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Il dollaro schizza dopo il FOMC ma Evergrande è un rischio maggiore

Pubblicato 23.09.2021, 09:46

Rassegna giornaliera sul mercato forex, 22 settembre 2021

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.

Gli investitori hanno portato il dollaro alle stelle dopo che la Federal Reserve ha annunciato chiaramente di essere pronta a ridurre gli acquisti di asset. Secondo il Presidente della Fed Jerome Powell, è “il momento di cominciare il tapering” e “se l’economia andrà come previsto, potremmo agire al prossimo vertice”. Ma la grande notizia è che potrebbe essere appropriato concludere il tapering entro metà 2022.

Ecco i sei punti salienti del vertice #FED

  • L’annuncio del tapering potrebbe arrivare già in occasione della riunione FOMC di novembre
  • Il tapering potrebbe concludersi a metà 2022.
  • Nove membri sono a favore di un aumento nel 2022, in salita dai 7 precedenti
  • Previsioni sull’indice PCE molto più alte per il 2021-2023
  • PIL più basso nel 2021, più alto nel 2022 e 2023
  • Tasso di disoccupazione maggiore nel 2021-2023

La precisione nella tempistica della banca centrale per il tapering è molto interventista, anche se ha sottolineato che gli aumenti dei tassi sono ancora lontani. Gli investitori si aspettavano un temporeggiamento sulla tabella di marcia ma, con l’inflazione che dovrebbe restare elevata “per mesi prima di una moderazione”, è giunto il momento di agire. Il “dot plot” ha offerto i primi segnali di interventismo, con nove membri, anziché sette, a favore di un aumento dei tassi nel 2022. Anche le stime sull’indice PCE, una misura dell’inflazione, sono state riviste in forte rialzo per il 2021, 2022 e 2023. Powell ha chiuso i giochi durante la conferenza stampa, confermando che, a meno che non ci siano shock imprevisti, l’annuncio sul tapering arriverà in occasione del prossimo vertice della banca centrale, a novembre. Sebbene i rialzi iniziali del dollaro USA siano stati limitati, l’annuncio di oggi dovrebbe essere positivo per il biglietto verde, soprattutto contro lo yen giapponese.

I titoli azionari sono stati l’unico motivo per cui non abbiamo visto guadagni universali per il biglietto verde, perché il dollaro USA è una valuta rifugio. I timori che il colosso immobiliare cinese Evergrande non rispetterà un importante pagamento si sono ridotti quando ha annunciato che riuscirà a pagare una cedola su un’obbligazione onshore. Si dice inoltre che il governo cinese dividerà la società in tre attività separate. Niente di tutto questo è stato confermato, perciò regna ancora molta incertezza.

La vera incognita è il pagamento della cedola da 83,5 milioni di dollari. Il pagamento in dollari è più del doppio di quello in yuan e, anche se avrà 30 giorni di tempo, se non dovesse pagare, le potenziali conseguenze del default su bond esteri potrebbero far crollare rapidamente gli asset legati al rischio.

Sarà la Cina, e non la Fed, a determinare come saranno scambiati il dollaro USA e gli asset di rischio nel resto della settimana.

Le prossime 24 ore saranno particolarmente piene. Oltre alla vicenda di Evergrande, i riflettori saranno accesi sui report sull’indice PMI in Australia, zona euro e Regno Unito. La Banca d’Inghilterra e la Banca Nazionale Svizzera, inoltre, daranno i rispettivi annunci di politica monetaria, che saranno seguiti dal report sulle vendite al dettaglio canadesi. Intanto, la Banca del Giappone ha lasciato invariati i tassi di interesse, come previsto. Le sue prospettive su esportazioni e produzione sono state cupe, ma crede ancora che una crescita globale più solida manterrà in carreggiata la ripresa nipponica.

Le valute europee sono sotto pressione, mentre le valute legate alle materie prime sono andate bene, il che è stato un po’ una sorpresa considerato che ci sono più problemi sui mercati finanziari e per il COVID in Australia e Nuova Zelanda che in Germania e Regno Unito. Tuttavia, il brusco calo dell’indice ZEW tedesco indica una potenziale debolezza per gli indici PMI della zona euro. La Banca d’Inghilterra e la Banca Nazionale Svizzera dovrebbero lasciare la politica monetaria invariata. La BoE può anche essere una delle banche centrali meno caute ma, con l’azionario in discesa e la diffusione della variante Delta, sarà riluttante persino a parlare di un aumento dei tassi di interesse. Il suo programma di cassa integrazione finirà questo mese e potrebbe comportare una certa debolezza per l’economia.

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