Dopo settimane di elevata volatilità, con enormi vendite e tentativi di rimbalzo, stiamo sicuramente assistendo a una stabilizzazione dei mercati con conseguente contrazione della volatilità. Facendo un passo indietro, concentrandoci nuovamente sulla Brexit, non è cambiato molto. Theresa May è ancora il primo ministro ma non è riuscita a far approvare l’accordo. Ormai sembra sempre più probabile l’estensione dell'articolo 50, il ché ha interrotto almeno in parte il nervosismo sulla sterlina. Tutto ciò avviene mentre sui mercati principali registriamo un generale consolidamento. Il rally petrolifero che aveva aiutato i mercati azionari a rimbalzare, si è fermato. La domanda ha subito una battuta di arresto, ma Wall Street (che ora risentirà sicuramente del rilascio delle trimestrali) potrebbe essere ancora sostenuta trascinando con sé i mercati europei.
È interessante notare che anche i rendimenti obbligazionari USA sono anch’essi in consolidamento, idem dicasi per l’oro (da circa 2 settimane ormai). Tra le valute più deboli dobbiamo continuare a segnalare l’euro, che è costantemente sceso nelle ultime sedute e ieri i commenti accomodanti del presidente della BCE Draghi, tra l'inflazione generale calante e gli indicatori di crescita sotto pressione, non hanno certo aiutato. In tutto questo contest i tori del dollaro provano a rientrare in gioco.
Wall Street ha chiuso la sessione di metà settimana al rialzo con lo S&P 500 +0,2% a 2616 punti, mentre i futures hanno perso circa mezzo punto percentuale condizionando negativamente il sentiment asiatico con il Nikkei -0,2% e il Shanghai Composite -0,5%. Gli europei hanno aperto in gap down e stanno faticosamente provando ad allontanarsi dai minimi di seduta. Sul Forex, lo ripetiamo, il biglietto verde sta guadagnando un po’ ovunque ma è lo yen che sta mostrando il la forza relativa maggiore.
La lettura finale dell'inflazione dell'Eurozona per dicembre è l'obiettivo principale della mattinata. L’indice principale, ore 11, dovrebbe confermarsi a +1,6% (+1,6% preliminare, +1,9% finale novembre), mentre l'inflazione core dovrebbe essere confermata a +1,0% (preliminare +1,0%, novembre lettura finale +1,0%). Poi spazio alle richieste di disoccupazione settimanali degli Stati Uniti che dovrebbero aumentare leggermente a 220.000 (da 216.000 la settimana scorsa). Infine attenzione, durante la prossima notte, all’inflazione giapponese che dovrebbe scendere a +0,8% per il mese di dicembre (in calo dal +0,9% di novembre).