Dall’Asia sono arrivate cattive notizie. A febbraio, stando al PMI elaborato da HSBC / Markit, in Cina c’è stata un’accelerazione della contrazione dell’attività manifatturiera. La stima flash del PMI manifatturiero è scesa da 49,5 a 48,3 punti; si tratta del secondo mese consecutivo in cui l’indice PMI rimane sotto la soglia contrazione/espansione dei 50 punti. L’Hang Seng e il Composite di Shanghai cedono rispettivamente l’1,22% e lo 0,18% (mentre scriviamo).
In Giappone, a gennaio il deficit commerciale ha toccato il massimo storico pari a 2.790 miliardi di yen, le esportazioni sono crollate dal 15,3% al 9,5%, mentre le importazioni non hanno fatto registrare grosse variazioni e si sono attestate al 25,0%. L’USD/JPY è sceso a 101,78 parallelamente alle azioni del Nikkei (-2,15%). Gli indicatori di trend e momentum rimangono marginalmente positivi, ma ci sono discrete offerte per opzioni in scadenza oggi a 101,80/30 e 101,10. L’EUR/JPY continua a trovare buone richieste sopra 140,00, sotto questo livello s’intravede qualche stop. L’inclinazione è positiva e la resistenza si colloca a 141,00/23 (esercizio delle opzioni / media mobile a 50 giorni).
Dopo la pubblicazione dei verbali del FOMC, l’indice DXY si è impennato a 80,235 a New York. I verbali si sono rivelati inaspettatamente aggressivi; i funzionari hanno stabilito che la forward guidance dovrebbe presto trasformarsi in un primo aumento del tasso, in linea con le previsioni del mercato. Il comunicato ha pesato sulle valute dei mercati emergenti. La coppia USD/TRY ha testato il livello a 2,2200, l’USD/INR ha compiuto un rally a 62,4450, l’USD/RUB ha toccato quota 35,8625, livello massimo da giugno 2009.
I verbali del FOMC hanno avuto un impatto limitato sulle coppie del G10. L’EUR/USD è rimbalzato a 1,3725. Il momentum rialzista si sta rafforzando. S’intravedono ordini d’acquisto per le opzioni a 1,3720/30/50/75; ci sono offerte prima di 1,3800. L’area di supporto chiave rimane a 1,3655/65 (media mobile a 50 giorni / 38,2% di Fibonacci sul rally di novembre-dicembre).
Nel Regno Unito, il complesso GBP arranca per effetto delle notizie macro non favorevoli di questa settimana. Nonostante la debolezza dell’IPC (1,9%, inferiore all’obiettivo del 2% della BoE) e l’aumento della disoccupazione al 7,2% a dicembre (rispetto al 7,1% di novembre), la coppia continua a trovare buoni acquisti sopra 1,6660/68, anche se assistiamo a un deterioramento delle scommesse per le opzioni. Gli ordini d’acquisto a 1,6700 in scadenza oggi domani subiranno una parziale inversione. La chiusura di ieri sotto 0,82720 (punto pivot MACD) mantiene l’EUR/GBP in zona marginalmente ribassista. La tendenza diventerebbe positiva in caso di chiusura giornaliera superiore a 0,82550.
A gennaio, la Svizzera ha fatto registrare un surplus commerciale sorprendente (2,59 mld CHF), le esportazioni sono aumentate dallo 0,9% al 2,5%, mentre le importazioni sono scese dall’1,2% al -2,3%. I dati hanno attirato poca attenzione sui mercati valutari, forse le tensioni politiche con l’UE (dopo il referendum contro la libera circolazione) sollevano dubbi sul futuro dell’economia svizzera. L’USD/CHF rimane offerto sotto 0,8900, il momentum tendenziale è nettamente ribassista. Il supporto chiave si trova a 0,8800 (minimo 27 dicembre 2013). L’EUR/CHF dovrebbe continuare a subire pressioni al ribasso in caso di chiusura giornaliera inferiore a 1,22300/11 (punto pivot MACD / media mobile a 21 giorni).
Il calendario economico odierno prevede la pubblicazione dei seguenti dati: bilancia commerciale, esportazioni e importazioni m/m di gennaio in Svizzera; IPP m/m e a/a di gennaio in Germania; IPC m/m e a/a di gennaio in Francia; PMI (preliminare) manifatturiero e servizi di febbraio in Germania ed Eurozona; vendite industriali m/m e a/a e ordini industriali a/a di dicembre in Italia; trend CBI su ordini totali e prezzi di vendita di febbraio nel Regno Unito; IPC m/m e a/a di gennaio, richieste di disoccupazione iniziali e continue, aggiornate rispettivamente al 15 e all’8 febbraio, indice PMI Markit (preliminare) e indice della Fed di Philadelphia sulle previsioni delle imprese di febbraio, indice predittivo di gennaio negli Stati Uniti; fiducia dei consumatori (preliminare) di febbraio nell’Eurozona.