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Morning adviser, non capiamo i banchieri centrali

Pubblicato 06.09.2013, 08:29
Aggiornato 11.09.2019, 13:55
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Matteo Paganini, 6 settembre 2013

INTRO
Come ipotizzato ieri mattina, dopo i nulla di fatto da parte di BoE e BCE la sterlina ha reagito positivamente, per poi andare a riallinearsi con la reazione mostrata dall’euro, negativa, in quanto Draghi non ha fornito nessuno spunto di riflessione interessante e ha mantenuto un tono dovish durante la conferenza stampa di ieri.

BCE: è ancora il caso di aspettare?

Non potrei mai fare il governatore di una banca centrale, non se l’operato di Trichet e di Draghi è da ritenere corretto. Correva l’anno 2008 e mi trovavo negli studi di Class CNBC a Milano per dei commenti sul mercato valutario e mi fecero una domanda sulle modalità e tempistiche di intervento di Trichet, allora presidente della BCE, dopo che i tassi erano arrivati al 4.25%. Era luglio, l’euro era a 1.6000 contro il dollaro e non capivamo i motivi di quella politica monetaria, che secondo il nostro parere avrebbe dovuto abbassare i tassi e che vedeva invece i tassi in continuo rialzo, per combattere un’inflazione (importata e dovuta al prezzo delle materie prime) al 4%. Mi spinsi in un commento abbastanza critico e forte sull’operato della BCE, suggerendo tagli immediati dei tassi che sarebbero comunque stati in ritardo rispetto a quanto avevamo valutato fino a quel momento e, dopo l’estate, a partire da ottobre, questi tagli avvennero. Avvennero non a step canonici di 25 basis point alla volta, bensì con aggiustamenti a ribasso del costo del denaro partiti con un taglio di 50 bp e seguiti da tagli consecutivi durante i mesi a seguire pari a 50 bp, 75 bp e ancora 50 bp, non proprio decisioni di politica monetaria effettuate da persone competenti e tranquille. Parlando di Draghi invece, non comprendiamo l’attendismo della BCE che a nostro parere, e ne parliamo da mesi, dovrebbe procedere immediatamente con un abbassamento dei tassi sui depositi in modo tale da cercare di dare una scossa al mercato del credito, l’unico fattore in grado di far ripartire effettivamente qualcosa in Europa. Dal punto di vista dell’economia reale ci dispiace aver assistito ad un’altra conferenza stampa sulla scia di quella vista la scorsa volta, dal punto di vista operativo invece siamo grati alla BCE che ha aiutato l’euro ed i suoi cross a scendere in maniera buona e ordinata tecnicamente, facendo sorgere buone opportunità operative.

Oggi è il turno dei Non Farm Payrolls

Le reazioni sul mercato potrebbero interessare il dollaro americano in generale, abbandonando le segmentazioni su singole valute viste ieri e, senza ombra di dubbio, le borse. Le attese sono per una creazione di nuovi posti di lavoro pari a 180.000 unità e con un dato precedente a 162k riteniamo che il trend sia appiattito ma costante nel creare nuova occupazione. Il dato sarà importante, insieme al tasso di disoccupazione atteso a 7.4% come il precedente, al fine dell’interpretazione delle aspettative degli investitori circa le potenziali mosse sul QE. Se il tasso di disoccupazione dovesse avvicinarsi alla soglia del 7% si potrebbero creare delle attese in grado di far prevedere un avvicinamento delle exit strategies dal QE, che qualche analista stima possano avvenire già a metà settembre, il che potrebbe portare a discese delle borse in ottica di anticipazione di movimenti più ampi. Noi crediamo però che la reazione del mercato possa essere in linea con le pubblicazioni macro considerate in senso puro in quanto il momento di uscita dal QE non è ancora arrivato, ne riparleremo con molta probabilità durante il mese di ottobre, nel quale cominceremo a valutare seriamente questa evenienza. In caso di dati buoni, e per buoni intendiamo superiori alle attese, il dollaro potrebbe salire insieme alle borse, potrebbe succedere il contrario in caso di discesa sotto il livello precedente. Chiaramente, operativamente parlando ci affideremo come sempre ai livelli tecnici, seguiamo con attenzione i movimenti fino alle ore 14.30 (vi ricordo che potrete seguire insieme a noi la pubblicazione della news in diretta).

