Tre svalutazioni consecutive della moneta cinese (circa 5% nel complesso), decise dalle autorità a sostegno della propria economia, hanno prodotto una settimana decisamente negativa per i mercati azionari.
Una svalutazione limitata e controllata se paragonata a quello che abbiamo visto su altre valute (yen ed euro, recentemente), ma che ha prodotto decisi ribassi soprattutto sui paesi diretti concorrenti della Cina (Vietnam, Malesia, Indonesia ed emergenti in generale) e sugli indici europei ad alto contenuto di lusso o automobili, come Francia e Germania. Timori del mercato ovviamente più legati al riconoscimento da parte delle autorità cinesi del rallentamento dell’economia che non alla svalutazione in se.
Passa quasi in secondo piano il più che probabile avvio del piano di salvataggio della Grecia (circa 85 miliardi), arrivato alla stretta finale. Il parlamento greco ha approvato tra comprensibili maldipancia interni, la Germania prova a mettere qualche puntino sulle i, ma il prossimo vero ostacolo è il voto di fiducia chiesto da Tsipras dopo il 20 agosto.
La struttura rialzista di fondo di Usa, Giappone ed Europa non è ancora in discussione, mentre attenzione a molti emergenti che, nelle ultime settimane, hanno prodotto affondi decisi creando dei massimi (assoluti o di periodo), che sembrano destinati a tenere per parecchio tempo.
USA: si confermano gli indici più resilienti del panorama mondiale, terminando la settimana addirittura in lieve progresso. Guardando a S&P500 nulla cambia nel quadro tecnico di assoluta lateralità di medio periodo, in essere ormai da 6 mesi. Dato il contesto (forza del dollaro, imminente rialzo tassi) continuo a vedere più rischi che opportunità, ma i prezzi al momento non danno alcuna indicazione ribassista e continuano a viaggiare a -2% dai massimi storici.
Europa: oltre alla svalutazione cinese non aiutano i dati del PIL del secondo trimestre, in generale sotto le attese. A totale Eurozona, crescita dello +0,3% (attese +0,4%). Preoccupante il +0% della Francia, meglio la Germania con +0,4%, ma sempre sotto le attese (+0,5%). Certo con il quadro macroeconomico così potenzialmente favorevole (tra QE, euro svalutato e Petrolio ai minimi) ci si aspettava qualcosa di più.
Il Dax si conferma l’indice relativamente più debole tra i principali europei, con un arretramento di -4,4% in settimana. Siamo tornati in prossimità di 10600, attuali supporti da dove a luglio era partita una rabbiosa reazione. Attenzione ad un eventuale cedimento del livello (almeno in chiusura giornaliera), che aprirebbe spazi per una seconda gamba ribassista con target potenziale in area 9700.
Italia: anche per l’Italia dato del PIL sotto le attese (+0,2% vs +0,3% atteso), ma l’indice italiano si conferma tra i meglio impostati dal punto di vista grafico. Certo quota 24.000 si sta rivelando piuttosto ostica (6-7 tentativi di attacco negli ultimi 4 mesi), ma non vi sono segnali di fine trend rialzista. Eventuali cedimenti fino a 22.000 rappresentano ancora buone opportunità di acquisto/incremento con una ottimale gestione del rischio in questa fase di lateralità.
Asia: l’economia cinese dà evidenti segnali di rallentamento (export -8% a luglio, produzione industriale solo +6%, sotto le attese) e le autorità corrono ai ripari con la svalutazione. L’indice di Shangai reagisce ancora dai minimi e si riporta in prossimità delle resistenze di 4100. Una fase di assestamento dopo l’affondo di Giugno che ancora non fornisce chiare indicazioni sul futuro dell’indice.
Pesante la situazione per molti indici asiatici, come la Malesia che ha rotto al ribasso i supporti di medio periodo (1670)
Analoga situazione per l’Indonesia, che mostra un -12% dai massimi storici di inizio anno. Sempre possibile operare per trading su questi paesi, ma il posizionamento di medio lungo periodo si sta facendo molto più a rischio.
America latina: non si sottraggono alla debolezza i due principali indici, che cedono oltre il 2%. Riprende quindi a scendere con una certa decisione il Bovespa che aveva fatto ben sperare ad inizio anno. Ora i prezzi sono su un importante livello di supporto (48.000), la cui rottura aprirebbe uno scenario di approfondimento al ribasso almeno fino a 44.000
Metalli: pesa il rallentamento della Cina sui metalli industriali, tutti a nuovi minimi a 5 anni e per il momento senza rilevanti reazioni. Sotto il grafico del Rame: forte l’ipervenduto di breve e medio periodo, possibile qualche reazione da questi livelli, ma al momento solo per trading stretto.
Rimbalzano invece i metalli preziosi, dopo l’affondo a nuovi minimi di Luglio. Per l’Oro il supporto a 1075 tiene, ed ora 1168 la prima resistenza visibile in caso di proseguimento rialzista. Le possibilità di rivedere quota 1000 nel tempo non sono a mio avviso ancora scongiurate.
Agricoli: nulla di nuovo sui grains (Mais, Frumento; Soia) di nuovo tornati deboli dopo la violenta fiammata di Luglio. Per quanto riguarda i coloniali, ottimo rialzo per Cotone (+6,7%) e Caffè (+10,4%). Torna a preoccupare El nino, soprattutto nelle zone del sud est asiatico. Prezzi del Caffè che rompono al rialzo la trend-line ribassista, ed ora sono già in prossimità di un primo livello di resistenza (146,7). Eventuali ulteriori allunghi aprirebbero la strada fino alla resistenza di medio periodo, in area 160.
Energia: nuovi minimi pluriennali per il Petrolio, tornato a scendere con violenza fino ai 40 usd al barile. Non vi sono al momento segnali di arresto della forte tendenza ribassista, ma è piuttosto probabile che da questi livelli vi possano essere prese di profitto per gli short (quindi almeno rimbalzo di breve)
Euro-Usd: la mossa cinese rende un po’ meno scontato l’aumento dei tassi USA a settembre, ed il dollaro tende quindi ad indebolirsi moderatamente verso le principali valute. Chiusura ad 1,11, poco sopra quell’1,10 che in questa fase sembra essere il baricentro di un trading range di medio periodo tra 1,15 (da dove si può provare a comprare Usd) ed 1,05 (area di possibile acquisto di Euro).
Riccardo Zarfati