Dall’8 marzo il biglietto verde si muove in un’unica direzione: al ribasso. L’indice del dollaro, che monitora la performance del dollaro USA contro un paniere di valute, ha ceduto più dell’1,30% nei giorni successivi alla riunione della BCE – e al famigerato discorso da colomba di Draghi. Lunedì mattina gli umori non sono cambiati sul forex, il dollaro continua a scendere contro la moneta unica e l’EUR/USD ha toccato quota 1,1351, livello più alto dal 4 marzo. Solo la sterlina britannica sta perdendo terreno, per effetto della forte incertezza derivante dallo stallo nella Brexit. All’avvio della seduta europea, la coppia GBP/USD è scivolata dello 0,38% a $1,3240.
Per il momento sembra che gli investitori ritengano che la Fed manterrà un’impostazione accomodante, cosa su cui concordiamo, e quindi continuano ad accumulare azioni. A nostro avviso, però, il mercato sta sottovalutando una revisione al ribasso, potenzialmente massiccia, delle previsioni economiche. La Fed pubblicherà infatti una versione aggiornata delle sue previsioni e, considerati i dati economici fiacchi, prevediamo che questa settimana sia l’azionario, sia il dollaro soffriranno, perché gli investitori saranno costretti a mettere in conto un rallentamento della crescita economica e un indebolimento dell’inflazione.