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Investimenti di Guerra: i beni rifugio quali sono?

Pubblicato 02.10.2024, 07:53
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I periodi di guerra hanno sempre rappresentato momenti di grande incertezza per i mercati finanziari globali. Tuttavia, un'analisi approfondita rivela che, dietro questa apparente instabilità, si celano opportunità nascoste per gli investitori accorti. In questa analisi, esploreremo le migliori strategie d'investimento durante i conflitti, basandoci su dati storici e statistiche particolarmente rilevanti.

Iniziamo sfatando un mito: ovvero che i mercati scendono durante i conflitti. Come possiamo notare dall'immagine in fondo, in realtà i numeri dicono che durante i periodi di guerra, i mercati tendono a performare positivamente.


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Settori che performano meglio durante i conflitti


Quando si parla di investimenti in tempi di guerra, alcuni settori tendono a distinguersi per le loro performance positive. L'oro, ad esempio, si conferma come il bene rifugio per eccellenza nei periodi di instabilità geopolitica. Durante la Seconda Guerra Mondiale, il suo prezzo è aumentato del 70% tra il 1939 e il 1945, mentre nella più recente crisi di Crimea del 2014, ha registrato un notevole incremento del 16% in soli tre mesi.

Il settore della difesa è un altro ambito che tende a beneficiare significativamente dell'aumento della spesa militare durante i conflitti. Le aziende produttrici di armamenti e tecnologie militari spesso vedono una crescita sostanziale. Ne è un esempio lampante la performance del settore durante la Guerra del Golfo (1990-1991), quando ha sovraperformato l'indice S&P 500 del 30%. Più recentemente, nel 2022, a seguito del conflitto in Ucraina, l'indice S&P Aerospace & Defense Select ha registrato un incremento del 12%, in netto contrasto con il calo del 19% dell'S&P 500.

L'energia è un altro settore che merita attenzione in questi frangenti. Il comparto energetico, specialmente petrolio e gas, spesso registra forti rialzi dovuti alle tensioni geopolitiche e alle possibili interruzioni dell'approvvigionamento. Un caso emblematico è rappresentato dalla Guerra del Kippur del 1973, quando il prezzo del petrolio subì un aumento vertiginoso del 400%. Anche durante la Guerra del Golfo, l'indice energetico S&P 500 ha sovraperformato il mercato generale del 25% nei primi sei mesi del conflitto.

Non bisogna poi sottovalutare il settore dei beni di prima necessità. Le aziende che producono beni essenziali, come alimentari e farmaceutici, tendono a mantenere una certa stabilità anche in periodi turbolenti. Durante la Seconda Guerra Mondiale, il settore consumer staples ha registrato un rendimento medio del 5,3% annuo. Questa resilienza si è manifestata anche in tempi più recenti: durante la crisi finanziaria del 2008, coincisa con vari conflitti regionali, il settore ha sovraperformato l'S&P 500 di oltre il 15%.

Titoli di Stato: la ricerca della sicurezza


In periodi di conflitto, i titoli di Stato di paesi considerati sicuri diventano particolarmente attraenti, catalizzando i capitali in fuga da aree instabili. Durante la Guerra di Corea (1950-1953), ad esempio, i Treasury USA hanno offerto un rendimento del 2,5% annuo, rappresentando un porto sicuro per molti investitori. Questo trend si è ripetuto anche in tempi più recenti: nel primo trimestre del conflitto in Ucraina (2022), i Bund tedeschi hanno visto un aumento della domanda del 22% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, confermando il ruolo chiave dei titoli di Stato considerati "sicuri" in momenti di tensione geopolitica.

Considerazioni per investitori italiani


Analizzando i dati degli ultimi decenni, emergono alcuni trend significativi. In media, i settori considerati "difensivi" hanno sovraperformato il mercato generale dell'8,5% durante i periodi di conflitto. L'impatto sui mercati tende a durare dai 6 ai 18 mesi dall'inizio delle ostilità, seguito da un recupero medio dei mercati azionari del 12% nei 12 mesi successivi alla fine del conflitto.
Per gli investitori italiani, è fondamentale considerare anche l'impatto specifico dei conflitti sull'economia nazionale e sull'Eurozona. Storicamente, l'Italia ha mostrato una maggiore sensibilità alle crisi geopolitiche rispetto ad altri paesi europei. La correlazione tra i conflitti nel Mediterraneo e la volatilità della Borsa Italiana negli ultimi 30 anni è stata di 0,68, un dato significativo che sottolinea l'importanza di una strategia d'investimento ben ponderata. Un esempio concreto di questa sensibilità si è avuto durante la crisi libica del 2011, quando il FTSE MIB ha sottoperformato l'indice STOXX Europe 600 del 7,5% nei tre mesi di maggiore tensione.

Un ipotetico portafoglio "di guerra"


Alla luce di questi dati storici, gli investitori potrebbero considerare una strategia d'investimento che bilanci diversificazione geografica, allocazione tattica verso settori difensivi e beni rifugio, mantenimento di una quota di liquidità per cogliere opportunità di mercato, e focus su aziende con solidi fondamentali e basso indebitamento.

Un esempio di allocazione difensiva potrebbe prevedere:

  • 30% in Titoli di Stato
  • 25% in azioni di settori difensivi come consumer staples e healthcare
  • 15% in oro e metalli preziosi
  • 10% nel settore energetico
  • 10% nel settore della difesa
  • 10% mantenuto come liquidità


Questa composizione mira a bilanciare sicurezza e potenziale di crescita, adattandosi al contesto di incertezza tipico dei periodi di conflitto.

In conclusione, i periodi di guerra, pur rappresentando sfide significative per gli investitori, possono offrire opportunità uniche per chi sa interpretare i dati storici e le tendenze di mercato. Tuttavia, è fondamentale mantenere un approccio cauto e ben diversificato, ricordando sempre che la stabilità geopolitica e la pace sono i veri motori della crescita economica sostenibile nel lungo periodo. Gli investitori, in particolare, devono essere consapevoli della maggiore sensibilità del mercato nazionale alle tensioni internazionali e adattare di conseguenza le proprie strategie d'investimento.

E' importante inoltre conoscere sempre i numeri dei mercati e di ciò in cui investiamo, nel video qui sotto spieghiamo quali sono i più importanti.

*Nota: Le informazioni fornite in questo articolo sono a scopo educativo e non costituiscono consulenza finanziaria. Si consiglia di consultare un professionista prima di prendere decisioni d'investimento.*

Fonte: seeking Alpha

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