La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il 30 settembre 2021
Con i prezzi del greggio ai massimi di quattro anni ed i prezzi del gas naturale alle stelle in Europa ed Asia, ecco una domanda importante: perché l’industria del fracking americana non è riuscita a rispondere all’aumento dei prezzi con un considerevole incremento della produzione?
Grafico settimanale greggio WTI
Dopotutto, il fracking americano è stato descritto come “agile”, quindi che fine ha fatto questa flessibilità?
Il motivo più comune citato dalle grandi compagnie petrolifere USA è che intendono mantenere la produzione invariata al fine di aumentare i dividendi per gli azionisti. Una risposta piuttosto conveniente, che gli consente di concentrare i loro sforzi su fattori che li rendono più allettanti per gli investitori, ma che non racconta tutta la storia.
In un articolo precedente, all’inizio dell’anno, riguardante il sondaggio sull’energia nel primo trimestre della Federal Reserve Bank, a marzo, avevo individuato quattro fattori (consolidamento del settore, difficoltà finanziarie, previsioni pessimistiche e regolamentazione federale) che impedivano alle compagnie petrolifere di produrre di più.
L’ultimo sondaggio della Fed di Dallas rivela dei nuovi problemi e qualche sorpresa, come l’aumento dei costi e l’impossibilità di assumere personale qualificato. Ecco 3 dei più importanti elementi per i trader del greggio che emergono dall’ultimo sondaggio:
1. Produzione non influenzata da prezzi e previsioni sui prezzi
La principale differenza tra il sondaggio del primo e del secondo trimestre è la revisione delle previsioni sui prezzi. A marzo, molte società di esplorazione e produzione (E&P) avevano opinioni pessimistiche sui prezzi del greggio. All’epoca, il WTI era scambiato a circa 61 dollari al barile. Gran parte degli intervistati a marzo si aspettava che il prezzo del WTI sarebbe sceso entro la fine del dicembre 2021.
Ora si attesta a circa 75 dollari al barile.
L’ultimo sondaggio indica che il 64% degli intervistati si aspetta che il prezzo del WTI si attesti tra i 65 ed i 75 dollari al barile entro fine dicembre 2021 ed il 19% che il prezzo del greggio possa arrivare ad 80 dollari al barile entro fine dicembre 2021. Tuttavia, la produzione petrolifera è aumentata solo marginalmente da marzo, nonostante l’incremento del 25% dei prezzi ed il maggiore ottimismo che emerge dalle previsioni.
Secondo l’EIA, la produzione petrolifera statunitense era pari ad 11,1 milioni di barili al giorno alla fine del marzo 2021, ma è aumentata solo di 400.000 barili al giorno entro fine agosto. Nota: i dati di fine agosto sono precedenti all’uragano Ida che ha temporaneamente sospeso la maggior parte della produzione offshore nel Golfo del Messico.
Per molto tempo si è creduto che, a causa della natura del processo di fracking e delle spese di capitale per pozzo relativamente basse, le società di fracking potessero rapidamente aumentare o ridurre la produzione in base ai prezzi del greggio. Potrebbe essere ancora vero dal punto di vista tecnico, ma i dati rivelano che non è questo il modo in cui si comportano i produttori di scisto.
2. I costi in aumento sono il nuovo ostacolo
Molte compagnie di produzione statunitensi che hanno risposto al sondaggio hanno citato l’aumento dei costi delle materie prime, del carburante e del personale tra i fattori che ostacolano la crescita della produzione. Ad esempio, il 39% delle società ha dichiarato che la loro azienda stava avendo problemi ad assumere e che i lavoratori chiedono salari più alti di quelli da loro offerti. Le restrizioni governative ed i problemi nell’ottenere i permessi per la costruzione di oleodotti sono altri fattori che vanno ad unirsi ai costi delle compagnie. Inoltre, qualcuno ha parlato anche dei problemi delle filiere.
Per i trader, il messaggio importante è che il prezzo che i produttori considerano necessario per trivellare con profitto un nuovo pozzo non è un indicatore valido per capire se i produttori di scisto aumenteranno o meno la produzione. A marzo, i produttori avevano detto che avrebbero potuto trivellare con profitto pozzi in ogni regione di scisto negli USA se il prezzo del WTI fosse stato superiore ai 58 dollari al barile.
I prezzi del WTI non solo sono rimasti sopra i 60 dollari al barile da allora, ma sono costantemente saliti, arrivando a circa 75 dollari al barile. Ciononostante, i produttori hanno a malapena trivellato nuovi pozzi e ora si giustificano con l’aumento dei costi. Questo dato chiaramente non aiuta a comprendere la crescita della produzione in questo momento.
3. I problemi finanziari potrebbero cambiare
La mancanza di accesso a fonti di capitale tradizionali resta un problema citato dai produttori petroliferi, anche se qualcuno crede che i finanziatori saranno indotti a tornare allo scisto perché le compagnie stanno rispettando la disciplina del capitale, stanno ripagando i debiti e le previsioni sui prezzi stanno salendo. Sebbene alcuni intervistati credano ancora che l’attitudine negativa nei confronti della produzione di combustibili fossili abbracciata dall’attuale governo continuerà a pesare sui finanziamenti, questo sentimento non è dominante.
In generale, regna un nuovo ottimismo tra le aziende, fiduciose che riusciranno presto ad attirare nuovi investimenti. Potrebbe essere eccessivamente ottimistico, ma i trader dovrebbero tenere d’occhio gli accordi finanziari nel mondo dello scisto per valutare quando la produzione petrolifera statunitense potrebbe essere pronta ad una vera crescita.