Market Brief
Ieri, durante la seduta USA, il Petrolio Greggio ha fatto registrare un nuovo minimo da 13 anni.
Il greggio di riferimento americano, il West Texas Intermediate (WTI) giovedì ha ceduto un altro 3,70%, per poi rimbalzare durante gli scambi notturni perché sono rientrati i timori legati all’eccesso di offerta.
Il WTI ha guadagnato il 4,46%, il suo omologo del Mare del Nord, il greggio Petrolio Brent, il 4,69%.
Giovedì i mercati giapponesi sono rimasti chiusi per le celebrazioni della Giornata della Fondazione e hanno riaperto doloranti per l’ultima seduta della settimana.
Il Nikkei 225 ha chiuso in calo marcato, a -4,84%, con gli operatori che si sono rimessi al passo con le altre borse.
A Hong Kong, l’Hang Seng si è stabilizzato al -1,01%, premessa non incoraggiante per la riapertura dei mercati cinesi lunedì prossimo. Altrove, in Australia l’S&P/ASX ha ceduto l’1,16%, l’indice NZX neozelandese lo 0,89%, il Kospi sudcoreano è arretrato dell’1,41%.
Per quanto riguarda i mercati emergenti, i titoli tailandesi hanno ceduto lo 0,38%, il BSE Sensex 30 indiano è scivolato dello 0,71%, i listini indonesiani hanno perso un altro 1,16%. I future sui listini europei sono tutti positivi.
Sul forex, si stanno attenuando le voci su un potenziale intervento delle BoJ per frenare il forte apprezzamento dello yen, la banca centrale non ha rilasciato commenti.
Secondo noi, è molto improbabile che la BoJ sia intervenuta perché la banca non si può permettere di prendere un’altra mezza misura – come ha fatto qualche settimana fa con l’introduzione di interessi negativi – poiché ciò intaccherebbe la già poca credibilità di cui gode.
L’USD/JPY si è stabilizzato intorno a 112 a Tokio dopo aver raggiunto il minimo dal 31 ottobre 2014. Riteniamo che ci sia ancora un certo potenziale al ribasso per questa coppia; gli operatori, però, stanno ancora cercando di capire cosa sia successo ieri, quando l’USD/JPY si è impennato di due figure in meno di cinque minuti, e probabilmente rimarranno defilati prima del fine-settimana.
Giovedì la banca centrale svedese ha sorpreso il mercato, tagliando il tasso d’interesse di riferimento dello 0,15% (rispetto allo 0,10% previsto), spingendo in territorio sempre più negativo il tasso sui pronti, ora pari al -0,50%.
Sull’onda della notizia, l’USD/SEK è balzato dell’1,30%, salendo a 8,4770, per poi tornare rapidamente ai livelli iniziali intorno a 8,37. Negli ultimi mesi, i tagli dei tassi d’interesse delle banche centrali in tutto il mondo sembrano avere un impatto meno marcato sul mercato; nel giro di appena sei ore, l’USD/SEK è tornato sui livelli precedenti all’annuncio.
L’EUR/CHF ha consolidato i guadagni di ieri, resistendo sopra la soglia a 1,10. La coppia USD/CHF si è mossa lateralmente fra 0,9715 e 0,9754 a Tokyo; la coppia sta però facendo fatica a violare al ribasso la media mobile a 200 giorni (attualmente pari a 0,9731).
Non ci sorprenderebbe quindi un recupero dell’USD/CHF nei prossimi giorni. Oggi gli operatori monitoreranno il rapporto sull’inflazione in Spagna; il PIL in Italia; la produzione industriale e il PIL nell’Eurozona; le vendite al dettaglio e l’indice sul sentiment del Michigan negli USA.