A giudicare dagli ultimi dati sulla Cina, pare che la seconda economia globale si stia stabilizzando, sembra quindi che le varie tornate di allentamento decise dalla PBoC e gli stimoli fiscali introdotti dal governo abbiano davvero aiutato l’economia ad adeguarsi al nuovo contesto di domanda globale debole.
Dopo i segnali incoraggianti della scorsa settimana dal settore manifatturiero, a marzo i PMI servizi e composito di Caixin sono saliti, superando la soglia dei 50 punti che separa la crescita dalla contrazione. Il PMI servizi si è attestato a 52,2 punti rispetto ai 51,2 di febbraio, il PMI composito è salito da 49,4 a 51,3 punti.
Tuttavia, questa notizia deve essere letta con cautela, perché dal rapporto emerge anche che l’occupazione complessiva è scesa al ritmo più rapido dal gennaio del 2009. Nel complesso, il rapporto ha confermato il rimbalzo dell’attività economica cinese dopo il Nuovo Anno, ma non ha spazzato via le nuvole all’orizzonte, pertanto saranno probabilmente necessari nuovi stimoli per alleggerire l’impatto.
In assenza di catalizzatori chiari, i mercati azionari asiatici si sono mossi senza una tendenza precisa, riprendendo fiato dopo le vendite di ieri. Nella Cina continentale, l’indice composito di Shanghai ha ceduto un marginale 0,33%, quello di Shenzhen, ad alto tasso di titoli tecnologici, è “salito” dello 0,0,7%.
In Giappone l’azionario si è mosso in territorio negativo, il Nikkei e il Topix hanno ceduto rispettivamente lo 0,11% e lo 0,05%. Altrove le azioni hanno guadagnato, spinte dalla ripresa dei prezzi del greggio. L’indice S&P/ASX ha guadagnato lo 0,44%, l’S&P/NZX lo 0,27%, intanto il West Texas Intermediate balzava del 2,56% e il greggio Brent dell’1,69%, portandosi a 38,50 USD al barile.
Il dollaro australiano si è ripreso un po’ durante la seduta asiatica, riprendendo fiato dalle perdite che hanno fatto scendere l’AUD/USD dallo 0,7720 allo 0,7510, un calo del 2,75%. Nella notte la coppia si è ripresa marginalmente, raggiungendo quota 0,7560.
Manteniamo il nostro giudizio negativo sulla coppia, perché la debolezza dei prezzi delle materie prime e l’imminente taglio del tasso dalla RBA dovrebbero frenare gli investitori dal sostenere l’AUD.
L’EUR/USD ha annaspato fra 1,1340 e 1,4, mentre gli investitori si chiedevano se la coppia sarebbe in grado di infrangere al rialzo la forte resistenza che giace fra 1,1375 e 1,1495 (massimo 11 febbraio e 15 ottobre). Al ribasso, il supporto più vicino si osserva a 1,1335 (minimo 1 aprile), seguito da 1,1310 (minimo 31 marzo).
La coppia USD/JPY non è riuscita a sfondare al ribasso il forte supporto a 110 e si è stabilizzata intorno a 110,40. Nel complesso, fatta eccezione per le valute legate alle materie prime, l’USD ha determinato l’andamento di tutto il mercato dei cambi.
L’indice del dollaro si è consolidato leggermente sotto la soglia a 95, intorno a 94,80. Il giudizio rimane ribassista, perché il tema della divergenza fra le politiche monetaria sta perdendo importanza, mentre il mercato attende i verbali del FOMC. Il supporto più vicino giace a 93,80 (minimo 15 ottobre).
Oggi gli operatori monitoreranno i PMI Markit sulle vendite al dettaglio in Germania, Francia, Italia ed Eurozona; le domande di mutui MBA, le scorte di greggio e i verbali del FOMC negli USA.
Arnaud Masset, Market Strategist,
Swissquote Europe Ltd