Ieri, l’indice VIX è salito leggermente e la volatilità realizzata a 10 giorni ha iniziato a salire dai suoi livelli depressi, dato che l’indice S&P 500 si è mosso di 60 punti base invece dei soliti 25 bps. Con un report sull’occupazione venerdì, un report sull’IPC la prossima settimana, un vertice FOMC meeting in arrivo e un vertice BOJ, la volatilità continuerà probabilmente a salire.
Il VIX a 1 giorno è salito un po’ durante la giornata, anche se non così tanto come ci si aspettava visto il discorso di Powell. Tuttavia, con l’importante rapporto sul lavoro di venerdì, è probabile che continui a salire fino a oggi. Il raggiungimento di 20 rimane possibile, in quanto questo è stato il livello che il VIX a 1 giorno ha raggiunto in precedenti occasioni.
Nel frattempo, la volatilità realizzata a 10 giorni è aumentata leggermente, mentre la volatilità realizzata a 20 giorni è scesa bruscamente, convergendo con il livello di volatilità realizzata a 10 giorni.
L’indice di correlazione implicita a un mese ha chiuso ieri al di sotto di 11 e, sebbene possa scendere, storicamente ciò è stato molto raro.
Nel frattempo, gli spread del credito HY continuano a contrarsi, con l’indice CDX high yield che scende e si colloca all’estremo inferiore dell’intervallo storico.
La struttura complessiva del mercato sembra essere soggetta a una forte pressione sulla liquidità. Lo spread tra il BTIC generico del primo mese sui future dell’indice S&P 500 Total Return Adjusted Interest Rate e i contratti generici del secondo mese si è recentemente ampliato. In sostanza, questo aumento dello spread indica il deterioramento delle condizioni di liquidità e l’aumento dei costi di mantenimento delle posizioni sui future a breve termine rispetto ai contratti a più lunga scadenza.
Queste tensioni si riscontrano ovunque, come dimostra lo spread dello swap USD per il SOFR a 10 anni, che è sceso a livelli storicamente bassi.
Lo stesso problema si riscontra in Europa, sulla base dello spread swap per l’euro a 10 anni.
In questo momento c’è qualcosa che non va in questo mercato. Anche se la causa esatta non è chiara, l’aumento dei costi di finanziamento e gli insoliti movimenti degli spread suggeriscono una potenziale compressione che causa distorsioni del mercato. Questo potrebbe essere legato al posizionamento di fine anno o alla contrazione dei bilanci della Fed e della BCE, con la liquidità che non è così abbondante come comunemente si crede.
I mercati possono indubbiamente continuare a comprimersi e questa dinamica potrebbe essere parzialmente responsabile dell’aumento dei prezzi dei titoli e del calo della volatilità implicita. Tuttavia, la durata di queste condizioni rimane incerta.
A queste preoccupazioni si aggiunge la situazione del carry trade dello yen, in particolare se la BOJ deciderà di ritoccare i tassi a dicembre, il che potrebbe causare un ulteriore deterioramento delle condizioni. Sembra prudente osservare l’evoluzione di queste condizioni di mercato.
Infatti, di recente abbiamo assistito a un aumento degli spread degli swap valutari USD/JPY a 5 anni, in quanto il mercato potrebbe iniziare a prepararsi a un potenziale aumento dei tassi da parte della BOJ in futuro e a una riduzione dei tassi negli Stati Uniti. Questa dinamica potrebbe rendere meno favorevole il carry trade con lo yen.
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