Giovedì i prezzi del petrolio hanno subito un’impennata a causa dell’escalation di tensioni in Medio Oriente, che ha alimentato i timori di potenziali interruzioni delle forniture nella regione. Il conflitto tra Israele e Iran, insieme agli scontri in corso che coinvolgono Hezbollah, ha sollevato le preoccupazioni degli investitori sulla stabilità della produzione e del trasporto di petrolio in uno dei corridoi energetici più critici del mondo.
Escalation delle tensioni in Medio Oriente
Un bombardamento israeliano a Beirut che ha ucciso almeno sei persone ha aggravato le tensioni con Hezbollah, mentre un recente attacco missilistico iraniano contro Israele ha scatenato il timore di un conflitto regionale più ampio. Questi eventi hanno fatto crescere il timore che Israele possa colpire le infrastrutture petrolifere iraniane come rappresaglia.
Una tale mossa potrebbe potenzialmente scatenare una risposta da parte dell’Iran, compresa la possibilità di bloccare lo Stretto di Hormuz, un punto vitale attraverso il quale passa circa un quinto delle forniture mondiali di petrolio.
Gli analisti di mercato sono particolarmente preoccupati dalla possibilità che l’Iran attacchi le infrastrutture saudite, come ha fatto nel 2019. La dichiarazione del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, secondo cui l’Iran “pagherà” per il suo attacco missilistico, insieme all’avvertimento dell’Iran che qualsiasi ritorsione sarà accolta con “vasta distruzione”, ha ulteriormente alimentato l’ansia sui mercati petroliferi.
I prezzi del petrolio salgono nelle tensioni geopolitiche
In risposta a queste tensioni geopolitiche, i prezzi del petrolio hanno registrato guadagni significativi giovedì. I future del greggio West Texas Intermediate (WTI) sono saliti di 1,58 dollari, o 2,25%, a 71,68 dollari al barile, mentre i future del Brent sono aumentati di 1,52 dollari, o 2,06%, raggiungendo 75,42 dollari al barile. Al momento della scrittura, il greggio WTI era scambiato a 72,99 dollari, in rialzo del 4,12%, e il Brent a 76,66 dollari, in rialzo del 3,73%.
Nonostante il forte aumento, i guadagni dei prezzi sono stati in qualche modo mitigati da un rafforzamento delle prospettive dell’offerta globale. La U.S. Energy Information Administration ha riferito che le scorte di greggio statunitensi sono aumentate di 3,9 milioni di barili nella settimana precedente, indicando una robusta offerta interna.
Inoltre, l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC) ha dichiarato di avere una capacità di riserva sufficiente a compensare una potenziale perdita totale delle forniture iraniane, se il conflitto dovesse degenerare fino a quel punto.
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