🔺 Cosa fare quando i mercati sono ai massimi storici? Trova occasioni come queste.I titoli sottovalutati

Le banche centrali, sull’esempio della Fed, sembrano fuori sincrono con i mercati

Pubblicato 02.01.2019, 14:13
Aggiornato 02.09.2020, 08:05
DX
-
CL
-

In seguito alla tumultuosa fine del 2018, con il Presidente USA Trump e i policymaker della Federal Reserve ai ferri corti e i prezzi dei titoli azionari in picchiata sull’anno, gli investitori sembrano dell’idea che la Fed eviterà altri aumenti dei tassi nel nuovo anno. O almeno, questo è ciò che emerge dai future dei fondi Fed.

Potrebbe trattarsi di una reazione esagerata all’altrettanto esagerata reazione dei mercati agli aumenti dei tassi nella seconda metà del 2018, che il consulente di Trump Stephen Moore ha definito “disastrosa” in un articolo di opinione scritto con Alfredo Ortiz. Moore e Ortiz hanno chiesto un’inversione di rotta alla Fed, accusando la banca centrale di stare creando un ciclo di deflazione. I mercati dei future non sono arrivati a tanto, anche se qualche analista afferma che la Fed potrebbe effettivamente tagliare i tassi nel 2019 se l’economia dovesse continuare a perdere colpi e sulle borse dovesse far capolino un mercato ribassista.

Quello che appare chiaro all’inizio di questo 2019 è che la Fed, che ha ancora in programma due aumenti dei tassi il prossimo anno, e i mercati sono tristemente fuori sincrono. Ciò potrebbe essere inevitabile con una Fed guidata dai dati che guarda al passato mentre i mercati guardano al futuro, ma il divario sembra aumentare sempre di più.

E non è neanche tanto ovvio che siano proprio i dati ad influenzare la Fed. Sembra piuttosto che sia la riluttanza a voler cambiare un’opinione ottimistica dell’economia formatasi all’inizio dello scorso anno che però non corrisponde più alla realtà.

Il presidente della Fed Jerome Powell nella sua conferenza stampa di chiusura a dicembre ha sottolineato che le tensioni commerciali, il malfunzionamento del governo, le questioni geopolitiche ed altri problemi che preoccupano gli investitori non si stanno presentando nei modelli macroeconomici della banca. Di conseguenza, la Fed ha proceduto cocciutamente alzando di nuovo i tassi di interesse.

Ma nei dati o nei modelli della banca non sembra emergere nemmeno alcuna indicazione sull’inflazione, malgrado il tasso di disoccupazione apparentemente basso.

Rischi economici globali inclinati al ribasso

Anche le altre banche centrali sembrano altrettanto fuori sincrono. La Banca centrale europea (BCE) ha proceduto con il piano di interrompere l’acquisto di bond governativi alla fine del 2018, nonostante due delle principali economie della zona euro, Germania e Italia, abbiano registrato una crescita negativa nel terzo trimestre e tutti abbiano abbassato le previsioni sul 2019 per l’intera zona euro.

Anche in questo caso, il piano era chiudere gli acquisti di asset e i policymaker della banca centrale sembrano aver pensato che le linee guida andassero seguite a tutti i costi, sebbene abbiano più volte ribadito di poter fare cambiamenti senza alcun preavviso in base ai dati.

La Banca d’Inghilterra (BoE) aspetta l’opportunità di alzare di nuovo i tassi, anche se ci sono segnali di allarme ovunque per la probabilità di una cosiddetta “hard Brexit”, con sconvolgimenti e conseguenze imprevedibili per l’economia britannica.

Presumibilmente, sia la BCE che la BoE avvertono delle pressioni per dare il via all’inasprimento perché la Fed lo sta facendo da oltre un anno.

La Banca del Giappone, nel frattempo, è diventata meno ottimista circa il fatto di essere finalmente vicina all’obiettivo di inflazione al 2%, in base alle sintesi del vertice di fine dicembre pubblicate alla fine dell’anno. Il calo dei prezzi del greggio ha causato un tono più cauto nei commenti, in quanto i prezzi sembrano diretti verso un trend stabile o addirittura negativo.

Almeno i policymaker monetari nipponici riconoscono che i rischi sembrano inclinati al ribasso.

Necessaria un’azione più rapida con il cambiamento dell’economia globale

Il grande punto di domanda all’inizio del 2019 è se i banchieri centrali apriranno gli occhi davanti al fatto che non stanno reagendo abbastanza velocemente ai cambiamenti dell’economia. Potrebbe essere il caso di ricordare che non avevano la minima idea dei pericoli che si stavano formando prima della crisi del 2008.

La loro risposta una volta scoppiata la crisi (prima fra tutti quella del presidente della Fed Ben Bernanke) avrebbe potuto in parte riscattarli. Tuttavia, le misure di politica monetaria straordinarie, come il quantitative easig, rimangono controverse e le loro conseguenza a lungo termine restano sconosciute.

