Investire in azioni statunitensi attraverso i fattori di rischio è stata un’esperienza umiliante quest’anno. A meno che non si verifichi un rally miracoloso tra oggi e la chiusura di venerdì, questo regno dell’ingegneria finanziaria si prepara a darle a tutti di santa ragione, sulla base di una serie di ETF proxy.
Le perdite diffuse non sono sorprendenti, visto il crollo delle azioni statunitensi in generale, basate sull’SPDR® S&P 500 (NYSE:SPY), che è crollato di oltre il 18% dall’inizio dell’anno alla chiusura di martedì (27 dicembre). Il beta di mercato in senso lato è di solito il vento più forte che soffia, nel bene e nel male.
La perdita dello SPY, anche se relativamente forte, è una performance intermedia rispetto al range dei risultati dei fattori fino ad oggi. In particolare, l’ETF di crescita a grande capitalizzazione (iShares S&P 500 Growth ETF (NYSE:IVW) sta registrando la più forte battuta d’arresto nel 2022, con un calo di oltre il 29%.
Al contrario, il fattore che ha registrato la migliore performance nella nostra lista è il rendimento dei dividendi (rappresentato dal Vanguard High Dividend Yield Index Fund ETF Shares (NYSE:VYM)), che ha perso appena 40 punti base.
A giudicare dai guadagni delle caselle di 3 e 5 anni per tutti i fondi del fattore, si può considerare il 2022 come un anno di ribasso. In tal caso, i dati in rosso riflettono l’opportunità di un ribilanciamento dei fattori. La crescita a grande capitalizzazione, in particolare, ha subito una forte batosta quest’anno, il che implica che il suo rendimento atteso è in cima alla lista.
Il tempismo, ovviamente, è sempre incerto. A maggior ragione in questi giorni in cui diversi fattori macro continuano a gettare un’ombra lunga: la guerra in Ucraina, i continui rialzi dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve e il crescente rischio di recessione negli Stati Uniti e nel resto del mondo. Insomma, la scelta di rimanere sulla difensiva probabilmente risuonerà ben oltre i postumi del 1° gennaio.