Market Brief
Durante la seduta USA di ieri, il Petrolio Greggio non ha mostrato segnali di ripresa, il ETFS WTI Crude Oil (L:CRUD) è sceso sotto i 27 USD al barile, testando i minimi risalenti al maggio del 2003. In Asia, tuttavia, il prezzo è risalito, consolidandosi sopra la soglia dei 28 dollari. Considerando la cifra elevatissima di posizionamenti corti, il sollievo sarà passeggero e ci aspettiamo che i prezzi del greggio testino nuovi minimi. Ieri il rapporto sull’inflazione dagli USA è stato una delusione, come previsto (si veda il Daily Market Brief di ieri). A dicembre, l’IPC primario si è attestato al -0,1% m/m, cifra inferiore alle attese e al rilevamento precedente, pari allo 0,0%. L’indicatore core, che esclude i prezzi dei generi alimentari e dell’energia, si è attestato allo 0,1% m/m a fronte dello 0,2% previsto e del rilevamento precedente. Tuttavia, a dispetto di queste cifre deludenti, il dollaro USA ha resistito, perché i partecipanti al mercato continuano a focalizzarsi sul greggio, facendo passare in secondo piano la storia dell’inflazione e del rialzo del tasso negli USA. L’EUR/USD ha pareggiato i guadagni a Tokyo e ora passa di mano a 1,0915 dollari per 1 euro. Nel medio termine, la coppia rimane nel canale di trend rialzista e cercherà, per la terza volta dall’inizio dell’anno, di infrangere al rialzo la resistenza a 1,10. Mercoledì la banca centrale canadese ha deciso di mantenere invariato il tasso d’interesse di riferimento allo 0,50%, fornendo un messaggio ottimista sulla crescita globale. Il governatore Poloz e i suoi colleghi ritengono che, per il momento, il previsto aumento della spesa federale per le infrastrutture e la ripresa globale rendano superfluo un taglio del tasso. Inoltre, la debolezza del dollaro canadese continuerà a fornire un grosso aiuto per sostenere la competitività delle esportazioni. L’USD/CAD ha testato il livello a 1,4690 durante la seduta di Londra, per poi scendere intorno a 1,45 in Asia. Sui mercati azionari, i venditori non sono ancora stanchi e hanno continuato a far scendere i titoli asiatici in profondo rosso. Il Nikkei giapponese ha ceduto il 2,43%, scendendo a 16.017 punti, livello minimo da ottobre 2014. A Hong Kong, l’Hang Seng ha ceduto l’1,67%, mentre nella Cina continentale gli indici compositi di Dow Jones Shanghai e Dow Jones Shenzhen sono sprofondati di più del 3%. Altrove, l’STI è calato dell’1,06%, il Kospi sudcoreano di un marginale 0,27% e la borsa di Taiwan ha perso lo 0,46%. Dopo un inizio di settimana difficile, la sterlina riprende fiato, gli operatori stanno ancora elaborando l’ultimo discorso del governatore Carney. La coppia GBP/USD annaspa fra 1,4125 e 1,4220. Anche l’EUR/GBP consolida i guadagni precedenti intorno a 0,7685. Al rialzo, si osserva una resistenza a 0,7874 (massimo di gennaio dell’anno scorso), mentre al ribasso il supporto orario giace a 0,7313 (minimo 5 gennaio). Permane un giudizio rialzista. Oggi gli operatori seguiranno la decisione sul tasso della BCE; le riserve in oro e valuta straniera in Russia; l’indice della Fed di Philadelphia sulle prospettive delle imprese e le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione negli USA; l’indice sulla fiducia dei consumatori in Germania. |