Le valute riserva di solito ottengono tale status grazie alla loro stabilità e reputazione. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, con gli Stati Uniti relativamente incolumi per via della distanza dall’Europa ed al fatto di aver partecipato in ritardo al conflitto, l’economia statunitense si è rivelata essere l’unica stabile a livello globale. Inoltre, il suo status di potenza economica mondiale era riconosciuto. E poi, la valuta USA era l’unica appoggiata dall’oro.
Di conseguenza, le nazioni hanno cominciato ad ancorare le proprie valute al dollaro, scatenandone la diffusione come principale valuta di riserva globale e l’ampio uso come strumento per una serie di transazioni finanziarie. Oggi, anche le materie prime sono generalmente valutate in dollari.
Ovviamente, ciò dona agli Stati Uniti un vantaggio straordinario (anche se la moneta non è più appoggiata dall’oro). La posizione globale del dollaro sta inoltre spingendo una serie di paesi, alcuni dei quali in contrasto con gli USA per motivi geopolitici, a cercare dei modi per ridurre la propria dipendenza dal dollaro, tentando al contempo di elevarsi ad uno status simile. Russia e Cina in particolare stanno lavorando molto da questo punto di vista.
Al momento, le dinamiche del dollaro tendono ad oscillare tra lo status di rischio e di valuta rifugio. Se il movimento per scardinare il dollaro dalla sua posizione di riserva e di ancoraggio come base per le materie prime dovesse avere successo, ciò farebbe diminuire anche il suo status di rifugio.
Ma si tratta di una preoccupazione più a lungo termine. A breve termine, sembra che il dollaro sia diretto in basso.
Il dollaro ha completato un triangolo simmetrico (un pattern in cui l’equilibrio sembra impossessarsi di un asset), il cui breakout al ribasso dimostra che l’offerta ha superato la domanda, dopo aver assorbito tutta la domanda disponibile all’interno del pattern durante un tiro alla fune. Il prezzo ha incrociato al di sotto la linea di trend rialzista a lungo termine, in atto da aprile, nello stesso momento.
L’indice RSI ha fornito una divergenza negativa quando è sceso ad ottobre e novembre, quando i prezzi sono saliti sull’indebolimento dello slancio. Sia il MACD che l’indice RSI indicano una traiettoria in discesa, anche se il prezzo lotta sulla neckcline di un apice, al livello di 96,00.
La dma a 50 segnala l’importanza del fondo del triangolo. La DMA a 100 dimostra il punto di pressione tecnica dell’apice della neckcline, mentre la DMA a 200 indica il prossimo supporto principale, a 95,00, il supporto di ottobre.
Sebbene un’inversione a lungo termine non sia ancora ufficialmente avvenuta, una confluenza di fattori tecnici, tra cui il pattern del triangolo, la DMA a 50 e la linea di trend rialzista a lungo termine da aprile, sono un cattivo presagio per la moneta statunitense.
Strategie di trading
I trader conservatori probabilmente aspetteranno un’inversione a lungo termine, che richiederebbe un calo sotto il minimo di settembre di 93,81.
I trader moderati aspetterebbero un calo sotto il livello di 96,00, completando un massimo.
Esempio di trading
- Entrata: 95,95 (sotto la cifra tonda psicologica), dopo essere prima sceso sotto 95,00 su base di chiusura
- Stop-Loss: 96,45
- Rischio: 50 punti
- Obiettivo: 94,95
- Ricompensa: 150 punti
- Rapporto di rischio-ricompensa: 1:3
I trader aggressivi, che potrebbero non voler aspettare il completamento del massimo, potrebbero andare short sul biglietto verde su una mossa di ritorno al triangolo, verso 97,00, per limitare l’esposizione e conseguire un rapporto rischio-ricompensa proficuo.
Esempio di trading
- Entrata: 96,75
- Stop-Loss: 97,25 (sopra la cifra tonda psicologica)
- Rischio: 50 punti
- Obiettivo: 95,25 (sopra la cifra tonda psicologica)
- Ricompensa: 150 punti
- Rapporto di rischio-ricompensa: 1:3