Buongiorno ai Lettori di Investing.com.
Le vicende geopolitiche continuano a tenere banco, con i mercati focalizzati in maggior misura sulle vicende riguardanti le dispute commerciali tra Cina, Stati Uniti, Messico e Canada.
Ricorderete che, la scorsa settimana, si era parlato dell’accordo tra Messico e USA per il nuovo NAFTA, in quella occasione, le autorità messicane si augurarono che il vecchio accordo trilaterale potesse proseguire.
Successivamente, sono arrivate le dichiarazioni di Trump, che aveva indicato la giornata di venerdì scorso, come un possibile punto di svolta per i negoziati col Canada.
Negoziati che si sono svolti a ritmo serrato, tant’è che il dollaro canadese mostrava una certa volatilità, soprattutto nelle ore pomeridiane, muovendosi in base alle varie indiscrezioni.
Prima della chiusura di Wall Street, arrivavano le dichiarazioni degli esponenti canadesi, che evidenziavano colloqui piuttosto vivaci, i quali non avevano ancora portato a un accordo.
Lo stesso premier canadese sottolineava come, ad un accordo non soddisfacente, preferisse addirittura un non accordo.
Chiaramente, la mancanza di sintonia tra Canada e Stati Uniti, ha fatto sì che i mercati rispondessero negativamente, con Wall Street che chiudeva in ripiegamento deciso, dai massimi di giornata.
Altra situazione che ha generato qualche tensione sui mercati è sicuramente quella italiana.
L’agenzia di rating Fitch ha evitato il declassamento dei nostri titoli di Stato ma l’outlook è negativo, evidente, pertanto, come sia stata concessa un’altra chances in attesa di capire quel che accadrà con la nuova legge di bilancio.
In tal senso continuano ad alternarsi dichiarazioni contrastanti, con autorevoli esponenti di governo che non escludono lo sforamento del 3% del rapporto deficit Pil mentre il ministro dell’economia Tria continua a sostenere che vi sia un accordo sull’entità di tale percentuale, che non dovrebbe superare l’1,5%.
La settimana in corso, la prima di settembre, a livello macroeconomico, sarà molto importante perché venerdì verranno resi noti gli attesissimi dati sul mercato del lavoro USA.
Contestualmente, verranno rilasciati anche quelli canadesi, sempre per quanto riguarda il Canada, la giornata di mercoledì, vedrà la decisione di politica monetaria da parte della Banca centrale e non dovrebbero esserci variazioni del costo del denaro, che dovrebbe pertanto restare all’1,5%.
Prima ancora, nella notte fra lunedì e martedì, la Banca centrale australiana deciderà in tema di politica monetaria.
Anche in questo caso, non dovrebbero esserci variazioni, visto e considerato che, nelle ultime settimane, si è spesso parlato dell’indebolimento del dollaro australiano, dettato sia dall’incertezza politica, con la nomina di un nuovo premier, sia da alcuni dati macroeconomici poco brillanti, sia dalla decisione di un importante Banca nazionale di aumentare i tassi sulle ipoteche.