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I trader continuano a sperare anche se l’accordo USA-China “era” fatto al 90%

Pubblicato 26.06.2019, 22:02
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

Rassegna giornaliera sul mercato forex, 26 giugno 2019

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management

A meno di 48 ore dall’inizio del G20 di Osaka, in Giappone, l’attenzione è già tutta rivolta ai rapporti commerciali tra USA e Cina. Mercoledì mattina durante la seduta europea, il cambio USD/JPY è salito dopo la notizia secondo cui l’accordo tra USA e Cina sarebbe stato raggiunto al 90%. Purtroppo, l’intervista al Segretario al Tesoro Mnuchin è stata male interpretata, invece di dichiarare che l’accordo era fatto al 90%, ha dichiarato che ci si è fermali al “90% del percorso”. Tra le due frasi c’è una grande differenza perché un accordo fatto al 90% è molto diverso da un accordo quasi raggiunto e poi abbandonato vicino alle fine.

Il dollaro ha perso solo una parte degli ultimi guadagni in quanto i trader delle valute continuano a sperare in un accordo. Almeno gli investitori sperano che i dialoghi riprendano dopo il vertice bilaterale di questo fine settimana. Crediamo che i dialoghi riprenderanno, ma con il Presidente Trump fare delle previsioni è davvero molto difficile. Oggi si è detto ottimista ma si è detto anche “soddisfatto della situazione attuale” aggiungendo che si sta valutando la possibilità di applicare ulteriori dazi. Basandoci solo su queste dichiarazioni, non sembrerebbe che l’atteggiamento del Presidente sia cambiato. Intanto, il cambio USD/JPY è salito in vista del Summit del G20, e a meno che non ci siano importanti sviluppi prima della chiusura di venerdì, prevediamo delle prese di profitto.

Intanto, il miglioramento della propensione al rischio ha fatto salire tutte le principali valute. Il dollaro neozelandese è salito al massimo di due mesi. Questo potrebbe sorprendere molti in quanto la Reserve Bank ha dichiarato che sono necessari tassi di interesse più bassi, visti i rischi di ribasso. La banca ha ritenuto che le previsioni economiche globali siano peggiorate e che ci sia un rischio per la domanda interna. Anche il calo dei prezzi delle case potrebbe pesare sulla spesa mentre pesa l’incertezza sugli investimenti delle imprese. Il cambio NZD/USD è sceso dopo la decisione del tasso ma è risalito dopo pochi minuti, il tono cauto della RBNZ era stato ampiamente previsto. I future sui tassi di interesse danno al 66% la possibilità di un taglio dei tassi ad agosto e al 79% la possibilità di un taglio dei tassi a settembre, più o meno le stesse percentuali della settimana scorsa. L’attenzione è tutta sul G20 e sui possibili progressi delle relazioni tra Cina e Usa che potrebbero essere molto positivi per il dollaro neozelandese.

Il cambio USD/CAD è sceso al minimo di 6 mesi dopo il calo del petrolio. I prezzi del greggio sono saliti di oltre il 3% dopo l’interruzione delle forniture da una delle principali raffinerie della costa orientale. Il danno potrebbe essere così serio da comportare la chiusura della raffineria più antica dell’intera area. L’economia del Canada sta andando bene rispetto agli omologhi. Questa settimana è stato rilasciato solo un dato, e nonostante non sia di importanza primaria, l’aumento delle vendite all’ingrosso indica una maggiore domanda. I dati sul PIL saranno rilasciati venerdì, e viste le previsioni negative, potrebbe esserci una sorpresa al rialzo. Il prossimo livello di supporto per il cambio USD/CAD è di 1,30.

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