Grecia, tassi Usa e rallentamento economia Cinese: i temi più seguiti sono sempre quelli ed in assenza di novità rilevanti ci si riporta sulla parte alta dei prezzi, con nuovi massimi storici per Usa e nuovi massimi di periodo per Giappone e Cina.
Bene anche l’Europa, che continua a registrare buoni dati sulla fiducia di aziende ed investitori, ma per ora non chiari segnali di svolta dagli indicatori economici. La BCE prova a stimolare i paesi sulle riforme ed annuncia che nei prossimi due mesi intensificherà l’acquisto di obbligazioni, aiutando l’Euro a rimanere basso.
Il trend rialzista di fondo dei mercati è più che intatto, e questi ultimi incrementi hanno riportato fiducia ed ottimismo. Certo alcuni dubbi e nodi restano ed alcuni indicatori tecnici denotano comunque accenni di affaticamento (molti indici in ipercomprato di medio periodo). Non rimane che seguire con accortezza.
Usa: nuovi massimi storici a passi stentati per il principale indice USA (+0,2%). A livello macro si riaffaccia l’inflazione, sopra le attese in settimana. Per ora i tassi non aumenteranno e la FED continua ad acquistare tempo, ma ora è sempre più difficile procrastinare. Del resto siamo praticamente alla piena occupazione e dopo anni di stimoli monetari questo risveglio dell’inflazione arriva persino in ritardo. Dal punto di vista tecnico posso solo far notare la scarsa partecipazione a questi nuovi massimi (in termini di volumi ed estensione) ed una divergenza ribassista sull’RSI non ancora risolta che ci portiamo dietro da mesi. Situazione che rimane laterale-rialzista senza di fatto variazioni (variazione dell’indice da inizio anno +3,3%). Primi supporti a 2050. Lunedì borsa USA chiusa (giorno della Memoria)
Europa: principali indici tutti con variazioni attorno al 3%. In linea con le attese l’indice di fiducia delle aziende tedesche, cosi come il PIL del primo trimestre della Germania, registrato a +0,3%. PMI media Europa in leggera contrazione a Maggio. Nei prossimi giorni si continuerà inevitabilmente a parlare di Grecia. Il 5 giugno scade un'altra rata del debito al FMI: stavolta sono “appena” 300 milioni, ma fonti greche affermano che non saranno rimborsate senza un accordo con l’Eurogruppo. I mercati continuano a scommettere sul buon esito della crisi, che al di là della gestione non certo da manuale, non conviene a nessuno. Dax che si allontana dai supporti di 11.200 ma non supera ancora le resistenze di 12.000, soglia che aumenterebbe di molto la probabilità di vedere presto nuovi massimi.
Italia: termina poco sotto i 23.800, ma dobbiamo considerare oltre 1,5% di dividendi staccati in settimana (chiusura teorica ben oltre i 24.000). In settimana sotto le attese le vendite al dettaglio (addirittura negative, -0,1%). Si chiude invece brillantemente il primo giro delle trimestrali, con il 90% delle società che hanno centrato o battuto le stime degli analisti (solo 10% sotto le attese). Siamo di nuovo in prossimità delle note resistenze di 24.000 e 24.500, e si rafforzano i supporti di area 22.500, senza novità rilevanti dal punto di vista grafico
Asia: Giappone e Cina protagonisti seppure per motivi diversi. PIL giapponese 1° trimestre sopra le attese (+0,6% rispetto alla precedente lettura, +2,4% annualizzato), indice PMI Cina in leggero miglioramento ma sempre sotto la soglia dei 50 punti, che indica contrazione economica (e quindi cresce ulteriormente l’attesa per nuovi stimoli). Indice giapponese ormai ad un passo dalle fortissime resistenze di lungo periodo, che coincidono con i massimi del lontano 2000. Le resistenze non sono ovviamente limiti invalicabili, ma certo sarà un importante momento di verifica. Sotto il grafico mensile, con i prezzi degli ultimi 20 anni
Latin America: unico continente decisamente negativo, in particolare per il Brasile (-5%), decisamente legato ai prezzi delle materie prime, questa settimana in forte ribasso (assieme all’indebolimento del Real contro USD)
La gamba rialzista di medio periodo è ancora intatta e siamo di fatto su una prima potenziale area di supporto dinamica. Trend rialzista negato solo sotto 52,500. Come sempre, bene attendere un qualche segnale almeno di tenuta prima di eventualmente intervenire. L’esposizione sul Brasile può essere seguita con ETF BRA, oppure con ETF LATAM, composto al 50% da titoli brasiliani.
Metalli: pessima settimana per gran parte delle materie prime, affossate dal violento risveglio del dollaro e, -per i metalli industriali- anche dai deboli dati macro cinesi. Addirittura -10% per il Nickel, circa il -5% per Rame e Zinco. Tengono un po’ meglio i metalli preziosi ed in particolare l’Oro, che chiude comunque negativo di -1,5%. Questo grazie alla inflazione Usa sopra le attese, fattore che teoricamente dovrebbe favorire gli acquisti di Oro a protezione. Graficamente si continua con questo lento procedere laterale ribassista, senza rilevanti spunti. Livelli rilevanti per il medio-lungo periodo rimangono 1270 (sulla forza) e 1100 (su proseguimento della debolezza).
Agricoli: in calo i grains (con la sola eccezione del frumento in leggera positività), crollo dei Coloniali che accusano decrementi pesanti. Caffè -8,2% e poi Zucchero e Cotone attorno al -5%. Tiene solo il Cacao, poco sopra la parità. Grafico del Cotone con i prezzi che dopo aver scambiato 3 settimane sopra le prime resistenze di 66 hanno un deciso affondo, tornando ora in prossimità dei primi importanti supporti di 62, dove è possibile vi sia una reazione.
Energia: continuano a scendere le scorte petrolifere e tengono ancora i prezzi del WTI, senza variazioni sui massimi di periodo a circa 60 USD. Scendono in settimana moderatamente anche le scorte di Natural gas, con prezzi che chiudono comunque in deciso negativo (-4,3%). Ancora ribassista la situazione, siamo evidentemente in zona resistenze sia statiche (area 3,15) che dinamiche (prossimità trend line di lungo periodo che parte dai massimi di inizio 2014).
Euro-USD: continua la guerra valutaria delle banche centrali, di fatto impegnate a contenere rafforzamenti eccessivi della propria valuta. Settimana molto favorevole al dollaro, soprattutto dopo i dati sull’inflazione.
Chiusura ad 1,10 e siamo tornati sull’ex resistenza, ora supporto di breve. Non c’è più evidentemente un trend chiaro, chissà che i prezzi non stiano cercando un ragionevole equilibrio di lungo periodo proprio attorno a questi livelli. Continuo a credere possibile che il grosso del movimento ribassista sia stato fatto, con QE e tassi USA già in gran parte scontati dai prezzi. Nuovi minimi ci possono stare, ma a parità di condizioni poco probabile si vada molto sotto i precedenti.
Riccardo Zarfati