La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il 7 ottobre 2021
L’OPEC+ si è riunita in modalità virtuale lunedì, in una breve seduta in cui i membri hanno deciso di non apportare cambiamenti ai piani sulla produzione per il mese di novembre. E questo nonostante l’impennata dei prezzi del greggio e del gas che sta sconvolgendo Europa ed Asia.
Grafico settimanale WTI sui 12 mesi precedenti (TTM)
Già prima della riunione di lunedì, i prezzi del greggio stavano salendo da metà agosto, per via di una serie di motivi di cui abbiamo parlato in articoli precedenti.
Inoltre, sul mercato pesano i nuovi timori che la stretta delle scorte di gas naturale in Europa ed Asia significherà una domanda petrolifera maggiore quest’inverno, perché i generatori di energia elettrica potrebbero passare ad oli combustibili ed altri prodotti petroliferi.
In vista della riunione dell’OPEC+, Reuters aveva riportato che il gruppo avrebbe potuto considerare di raddoppiare l’aumento della produzione previsto per novembre. Il piano dell’OPEC+ prevede aumenti di 400.000 bpd al mese, ma alcuni delegati dell’OPEC+ avevano reso noto che il gruppo avrebbe potuto valutare un aumento di 800.000 bpd a novembre rinunciando all’incremento di dicembre.
Tuttavia, il gruppo si è limitato a confermare il piano originale di un aumento di 400.000 bpd. Alcuni analisti sono stati sorpresi che l’OPEC+ abbia deciso di non aumentare la produzione, ma i delegati del gruppo si sono detti preoccupati che il mercato non continui ad essere così teso in inverno quanto lo è ora.
Secondo la Commissione Ministeriale di Monitoraggio Congiunta (JMMC) dell’OPEC+, le scorte di greggio globali dovrebbero cominciare a salire nel Q1 del 2022. Alcuni delegati hanno espresso apprensione per la possibilità che una nuova ondata di coronavirus minacci la domanda petrolifera quest’inverno. La prossima riunione dell’OPEC+ è fissata per il 4 novembre 2021.
3 implicazioni della decisione di lunedì
Innanzitutto, l’OPEC+ non ha pesato sui prezzi aumentando la produzione più di quanto previsto, perciò i prezzi potranno salire senza questo ostacolo.
Secondariamente, i membri dell’OPEC+ vogliono trarre vantaggio dai prezzi più alti ma sono anche attenti a non fare invertire la rotta ai guadagni. Arabia Saudita e Russia sono particolarmente preoccupate che si possa ripetere la situazione del mercato del 2018, quando il prezzo del Brent era crollato dagli 85 dollari al barile di ottobre ai 50 dollari di dicembre, dopo che l’OPEC+ aveva alzato la produzione su richiesta del governo Trump.
Terzo aspetto: l’OPEC+ sa che potrà rivalutare la situazione tra appena un mese, quindi la decisione è solo temporanea.
Cosa aspettarsi dal vertice del mese prossimo
Molto dipenderà da cosa succederà alle scorte ed alla domanda fino ad allora. Se i prezzi più alti sembreranno stabilizzarsi nel corso del mese prossimo, soprattutto a livelli pari o vicini agli 80 dollari al barile, potremmo assistere al crescente desiderio, da parte dei membri dell’OPEC+, di approfittare di questi prezzi più alti e vendere più greggio per avere maggiori ricavi.
Se aumenteranno i segnali che la produzione sta salendo o che salirà, da parte dei produttori non OPEC+ (soprattutto gli USA), allora anche l’OPEC+ potrebbe voler incrementare la produzione per pesare sui prezzi e soffocare la crescita delle scorte non OPEC+. Per seguire questa situazione e per capire se la produzione statunitense sia destinata a salire, i trader dovrebbero fare attenzione alle notizie sugli investimenti su operazioni di scisto USA e tenere d’occhio il numero degli impianti di trivellazione. Tuttavia, non si un aumento dell’attività per quanto riguarda lo scisto USA per ora, per numerosi motivi di cui abbiamo parlato qui e qui.
Se i prezzi dovessero scendere nel prossimo mese, aspettiamoci che l’OPEC+ proceda con i suoi incrementi della produzione programmati di 400.000 bpd al mese, che sembrano ideali per il gruppo.