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Morning adviser, Dollaro in caduta libera

Pubblicato 11.07.2013, 09:12
Aggiornato 11.09.2019, 13:55

Un grafico su tutti è sufficiente per capire cosa sia accaduto ieri sul mercato: quello del FXCM Dow Jones Dollar Index.

L’indice che riassume equi proporzionalmente l’andamento dei quattro maggiori rapporti valutari (EUR/USD,GBP/USD,USD/JPY,AUD/USD) originali, che contengono cioè il dollaro americano, è riuscito nello spazio di tre ore a portarsi da quota 10.945 punti a 10.760.

Quasi 200 punti a fronte di un range di escursione di prezzo media giornaliera dello strumento di 70 punti, fornisce l’idea di cosa sia successo ieri sul mercato valutario e non solo. Ieri accennavamo a come i movimenti che nei giorni isolati erano stati circoscritti ad euro e sterlina potessero poi estendersi in una dinamica dollaro centrica sulle minute della Federal Reserve e soprattutto sulle parole di Ben Bernanke ed è quello che è avvenuto con un effetto dirompente oltre ogni attesa.

Il Chairman della Fed ha infatti avuto l’abilità di non cambiare la sostanza dei contenuti esplicitati nell’ultimo meeting del 19 Giugno, ma di chiarirne gli aspetti legati a modalità e tempistiche delle azioni che l’Istituto Centrale Americano si propone di adottare nei prossimi mesi e lo ha fatto attraverso l’utilizzo di un tono decisamente più dovish dell’ultima uscita pubblica.

Egli ha precisato che la Fed potrebbe non ridurre il piano di acquisto di asset per 85 miliardi di dollari al mese così velocemente e così presto come il mercato poteva attendere e che le politiche monetarie accomodanti si rendono necessarie per il prossimo futuro.

Anche in caso di “tapering” infatti, la Fed non andrà a ritoccare al rialzo i tassi di interesse se non fino a quando il tasso di disoccupazione, al 7,6%,non scenderà sul valore del 6,5% il quale resta comunque un livello soglia e non un livello target e che comunque non assicurerebbe circa un rialzo dei tassi.

Ciò che è apparso in assoluto il più succulento dei piatti per il mercato di ciò che ha proferito ieri il banchiere centrale, è stato il riconoscimento di un’eccessiva volatilità che si è apprezzata in seguito al meeting del FOMC di metà giugno e che avrebbe potuto evitarsi se l’istituto avesse fornito un riferimento temporale in relazione al ritmo di riduzione dell’acquisto di asset.

Una vera e propria retromarcia che ha trovato nelle aspettative degli operatori di mercato il suo propellente.

Sappiamo come la variabile determinante che concorre alla formazione del prezzo di un’attività finanziaria sia costituito proprio dalle aspettative circa i futuri scenari, aspettative che se rispettate conducono a movimenti dei prezzi nella direzione attesa con incrementi di volatilità legati a posizionamenti successivi a news o comunque market mover importanti.

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E’ stato questo il caso dei massicci acquisti di dollaro americano avvenuti proprio sul precedente speech di Bernanke, da tutti atteso per la pronuncia della famosa parola “tapering”.

Nel caso di ieri si è invece presentato uno scenario nel quale le aspettative circa conferme di quanto già dichiarato in precedenza sono state fortemente disattese, a fronte, come già descritto, di un sostanziale dietrofront in salsa dovish che ha quindi innescato fortissima volatilità con un effetto moltiplicativo sui movimenti di prezzo ben superiori a quelli di venti giorni fa.

Ciò che evidentemente è utile è capire ora se questi ultimi siano stati generati dall’immediata grande delusione di aspettative all’interno peraltro di un momento di mercato meno liquido e quindi più propenso a grandi escursioni di prezzo, o se ieri non sia stato solo l’accensione dell’interruttore per una rinnovata debolezza del dollaro americano.

