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L'impazienza dell'azionario turco

Pubblicato 11.02.2019, 16:54
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

Con gli eventi della scorsa estate il grande pubblico ha scoperto la stretta relazione esistente tra andamento del dollaro americano e vita economica, finanziaria e sociale della Turchia.

Il paese, contrariamente a quanto si possa credere, nella storia recente ha mantenuto un ottimale stato delle finanze pubbliche con disavanzo a prova di Maastricht (sotto il 2%) e debito pubblico metà di quello tedesco (circa 30%).

Paese con forte vocazione all'export ma anche grande divoratore di dollari per le pressanti esigenze di finanziamento a breve termine del disavanzo delle partite correnti. Inoltre presenta settori sterategici come energia, immobiliare e costruzioni molto indebitati in dollari.

Limitando le considerazioni ai riflessi sul mercato azionario, un dollaro forte se da un lato sostiene le attività di export, dall'altro produce inflazione, deteriora il profilo patrimoniale delle banche, mentre i crescenti costi del debito mettono sotto pressione i margini delle aziende. Il tutto non è una combinazione “a saldo zero” ma nettamente negativa come abbiamo imparato ad osservare in questi mesi in occasione dei ricorrenti indebolimenti della lira.

Fatta questa necessaria premessa di contesto, tutto ciò ben si coglie osservando il comportamento dell'indice BIST 100, il principale del paese, in relazione ai movimenti del dollaro americano:

una evidente correlazione inversa tra forza del mercato azionario e quella del dollaro, qui misurata nella versione del dollar index.

Oggi l'indice BIST 100 si presenta così sul weekly:

il mercato ha trovato nella sma200 un argine al calo innescato dagli ormai famosi dati sulla robustezza del mercato del lavoro americano che lasciava prefigurare un'accelerazione dell'inflazione e di riflesso dei tassi da parte della Fed.

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Ciò a riprova che un vero spauracchio per l'azionario turco è proprio la prospettiva di un dollaro forte. Non a caso alla base della recente accelerazione rialzista dell'indice potrebbe proprio esserci il mutato atteggiamento della Fed, ora più apertamente incline ad "ascoltare" il mercato il quale chiede nient'altro che smettere di alzare i tassi (oggi i mercati scontano probabilità di ulteriori rialzi nel 2019 poco più dello 0%).

Detto ciò, come si potrebbe evolvere la situazione a breve?

L'impressione è che l'indice abbia fatto il passo più lungo della gamba anticipando un indebolimento del dollaro, indebolimento che ad oggi non si è francamente ancora di fatto manifestato.

Volendo usare una metafora (mi perdonerete per la mia incontinenza in tema di metafore) è come se un cane (indice BIST 100) impaziente di uscire di casa (andare al rialzo) col suo padrone (il dollaro debole) sia scappato in avanti appena si è aperta la porta (comunicato della Fed di dicembre) e dando per scontato che il padrone lo seguisse subito dietro mentre quest'ultimo si è attardato ancora in casa. Ecco, l'idea operativa potrebbe essere quella di sorprendere il cane nel momento in cui si accorge di non essere in compagnia (che potrebbe essere questo momento) e mettere a frutto la possibilità che l'animale torni sui suoi passi nel tentativo di capire dove sia il padrone:

Ad oggi l'indice è frenato dal livello 50% FIBO ed ha abbozzato una figura di inversione (shooting star)

mentre contemporaneamente il dollar index non mostra segni di debolezza visto che si mantiene sopra la ema50 con minimi e massimi crescenti per ora:

inoltre il cambio EURUSD si trova in una situazione tecnica interessante visto che sta testando il supporto offerto dalla parte bassa di un canale sostanzialmente flat che dura ormai da diversi mesi:

La tenuta di questo supporto darebbe credito nel breve alla posizione del BIST 100. Contrariamente il cedimento di quota 1,13 potrebbe innescare un repentino ritracciamento dell'azionario turco che vedrebbe messo in discussione il motivo per cui ha realizzato un +30% da inizio anno e contemporaneamente un rafforzamento del dollar index considerando il peso che ha l'euro in questo paniere.

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Allora si potrebbe tradare con un etf il teorico movimento ribassista che genererebbe nel BIST 100 un ipotetico cedimento di 1,13 di EURUSD che porterebbe probabilmente l'indice azionario a testare quantomeno la sua ema50 sul weekly (livello 9700) o il livello 38% FIBO (livello 9900). Ovviamente occorre che si formi un qualche pattern di inversione che giustifichi tutto ciò e non anticipare il mercato.

Stesso discorso vale per il cambio EURUSD dove occorre monitorare il comportamento del cross sul supporto ed attendere una qualche formazione che renda sufficientemente probabile un allungo del dollaro.

Nel caso si volesse hedgiare (nella percentuale che si gradisce) la posizione si potrebbe prendere in considerazione un long su EURUSD e/o uno short su USDTRY. In questo caso, ovviamente ancora, occorre tradare una qualche figura che lascia immaginare una tenuta di 1,13 e risalita del cross verso le medie quantomeno.

Stesso discorso per USDTRY dove (weekly) l'area 5 (minimi di novembre) e 5,2 (ema50) rappresenta un solido livello di supporto

la violazione del quale dovrebbe prefiguare probabilmente novità che oggi non si vedono considerando anche la forza a breve termine sta manifestando il cross portandosi sopra la ema50 su H4:


La vendita del BIST 100 potrebbe avvenire con la conferma data da una chiusura settimanale sotto la shooting star affinando l'ingresso sul daily:

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