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L’impegno delle banche centrali nella lotta all’inflazione è un test di credibilità

Pubblicato 20.12.2022, 17:04
  • Powell afferma che i rialzi dei tassi continueranno nel 2023, ma i mercati non sono convinti
  • L'economista Roubini vede una recessione prolungata mentre i problemi aumentano
  • I banchieri centrali devono fare un lavoro migliore, e potrebbe servire un maggiore dissenso
  • Le principali banche centrali hanno raggiunto un certo accordo alla fine dell'anno, dato che quasi tutte hanno aumentato i tassi di 50 punti base in modo uniforme nell'ultimo vertice di politica del 2022. Ma gli investitori sono giustamente perplessi su ciò che ci aspetta nel nuovo anno.

    Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha affermato la scorsa settimana senza mezzi termini che la lotta contro l’inflazione continuerà l'anno prossimo con altri rialzi dei tassi, anche se probabilmente saranno più contenuti rispetto ai quattro aumenti di 75 punti base di quest'anno.

    "Vorrei che esistesse un modo completamente indolore per ripristinare la stabilità dei prezzi", ha dicharato Powell mercoledì in conclusione al vertice di due giorni del Federal Open Market Committee. "Ma non c'è".

    Powell e i suoi collaboratori hanno dichiarato che non ridurranno i tassi fino al 2024, ma gli operatori dei mercati finanziari non ne sono così sicuri. Scommettono che o i responsabili delle politiche della Fed si sbagliano di nuovo, si sono sbagliati quasi ad ogni passo, e taglieranno i tassi l'anno prossimo quando l'inflazione sarà diminuita. Oppure, i rialzi dei tasso di interesse faranno precipitare gli Stati Uniti in una recessione e costringeranno la Fed a tagliare i tassi.

    Nouriel Roubini, noto come Dr. Doom (dottor catastrofe) per una buona ragione, non ha dubbi su quale delle alternative prevarrà. "Non sarà una recessione breve e superficiale", ha dichiarato al Financial Times in un'intervista pubblicata lunedì. "Sarà profonda e prolungata".

    Roubini ha aggiunto che, per quanto le cose vadano male per gli Stati Uniti, l'Europa sta molto peggio. Nell'intervista al FT ha raccontato come, essendo nato nel 1958, la situazione fosse meno preoccupante in passato.

    Questa volta è diverso, avverte.

     “È diverso rispetto agli ultimi 75 anni di relativa pace, progresso e prosperità, perché prima di allora la storia dell'umanità era una storia di carestie, guerre, malattie, genocidi e così via".

    La reputazione di Roubini si basa sulla sua previsione del 2006 di una recessione prima del crollo immobiliare. Quella previsione era corretta, ma gli ottimisti sperano comunque che le sue attuali fosche previsioni siano sbagliate o esagerate. L'economista cita il cambiamento climatico, l'intelligenza artificiale, le guerre commerciali, la polarizzazione politica, l'aggressione russa e cinese e una serie di altri fattori che rendono questo periodo così insidioso.

    L'unico barlume di speranza in questa visione è che si possa beneficiare di nuove tecnologie, come la fusione nucleare, anche se Roubini teme che i 15-20 anni necessari per far funzionare la fusione siano tempi troppo lunghi.

    Il giornalista del FT che lo ha intervistato era un po' preoccupato per la credibilità di Roubini, ma una preoccupazione più significativa è il dubbio che i mercati finanziari nutrono di fronte alle proteste di Powell sull'impegno della Fed. Gli errori commessi dalla Fed negli ultimi 18-24 mesi hanno danneggiato la sua credibilità, quindi i dubbi degli investitori potrebbero non essere fuori luogo.

    Un anno fa, i membri del FOMC prevedevano un aumento totale dei tassi per tutto il 2022 di soli 75 punti base, cosa che in vece hanno fatto in ognuno dei quattro vertici successivi, con altri rialzi lungo il percorso. Di conseguenza, l'anno si chiude con un tasso obiettivo del 4,375% invece dello 0,875% previsto alla fine dello scorso anno.

    Per un numero sempre maggiore di investitori, il problema è che i responsabili delle politiche della Fed parlano troppo. Se un tempo era necessaria una forward guidance, ora non sembra più utile.

    Alla fine della fiera, è necessario che le banche centrali facciano un lavoro migliore. Ciò comporterebbe probabilmente la fine della ricerca della sicurezza nei dati, con un dibattito e un dissenso più decisi all’interno del FOMC degli altri gruppi politici. Speriamo nel meglio.

    Nota: Nel presente articolo non sono stati citati asset finanziari.

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