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Le riunioni di Washington accendono i riflettori sui banchieri centrali

Pubblicato 11.10.2022, 12:30
Aggiornato 09.07.2023, 12:31
  • Il Presidente della Fed Powell viene criticato, Bernanke vince il Nobel per l’economia
  • BCE sotto pressione per mettersi in pari con la Fed
  • I mercati testano i nuovi governi in Regno Unito e Italia
  • I banchieri centrali sono al centro della scena questa settimana, per le riunioni annuali del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale a Washington.

    Il Presidente della Federal Reserve Jerome Powell viene criticato per essere andato troppo veloce con gli aumenti dei tassi di interesse dopo aver aspettato troppo a cominciare, la Presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde è sotto tiro perché ha atteso troppo, e il Governatore della Banca d’Inghilterra Andrew Bailey sembra non poter trovare pace.

    Bailey ieri ha cercato di rassicurare gli investitori affermando che la banca non smetterà di comprare bond governativi a lunga scadenza al limite originale di 65 miliardi di sterline per salvare i fondi pensione, ma il piano gli si è ritorto contro, spingendo il rendimento dei trentennali sopra il 4,7%.

    Arriverà a Washington per cercare di difendere un approccio graduale agli aumenti dei tassi e la sua incapacità di dare consigli al ministro delle finanze per non fare affondare l’economia britannica, per non parlare del maldestro accordo sulle pensioni che ha scatenato la crisi dei bond.

    E tutto questo in una settimana in cui l’accademia reale svedese delle scienze nella sua saggezza ha deciso di premiare col Nobel tre economisti americani per le loro ricerche sulle banche, tra cui l’ex Presidente della Fed Ben Bernanke, che ha avuto l’opportunità di mettere in pratica le teorie sviluppate a Princeton durante la crisi finanziaria del 2008.

    I meriti o i demeriti o la longevità delle teorie di Bernanke saranno oggetto del dibattito accademico per anni ma, al contempo, i policymaker della Fed devono fare i conti con l’inflazione che finora ha ostinatamente resistito agli aumenti dei tassi ed era l’ultimo dei problemi di Bernanke quando guidava la banca.

    I capi delle banche regionali di San Francisco ed Atlanta la scorsa settimana hanno cercato di persuadere gli investitori che non dovrebbero contare su un taglio dei tassi della Fed il prossimo anno, ma gli investitori pensano di saperne di più e credono che una vera recessione spaventerà la banca e la convincerà a fare dietrofront.

    L’incapacità dei membri del Federal Open Market Committee di convincere gli investitori delle loro intenzioni la dice lunga sulla poca credibilità dei policymaker che non sembrano stare seguendo un copione e che hanno affermato per quasi un anno che l’inflazione era solo transitoria.

    Ad ogni modo, i problemi più immediati per la Fed sono i dati robusti sull’occupazione e l’inflazione alta. Il report di venerdì da cui è emerso che l’occupazione non agricola USA è salita di 263.000 unità a settembre e che il tasso di disoccupazione è sceso al 3,5% dal 3,7% ha confermato l’idea dei mercati che la Fed alzerà i tassi a novembre di altri 75 punti base.

    La Banca Centrale Europea se n’è uscita con uno studio venerdì secondo cui l’inflazione non è stata dovuta solo ai problemi delle filiere ma è trainata anche dalla domanda. Questa conclusione, insieme ad un sondaggio della BCE da cui è emerso che il pubblico ora si aspetta un’inflazione alta sostenuta, suggerisce un ulteriore inasprimento della politica monetaria. Inoltre, la BCE deve tenere il passo con gli aumenti della Fed per proteggere il tasso di cambio dell’euro.

    Il nuovo ministro delle finanze britannico, Kwasi Kwarteng, ha imparato a sue spese che non si possono semplicemente ignorare gli investitori dei bond e limitarsi a fare quello che uno pensa sia giusto. Se vuole sopravvivere in questo ruolo, Kwarteng ora dovrà presentare un piano credibile entro fine mese su come intende ridurre il debito governativo britannico.

    Il nuovo governo italiano, che ancora non si è insediato, ha davanti una lezione simile. Gli elettori italiani possono anche essere pronti al cambiamento dando una chance all’estrema destra, ma Moody’s (NYSE:MCO) la scorsa settimana ha avvertito che seguirà la situazione con attenzione alla ricerca di segnali di politiche che potrebbero far ritardare le riforme economiche, e non esiterà a declassare i bond.

    Fabio Panetta, stimato economista al momento all’interno del comitato esecutivo della BCE, avrebbe rifiutato la proposta di Giorgia Meloni, la probabile premier, di unirsi al suo gabinetto come ministro delle finanze. Meloni sembra determinata ad avere dei tecnocrati nei ruoli chiave per placare i timori degli investitori, ma non ci è ancora riuscita.

    Il rendimento dei decennali italiani si è attestato sopra il 4,6% ieri sera, dopo aver sfiorato il 4,8%, rispetto a meno del 4% di inizio settembre, quando era diventato evidente che l’alleanza di destra avrebbe vinto le elezioni del 25 settembre.

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come sempre un'analisi molto realista; mi trovo molto con le sue parole
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