Buongiorno ai Lettori di Investing.com.
La settimana in corso, a livello di debito USA, potrebbe risultare importantissima.
Le ultime notizie, derivanti dai dati macro economici, destano un po’ di preoccupazione in quanto all’aumento dei prezzi di gennaio (inflazione aumentata dello 0,5%) sono subentrate vendite al dettaglio in calo dello 0,3%. Ma ciò non dovrebbe impedire alla Federal Reserve di alzare i tassi già nel mese di marzo.
I futures sui fondi Fed scontano una probabilità del 100% di un primo rialzo proprio il prossimo mese.
I verbali del FOMC di metà settimana potrebbero confermare e rafforzare tali aspettative, anche perché non scordiamoci che la Banca centrale statunitense aveva rivisto al rialzo le prospettive inflattive ed economiche.
Anche le vendite di case esistenti dovrebbero far segnare una ripresa lo scivolone registrato sul finire del 2017, ma prima di poter decretare una ripresa del Dollaro definitiva gli investitori dovrebbero focalizzare l’attentamente sui rendimenti obbligazionari perché continuano a rappresentare un serio pericolo per i mercati e l'economia.
I tassi a 10 anni si aggirano attorno al 3%, una soglia considerata limite per il ritorno dei venditori sull’azionario.
Nel frattempo una serie di notizie economiche non proprio esaltanti ha impedito alla sterlina di spiccare ulteriormente il volo. L'inflazione è il problema principale, la crescita delle vendite al dettaglio ha rallentato vistosamente e non si registrano progressi sui negoziati Brexit.
Attenzione perché questi ultimi sviluppi potrebbero determinare un deprezzamento della divisa britannica e potrebbe non bastare sapere che la banca centrale aumenterà i tassi di interesse tot volte entro la fine dell'anno. Mercoledì, inoltre, sono attesi i dati sul mercato del lavoro e ci si aspetta un significativo rallentamento nella crescita dei salari, se così fosse, potremmo assistere ad una brusca frenata della sterlina.
Tutte e tre le valute legate alle materie prime, sul finire della scorsa settimana, hanno messo a segno importanti rialzi rispetto al biglietto verde.
In modo particolare segnaliamo il dollaro neozelandese, il più performante alle spalle dello Yen giapponese (che si trova ai massimi da 6 mesi rispetto al dollaro USA).
Il Kiwi ha goduto di dati sul manifatturiero di gennaio migliori delle aspettative, le vendite di abitazioni sono cresciute insieme alle aspettative di inflazione e ai prezzi alimentari.
I prezzi alla produzione e le vendite al dettaglio verranno rilasciati questa settimana, quindi attenzione.
Anche il dollaro australiano ha avuto un andamento positivo nonostante i dati sul lavoro leggermente più deboli del previsto.
Sebbene l'aumento della crescita dell'occupazione sia stato in linea con le aspettative, i lavori a tempo pieno sono diminuiti per la prima volta in 6 mesi.
Doveva succedere, ma se tale trend dovesse proseguire potrebbe rappresentare un grosso problema perché la fiducia dei consumatori sta già calando.
I verbali RBA dell’ultimo incontro saranno l'obiettivo principale, ma sappiamo già che la Banca Centrale australiana – per bocca del Governatore Lowe – non è per nulla preoccupata del valore della moneta.
Infine, per quanto riguarda il canadese, gli investitori sono ancora fiduciosi che l'economia stia andando forte e in tal senso saranno molto importanti i dati di questa settimana sulle vendite al dettaglio e sull’inflazione.