QUADRO TECNICO

EUR/USD:
dopo essere salita prima della conferenza stampa di cui abbiamo parlato, la coppia si è comportata secondo un tipico movimento da “buy the rumor sell the news”, andando ad approfondire a ribasso fino a portarsi in area 1.3110, livello sopra il quale stiamo ora consolidando. Ci troviamo altresì sotto la media mobile a 21 oraria e tutta l’area che passa tra qui e 1.3150 può essere interpretata come resistenza, da poter sfruttare per pensare ad acquisti di dollaro americano, tenendo conto che in caso di superamento di 1.3175 (livello su cui si è fermato il tentativo di ripresa post discesa ieri) il mercato potrebbe trovare la forza per riportarsi sui livelli di massimi relativi fatti segnare ieri mattina. Un superamento a ribasso dei minimi, da considerare operativamente se dovessimo avvicinarsi ad essi con l’oscillatore stocastico lontano dall’ipervenduto, potrebbe riproporre accelerazioni verso 1.3070 ed in estensione 1.3050 (se superato di una decina di punti, non escludiamo la possibilità di raggiungere la figura).

USD/JPY:
in mattinata il mercato ha fallito la rottura di 100.15, livello che valutavamo per approfondimenti verso 100.40 e non è avvenuta nemmeno la rottura ribassista di 99.50, livello che seguivamo operativamente a partire da 99.35 per valutare approfondimenti ribassisti. Rimaniamo a curare questi livelli per la giornata di oggi, aggiornando i massimi su 100.25 dopo il tentativo di salita nella notte.

EUR/JPY:
continua ad essere difficile da lavorare il cambio sul quale seguiamo un grafico a 4 ore che è stato in grado di suggerirci una divergenza ribassista andata a buon fine e che possiamo considerare quasi terminata in quanto i prezzi hanno quasi raggiunto le aree di supporto principali identificate dai minimi precedenti passanti per 130.60 e dalla media mobile a 100 periodi. Un superamento ribassista di essi, da considerare operativamente una volta che i prezzi dovessero portarsi oltre 130.40, potrebbe riportare le quotazioni verso i minimi di 129.60 (da lavorare eventualmente con stop da portare in pari appena possibile o con trailing stop nell’ordine della ventina di punti), mentre in caso di tenuta dei supporti è possibile pensare a tentativi di risalita che fino a quando non dovessero portarsi oltre 131.45 non dovrebbero essere considerati come definitivi.

GBP/USD:
la sterlina, dopo la reazione positiva sul nulla di fatto da parte della BoE è andata a riallinearsi con l’andamento dell’euro. Il superamento a rialzo di 1.5640 ha portato al raggiungimento di 1.5665 che, non essendo stato rotto, non ha indicato la possibilità di continuazione verso 1.5700 e, dopo essere scesa sotto 1.5625 (livello analizzato ieri pomeriggio “in corso d’opera sul forum dailyfx.it) si è avvicinata al livello trigger per valutare approfondimenti verso 1.5530, senza superarlo (parliamo di 1.5560). Questo il punto che continuiamo a seguire prima di pensare a potenziali discese del pound. Per quanto riguarda eventuali rialzi, il mercato deve superare l’area passante intorno a 1.5635 a nostro parere, prima di raggiungere i massimi di ieri.

AUD/USD:
Nessuna rottura dei livelli visti sull’australiano, che dopo aver formato una figura di potenziale continuazione a bandiera su un grafico orario non è ripartito in maniera veloce ma si sta muovendo in laterale. Continuiamo a seguire la possibilità di raggiungere 0.9090 in caso di superamento dell’area passante intorno a 0.9120 e qui potremo valutare, eventualmente, di posizionarci lunghi di australiano in caso di indicazioni long (secondo i livelli di analisi che seguiamo), con target che possono essere rappresentati dal supporto rotto ed in estensione da 0.9150. Nel caso in cui dovessimo superare a ribasso 0.9070, i prezzi potrebbero prendere velocità e tentare il raggiungimento dei livelli di minimo visti sulla salita cominciata ad inizio settembre (i primi passano in area 0.9040).


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