Effetto positivo sulle quotazioni: +3%
Un’altra massiccia ondata di licenziamenti sarebbe in arrivo a Meta, la società che domina il mercato globale dei social networks. Lo ha scritto domenica il Financial Times e l’articolo ha eccitato gli investitori, fiduciosi che il Ceo Mark Zuckerberg sappia tenere fede alla recente promessa di fare del 2023 “l’anno dell’efficienza”. Lunedì 13 febbraio il titolo della ex Facebook (NASDAQ:META) ha chiuso in rialzo del 3% a 179,43 dollari, trascinando all’insù l’intero settore tech: anche Microsoft (NASDAQ:MSFT) è salita del 3%, Nvidia ha guadagnato il 2,5%, Apple (NASDAQ:AAPL) e Amazon (NASDAQ:AMZN) hanno entrambe messo a segno rialzi superiori all’1%.
L’uscita di Marne Levine, manager chiave del gruppo
Se quella di nuovi licenziamenti dopo gli 11.000 comunicati lo scorso novembre (pari al 13% del totale dei dipendenti) per ora è solo un’indiscrezione, ieri un’altra notizia, questa ufficiale, ha riguardato le alte sfere di Meta. Marne Levine, da due anni Chief Business Officer e in quanto tale responsabile della raccolta della pubblicità (la fonte dei ricavi di Meta) ha annunciato le sue dimissioni.
In questi anni Marne Levine ha dovuto gestire una delle fasi più difficili nella storia di Meta, che si è trovata a competere con un concorrente come TikTok, cresciuto alla velocità della luce in uno scenario globale di investimenti pubblicitari in rallentamento. Per non parlare del diabolico sgambetto di Apple, che a partire dall’aprile 2021 ha modificato il sistema operativo degli iPhone che adesso non consente più a Meta di tracciare le reazioni delle persone che ricevono messaggi pubblicitari sul telefono, a meno che il proprietario dell’iPhone approvi esplicitamente di essere tracciato. Le modifiche decise da Apple sono costate a Meta circa 10 miliardi di dollari di minori ricavi nel 2022.
La 52enne Levine ha lavorato in Meta per circa 13 anni alternandosi in diversi ruoli e fra le altre cose è stata Ceo di Instagram. E’ nota la sua amicizia con Sheryl Sandberg, la ex Chief operating officer di Meta che per tanti anni è stata la più stretta collaboratrice di Zuckerberg e che ha lasciato l’azienda l’estate scorsa. Le responsabilità che finora facevano capo a Marne Levine verranno divise fra due successori, Nicola Mendelsohn e Justin Osofsky. Mendelsohn assumerà la carica di Head of Global Business Group e si occuperà di gestire le partnership globali e l’engineering legato alla pubblicità, mentre Osofsky sarà il nuovo Head of Online Sales.
Bank of America: c’è spazio per ridurre i costi
Tornando all’ipotesi di nuovi tagli del personale, l’articolo del Financial Times descrive un clima pesante all’interno del gruppo, con diversi dipendenti che si dichiarano demotivati e demoralizzati e denunciano mancanza di chiarezza nella programmazione. Justin Post, analista di Bank of America, la vede così: “L’articolo è vago sull’entità dei licenziamenti, ma a mio giudizio c’è spazio per ottenere maggiore efficienza: basta pensare che due anni fa Meta contava 58.000 dipendenti e oggi sono circa 76.000”.
In una nota indirizzata ai suoi clienti, l’analista di BofA osserva che Meta ha tuttora il più alto livello di spese operative (Opex) fra le principali aziende del settore media online. “Mentre il Metaverso gonfia le spese di Meta di circa il 25% rispetto ad aziende comparabili, crediamo che Meta possa ridurre il costo della struttura”.
“Consideriamo Meta un titolo più difensivo all’interno del suo settore – scrive ancora Justin Post -, con un potenziale di razionalizzazione dei costi in grado di sostenere maggiormente i profitti del gruppo in uno scenario di recessione. Se poi il panorama della pubblicità dovesse migliorare, grazie alla leva operativa del modello di business avere un minor numero di dipendenti si tradurrebbe in una maggiore redditività”. In conclusione Bank of America conferma il giudizio Buy e il target price di 220 dollari, più alto del consensus che vede la media dei target price degli analisti a 208 dollari.
Dall’inizio dell’anno il titolo Meta è salito del 44%. Rispetto a 12 mesi accusa ancora un calo del 17%. Al prezzo di oggi la società capitalizza 465 miliardi di dollari, vale a dire 19 volte l’utile previsto per quest’anno, in linea con Alphabet (NASDAQ:GOOGL) (18,4 volte) e meno di Microsoft (29,3 volte).