Tokyo cede il 3%, Hong Kong il 4,9% e Shanghai il 5,4%. Per mettere un freno allo scoppio di una vera e propria bolla, le autorità cinesi hanno sospeso un quarto dei titoli La banca centrale cinese ha intensificato il sostegno statale dopo l'affondamento dei titoli di oggi, in quanto gli investitori si sono precipitati a vendere tutto ciò che ancora potevano dopo una nuova ondata di sospensioni che ha fermato il mercato a metà seduta.
A preoccupare gli addetti ai lavori più del rischio di un'uscita della Grecia dall'euro nei prossimi cinque giorni, pare essere il crollo verticale della Borse cinese che in 12 mesi era cresciuta di oltre il 150% fino al picco del 12 giugno scorso: da allora ha perso quasi il 35%. Il tutto nonostante le misure adottate dalle autorità cinesi e la sospensione del 71% dei titoli quotati. Mentre gli occidentali si stanno preoccupando del caso greco, alcuni analisti cominciano a tremare all'idea che siamo di fronte ad un 1929 cinese, come la Grande depressione che travolse gli Stati Uniti.
Dopo una crescita del 150% in un anno a partire dal giugno 2014, il 12 giugno di questo anno è iniziato nelle Borse di Shanghai e Shenzhen un crollo che sembra inarrestabile, che ha colpito soprattutto i piccoli investitori e quelli giunti negli ultimi mesi sul mercato. In precedenza più di 1.400 imprese, cioè più della metà di quelle quotate a Shanghai e Shenzhen, hanno chiesto la sospensione della vendita delle loro azioni nel tentativo di contenere le perdite.
Il mercato americano intanto si prepara alla nuova stagione delle trimestrali con Alcoa che questa sera a mercati chiusi diffonderà i suoi conti, mentre la Fed pubblicherà i verbali della sua ultima riunioni dai quali dovrebbero emergere le intenzioni sul prossimo rialzo dei tassi. Il Dow Jones ha così recuperato lo 0,53%, l'S&P 500 lo 0,61%, il Nasdaq lo 0,11%.
Lo Shanghai Composite è sceso del 3,7 per cento dopo essere caduto fino all'8 per cento in apertura. L'indice Shenzhen è sceso del 3 per cento, dato che le vendite non cessavano, Pechino ha risposto con ulteriori misure per stabilizzare il mercato. La Banca Popolare della Cina ha detto che stava aiutando un accesso statale da parte della China Securities Finance Corporation con immissione di liquidità per aiutare il fondo a tenere la linea di rischio finanziario sistemico basso.
Inoltre, sempre da Pechino, giunge un ulteriore segnale del panic dilagante sui mercati borsistici locali. La Commissione che controlla i 112 colossi imprenditoriali di proprieta' dello Stato ha ordinato loro di non vendere azioni proprie o delle loro controllate "durante questa inusuale volatilita'" del mercato. Anzi. La "Assets Supervision and Administration Commission of the State Council" ha inevce ordinato loro di acquistare azioni delle societa' che controllano per stabilizzare il valore delle loro azioni. L'annuncio viene dopo che per l'ennesima seduta le borse di Shanghai e di Shenzen come quella di Hong Kong stavano registrando fortissime perdite.
Il CSF inoltre ha fornito 41.8 miliardi di dollari di credito ai broker per aiutarli a comprare azioni, secondo la China Securities Regulatory Commission. In una dichiarazione separata la CSRC ha aggiunto che il CSF avrebbe continuato a comprare blue-chips, ma potrebbe anche intensificare gli acquisti di azioni in società di piccole dimensioni per "alleviare il problema della liquidità".
Il governo ha già adottato una serie di misure per evitare ulteriori vendite da parte degli investitori cinesi - che dominano il mercato - come la sospensione di offerte pubbliche iniziali, e l'utilizzo di fondi statali per comprare direttamente le azioni. Ha anche tagliato commissioni di negoziazione, in un tentativo di migliorare la liquidità del mercato. Ciò nonostante la vendita non si sono fermate.
Intanto alcune banche alzano il rating, HSBC ha aggiornato il rating sulla Cina a "neutral" da "underweight" e ha alzato il target di prezzo per l'indice Shanghai Composite a 4.000 punti (attualmente è a circa 3.500), mentre Goldman Sachs ha detto che si aspetta che l'indice CSI 300 salga di oltre il 75% in un trimestre rispetto al livello attuale per il prossimo anno.