Martedì il dollaro USA ha ampliato i guadagni contro tutte le valute G10.
I guadagni sono stati contenuti perché gli investitori aspettano i vari interventi cruciali di oggi. Draghi prenderà la parola alle 9 GMT, questa sera Poloz (BoC) terrà una conferenza stampa oltreoceano.
In Australia, la banca centrale (RBA) ha mantenuto invariato l’obiettivo del tasso OCR al minimo storico dell’1,5%.
Il governatore Lowe ha modificato leggermente il comunicato, mantenendo le previsioni di crescita intorno al 3% per i prossimi anni.
La RBA ha inoltre espresso preoccupazione per la debolezza dell’inflazione (nel terzo trimestre l’IPC è sceso all’1,8% a/a, in calo rispetto all’1,9% del trimestre precedente) e ha ribadito il suo avvertimento, affermando che un ulteriore rafforzamento dell’aussie non farebbe che peggiorare la situazione.
La banca centrale australiana (RBA) si trova in una posizione complicata, perché l’economia è in costante miglioramento e sta calando la dipendenza dal settore minerario, ma altri indicatori, come l’inflazione e le vendite al dettaglio, inviano segnali contrastanti.
La RBA aspetterà pazientemente nelle retrovie per un bel po’.
Il mercato non prevede un rialzo del tasso prima della fine dell’estate del 2018.
Viste le premesse, il rischio è inclinato decisamente al ribasso per l’AUD/USD.
Il rischio al rialzo non è però del tutto inesistente, perché una sorpresa positiva dall’inflazione e un’altra eventuale delusione relativa al piano fiscale di Trump potrebbero innescare un rally dell’AUD.
L’AUD/USD sta testando l’area di resistenza chiave a 0,76-0,77 e non è riuscito a confermare la violazione della resistenza a $0,77 (media mobile a 200 giorni).
Il rally dell’USD sta perdendo slancio per effetto dell’assenza di notizie positive negli USA.
Sembra quindi verosimile un ritorno verso $0,78 nel breve termine.
In un’ottica di più lungo periodo, manteniamo il nostro giudizio ribassista.