Le azioni USA hanno prima guadagnato il 3,5%, poi bruciato tutti i rialzi e virato in negativo, per poi compiere un rally in chiusura di seduta guadagnando quasi il 5%, il progresso giornaliero più marcato dal dicembre 2018, nella speranza che il presidente USA Donald Trump intervenisse con misure fiscali “sostanziose” per fermare la caduta libera dei mercati azionari. Ma Trump non si è visto.
La volatilità selvaggia della seduta USA e la delusione legata a Trump hanno guastato l’umore in chiusura di contrattazioni in Europa, facendo crollare gran parte degli indici azionari asiatici mercoledì.
Il FTSE (-0,09%) e il DAX (-1,41%) hanno stornato i guadagni, chiudendo la seduta di ieri in territorio negativo. L’ASX 200 è sprofondato del 3,60%, il Nikkei è scivolato del 2,21% e l’Hang Seng ha ceduto lo 0,55%. L’attività dei future sui listini USA ed europei suggerisce che mercoledì potrebbe esserci un’altra corsa selvaggia al ribasso.
In condizioni di mercato così fragili, Donald Trump non può permettersi di rimanere in silenzio troppo a lungo. Più aspetta, maggiori saranno i potenziali danni per i mercati azionari.
Comunque il rendimento dei decennali USA si è consolidato sopra il livello dello 0,60%, mentre il greggio WTI ha fatto un tentativo a $36 al barile, prima di ritracciare a $35; l’oro, invece, è passato di mano nella fascia dei 15$ superiore a $1650, perché gli investitori avversi al rischio hanno preferito riversarsi su yen e franco svizzero per proteggere il loro portafoglio da un’altra seduta di contrattazioni turbolenta.
L’EUR/USD si è stabilizzato vicino alla sua media mobile a 200 giorni prima della riunione delle Banca Centrale Europea (BCE) di giovedì. Alla riunione di politica monetaria di questa settimana, la BCE dovrebbe mantenere i tassi invariati. Gli investitori si concentreranno piuttosto sul modo in cui la BCE intende combattere il rallentamento di crescita e inflazione dovuto al coronavirus. La BCE potrebbe non aprire subito il vaso di Pandora, dal momento che tassi negativi ed espansione monetaria si sono rivelati solo parzialmente efficaci nell’ultimo decennio. Ma, in vista della riunione, i rischi per la moneta unica sono inclinati al ribasso.
Sul fronte del petrolio, la Russia ha risposto alla minaccia saudita di aumentare la produzione dicendo che anche lei potrebbe incrementare l’offerta di 500.000 barili al giorno. Se i maggiori produttori mondiali di petrolio decidessero di procedere su questa linea, le conseguenze per i prezzi del petrolio nel medio termine potrebbero essere drammatiche. Crediamo, però, che la Russia non possa permettersi di lasciare che i prezzi scendano troppo sotto il livello dei $30. Anche se la ripresa del petrolio potrebbe continuare dopo lo scivolone del 30% di martedì, solide offerte dovrebbero arginare il rialzo in area $38-$40, inclusi la robusta soglia che corrisponde al 38,2% del ritracciamento di Fibonacci sulla flessione di febbraio-marzo e il livello psicologico. Per il momento, la prospettiva di un divario crescente fra l’offerta e la domanda globali dovrebbero continuare a pesare sui prezzi del petrolio. Gli aumenti di prezzo potrebbero essere opportunità interessanti per chi vende sui massimi.
Nel Regno Unito, mercoledì il nuovo Cancelliere (ministro delle Finanze) Rishi Sunak svelerà la finanziaria e gli investitori sperano che Sunak allenti i cordoni della borsa. Serve un aumento della spesa per assicurare una transizione morbida verso la Brexit e per combattere il rallentamento dell’attività causato dal coronavirus. Ma la Banca d’Inghilterra (BoE) non ha avuto la pazienza di aspettare cos’aveva da dire Sunak e, stamattina, in una riunione d’emergenza, ha tagliato il tasso d’interesse di 50 punti base, portandolo allo 0,25%. Il taglio inaspettato dalla BoE ha fatto scendere il cable sotto quota 1,29 e dovrebbe sostenere un ulteriore indebolimento verso la media mobile a 200 giorni, che al momento si attesta vicino a 1,2720. La sterlina a buon mercato potrebbe mitigare le pressioni a vendere sull’azionario britannico, ma dovrebbe far ben poco rispetto ad alleviare le preoccupazioni per il rallentamento globale dovuto al coronavirus e al crollo dei prezzi del petrolio.