La cattiva gestione dell’attuale transizione ha fatto emergere le mancanze di Powell come economista. La sua conferenza stampa di dicembre è stata piuttosto disastrosa per i mercati. Oltre ad aver basato le sue opinioni sui modelli macroeconomici elaborati dal personale, ha contraddetto le sue stesse parole circa il fatto che la Fed dipende dai dati affermando che l’inasprimento quantitativo ha il “pilota automatico”.

Uno dei punti di forza del sistema della Federal Reserve è che i presidenti delle banche regionali vengono eletti dai propri direttivi e non sono nominati da Washington. Ciascuno di loro ha un proprio staff di economisti e ricercatori e sono spesso loro stessi degli economisti affermati.

Storicamente, sono subordinati al direttivo dei governatori di Washington. Sono stati riluttanti a sfidare economisti del calibro di Alan Greenspan, Bernanke o Janet Yellen, anche se sarebbe stato davvero meglio se lo avessero fatto più spesso.

Questi presidenti delle banche regionali si occupano di vari stati e trascorrono molto tempo con uomini d’affari e politici a livello locale, il che consente loro di avere una visione migliore dell’economia reale rispetto al direttivo e al personale della torre d’avorio a Washington. Due dei 12 presidenti, Neel Kashkari di Minneapolis e James Bullard di St. Louis, sono stati molto schietti circa la possibilità che la Fed interrompa l’inasprimento della politica monetaria. Kashkari non vede alcuna prova di un’inflazione spinta dai compensi o di aspettative sull’inflazione non ancorate, e Bullard pensa che sia il momento di un cambio di paradigma per quanto riguarda il modo in cui si considera il legame tra economia e politica monetaria.

Sfortunatamente, il sistema di rotazione del diritto di voto dei presidenti regionali della Fed - studiato appositamente per consentire al direttivo di Washington di controllare la politica monetaria - comporta che spesso non possono votare, sebbene prendano parte ai dibattiti durante ogni vertice. Bullard voterà nel 2019 mentre Kashkari dovrà aspettare il prossimo anno. Il presidente della Fed di Philadelphia Patrick Harker ha espresso dubbi prima del vertice di dicembre a proposito dell’aumento dei tassi ma anche lui non potrà votare prima dell’anno prossimo.

Il dissenso, anche quello senza voto, può essere potente all’interno di un ente tanto guidato dal consenso come la Fed. Magari le voci caute possono effettivamente moderare le impulsive tendenze interventiste dei banchieri centrali durante i vertici del Federal Open Market Committee.

Qualunque sia la decisione della Fed, le altre principali banche centrali - BCE, Banca d’Inghilterra, Banca del Giappone - dovranno seguirne a ruota l’esempio, come hanno fatto dall’inizio della crisi finanziaria. Il dollaro è troppo importante nei commerci e nella finanza mondiali perché le altre banche possano scegliere una strada troppo diversa e per troppo tempo rispetto a quella della Fed. Una pausa più lunga del processo di inasprimento consentirebbe loro di avere la copertura necessaria per mantenere l’accomodamento nelle loro economie.

Ultimi commenti

Prossimo articolo in arrivo...
Installa le nostre app
Avviso esplicito sui rischi: Il trading degli strumenti finanziari e/o di criptovalute comporta alti rischi, compreso quello di perdere in parte, o totalmente, l’importo dell’investimento, e potrebbe non essere adatto a tutti gli investitori. I prezzi delle criptovalute sono estremamente volatili e potrebbero essere influenzati da fattori esterni come eventi finanziari, normativi o politici. Il trading con margine aumenta i rischi finanziari.
Prima di decidere di fare trading con strumenti finanziari o criptovalute, è bene essere informati su rischi e costi associati al trading sui mercati finanziari, considerare attentamente i propri obiettivi di investimento, il livello di esperienza e la propensione al rischio e chiedere consigli agli esperti se necessario.
Fusion Media vi ricorda che i dati contenuti su questo sito web non sono necessariamente in tempo reale né accurati. I dati e i prezzi presenti sul sito web non sono necessariamente forniti da un mercato o da una piazza, ma possono essere forniti dai market maker; di conseguenza, i prezzi potrebbero non essere accurati ed essere differenti rispetto al prezzo reale su un dato mercato, il che significa che i prezzi sono indicativi e non adatti a scopi di trading. Fusion Media e qualunque fornitore dei dati contenuti su questo sito web non si assumono la responsabilità di eventuali perdite o danni dovuti al vostro trading né al fare affidamento sulle informazioni contenute all’interno del sito.
È vietato usare, conservare, riprodurre, mostrare, modificare, trasmettere o distribuire i dati contenuti su questo sito web senza l’esplicito consenso scritto emesso da Fusion Media e/o dal fornitore di dati. I diritti di proprietà intellettuale sono riservati da parte dei fornitori e/o dalle piazze che forniscono i dati contenuti su questo sito web.
Fusion Media può ricevere compensi da pubblicitari che compaiono sul sito web, in base alla vostra interazione con gli annunci pubblicitari o con i pubblicitari stessi.
La versione inglese di questa convenzione è da considerarsi quella ufficiale e preponderante nel caso di eventuali discrepanze rispetto a quella redatta in italiano.
© 2007-2024 - Fusion Media Limited. tutti i Diritti Riservati.