è in corso una partita a scacchi di alto livello tra Arabia Saudita e Russia circa quanto fare (o non fare) per gli Stati Uniti in termini di produzione.

    Il Presidente russo è determinato a non lasciare che gli USA vengano avvantaggiati in qualche modo dalla guerra in Ucraina.

    Meno di una settimana dopo la visita di Biden, Putin ha sentito il principe ereditario MbS per ricordargli l’importanza della continua collaborazione tra le due nazioni nello spirito dell’OPEC+.

    Tutti questi fattori (dati sull’occupazione USA, aumenti dei tassi della Fed, livello del dollaro e produzione OPEC+) influiscono sul prezzo del petrolio.

    Al momento della scrittura, il riferimento globale, il Brent, si attesta a 100,19 dollari, in calo dal massimo di giugno di oltre 125 dollari e dal picco post-invasione dell’Ucraina di quasi 140 dollari di marzo.

    Ma il West Texas Intermediate (WTI) oscilla appena poco sopra i 94 dollari, rispetto al picco di giugno di oltre 123 dollari ed al picco di marzo sopra i 130 dollari.

    Oil Daily

    I grafici mostrano che il WTI rischia di scendere al minimo di 82 dollari se dovesse infrangere il supporto chiave a 93 dollari, dice Sunil Kumar Dixit, a capo delle strategie tecniche di skcharting.com.

    “Una rottura della media mobile esponenziale di 93,16 dollari espone il WTI alle aree di supporto orizzontale di 88, 85 ed infine 82 dollari”.

    Per Dixit il WTI al momento è diretto alla sua terza settimana in calo, con le letture stocastiche settimanali di 47/55 e l’indice di forza relativa sceso da 73 a 59.

    Oil Weekly

    Secondo lui una ripresa a breve termine supportata dalla EMA su 50 settimane di 93,16 dollari potrebbe portare il WTI verso 96,40 e 98,30 dollari.

    “Una chiusura giornaliera e settimanale sopra 98,30 dollari potrebbe spingere ulteriormente il greggio USA ad un nuovo test della EMA su 50 giorni di 102,90 dollari e della media mobile semplice su 100 giorni di 106,20 dollari”.

    “Ma le prospettive più ampie indicano un calo verso 88-85-82 dollari su un periodo di tempo lungo”.

    Nota: Barani Krishnan utilizza una varietà di opinioni oltre alla sua per apportare diversità alla sua analisi di ogni mercato. Per neutralità, a volte presenta opinioni e variabili di mercato contrarie. Non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.

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