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La volatilità è ancora troppo alta

Pubblicato 09.04.2020, 09:43

Si riparte?

Se sì, quando?

Attualmente nei mercati si riflette la situazione dell'economia reale mondiale: tutto è bloccato dal Covid-19 e, mentre le aziende sono in attesa di ripartire, gli investitori si chiedono quale sia il momento giusto per riempire di assets il proprio portafoglio.

Dando uno sguardo agli indici europei e americani si potrebbe facilmente e prematuramente assumere che la momentanea ripresa indichi che il peggio sia già passato.

America. Il NASDAQ resta ancora molto volatile: la rottura al rialzo di un primo accumulo sui minimi si è momentaneamente arrestata rimbalzando attorno ai 7200-7500 punti per poi ritrovare la forza di andare fino agli 8000 punti.

Lo S&P 500 toccato il minimo di 2200, spinge con forza fino 2600, rimbalza a 2500 e riprende il rally chiudendo sui 2750 punti.

In Europa la situazione è pressoché simile anche se con meno forza: il DAX ha attraversando una settimana fa una fase di accumulo sotto il numerario dei 10000. Questa settimana, invece, seppure ancora con poca forza, riesce leggermente a rompere il massimo guadagnando altri 500 punti.

Il FTSE MIB segue invece con una congestione, sempre da inizio aprile, attorno ai 17000 senza lasciandosi alle spalle, con molte più difficoltà, i minimi di 15000.

Ma il rally riuscirà davvero a prendere velocità? Sarà pensabile una risalita avente la stessa forza con la quale il mercato ha toccato quei minimi che non vedeva ormai da anni?

Nonostante l’America e la Germania sembrino avere più forza, alla luce della situazione mondiale (testimone lo è la volatilità ancora molto alta), tutto fa credere che un nuovo arresto possa essere dietro l'angolo.

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Una risalita a "V" è pressoché difficile.

"Si scende in ascensore e si sale con le scale"

L'economia sicuramente ripartirà, forse però molto più lentamente di quanto ci si possa aspettare.

Serviranno una volatilità stabilmente bassa, una ripresa dell’economia reale e una situazione sanitaria nettamente migliore.

La banca statunitense JP Morgan ha cercato di dare un’interpretazione ciclica (non scientifica) della situazione attuale, caratterizzata dalla pandemia del coronavirus.

Quello fatto dalla banca non è stato altro che inserire in una curva, la cosiddetta "corona curve", le varie fasi che i paesi del mondo starebbero attraversando.

Nel giro di due settimane sia il resto d'Europa, sia gli USA, hanno visto aumentare in maniera esponenziale il numero di casi. La JP Morgan li inserisce all'interno della cosiddetta "fase di tardo accumulo" dove trovano una già inoltrata Italia.

Sembrerebbe che nel giro di un mese si possa arrivare al punto di massimo con un numero di contagiati che dovrebbe aggirarsi attorno ai 6-8 milioni di persone. Ed ecco che solo da allora si potrebbe iniziare a vedere una riduzione dei contagi seguita da una ripresa dell'economia reale e, di conseguenza, dei mercati finanziari.

Sfortunatamente solo la Cina e, da poco, la Corea sembrano già avviate in tal senso.

Ad allarmare ulteriormente sui tempi di "recovery", è il fatto che ci sono paesi con una grande popolazione come il Brasile e l'Indonesia che si trovano ancora nella fase di "accelerazione", sinonimo che la pandemia è ancora agli inizi e che quindi la situazione deve, purtroppo, ancora peggiorare.

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Tutto ciò, accompagnato da una volatilità in diminuzione ma ancora molto elevata, deve indurre gli investitori ad agire ancora con estrema cautela perché nei prossimi mesi si potrà forse tornare a vedere, o addirittura rompere, quei minimi neanche troppo lontani.

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