Noi prediligiamo la prima di queste due ipotesi dal momento che da un punto di vista della sostanza dei fatti nulla è cambiato e quanto avverrà sul fronte tapering e sul fronte tassi d’interesse continua a restare noto in riferimento alle condizionalità legate ad entrambe le questioni.

Ma le frecce al nostro arco, da un punto di vista operativo di trading, sono almeno due: i consueti livelli tecnici abbinati ad un accorto Money Management, e le correlazioni che ieri si sono dimostrate efficaci nel momento in cui i dollari sono stati venduti in maniera generalizzata contro tutte le valute, contro l’oro e contro gli indici azionari.

EUR/USD
Movimento dunque impressionante per il cambio principe che nello spazio di poche ore ha messo a segno quasi 4 figure di movimento. La divergenza regolare rialzista con l’oscillatore stocastico su time frame a 4 ore che osservavamo ieri pomeriggio ha aiutato, a prescindere dall’evidente effetto amplificatore della news, ad intraprendere posizionamenti lunghi per target ideali che non si spingevano oltre l’1,2985. Il cambio si è portato fino a 1,32 dal quale ha poi ritracciato sulle prime ampie prese di profitto. Sul grafico orario è ora possibile assistere alla formazione di un pattern 123 ribassista per ritorni a 1,3075 e possibili break fino a 1,3020. La tenuta di 1,3075 porterebbe invece a rivedere il triplo massimo in rea 1,3150.

USD/JPY
Grande ribasso per il cambio che ha rotto l’importantissimo livello in area 100 e 99,90 e quello successivo a 99,40 andando a posizionarsi ora nella confluenza grafica di livello statico a 98,30 e dinamica se si considera la trendline crescente tracciata a partire dai minimi di metà giugno. Il cedimento di quest’area sarebbe propedeutico ad ulteriori importanti discese fino a 97. I Fibonacci tracciati sul massimo e il minimo del canale ascesista suggeriscono come target invece possibili ritorni proprio in area 99,40.

EUR/JPY
Volatile ma meno ampio il movimento del cross euroyen, considerando il movimento opposto dei due cambi originali ad cui esso deriva. Ottima perciò la salita fino a 130,40 che poi ha portato ad una profonda correzione fino ad area 129. Buono il riferimento del canale rialzista di ampio respiro che evidenzia in 128,40 il supporto decisivo mentre restano 129,90 e appunto 130,40 i riferimenti come resistenze.

GBP/USD
Situazione tecnica estremamente simile a quella dell’eurodollaro per il cable, con la divergenza regolare rialzista con lo stocastico su time frame a 4 ore che anche in questo caso si è rivelata strategica per posizionamenti lunghi. 123 ribassista anche in questo caso con 1,5080 come primo importante supporto che, se superato ci riporterebbe a rivedere l’1,5050 e 1,4985 in estensione, mentre se invece tenesse ci farebbe rivedere l’1,5160.

AUD/USD
I livelli dinamici sono stati estremamente precisi per quanto concerne questo cambio, con il canale discesista tracciato a partire dal 26 giugno che dopo essere stato rotto nella parte alta al rialzo nei giorni scorsi ha poi lavorato da supporto al prezzo sui tentativi di discesa in area 0,92. Il canale più piccolo al rialzo formatosi dai minimi crescenti a 0,9040 a partire dall’8 Luglio ha invece fornito l’ottica bullish per approdi in area 0,93. Possibili i ritracciamenti perso 0,9250 su cui valutare rebound verso i massimi relativi o approfondimenti fino a 0,9180. Break al rialzo di 0,93 vedono invece in 0,9340 il naturale punto di approdo.

XAU/USD
Eccezionale anche il movimento dell’oro con la rottura perfetta di 1.266 e per possibili approdi imminenti a 1.300 dollari l’oncia. Il cedimento al ribasso di 1.289 condurrebbe sul bel livello di 1.270, mentre la sua tenuta potrebbe farci riapprezzare i massimi e possibili break rialzisti dell’ordine anche di 30-40 dollari.

Davide Marone Analyst DailyFX


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