Non poteva iniziare peggio questo 2016. Qualche ulteriore movimento di stabilizzazione al ribasso era atteso, ma quello che abbiamo visto è stato un vero collasso che ha colpito non solo tutti gli indici mondiali, ma anche parecchie materie prime, che vanno spesso in controtendenza.
Molteplici i fattori che hanno accentuato il nervosismo: crisi Arabia-Iran, gli ulteriori segnali di indebolimento dell’economia cinese ed i test nucleari del “leader” nord coreano. Non hanno neanche aiutato i buoni dati sull’occupazione USA, che aumentano anzi la probabilità di più rapide strette monetarie, malviste in un contesto economico globale ancora fragile e sostanzialmente deflattivo.
La situazione sugli indici mondiali si fa decisamente più complessa. Nel breve non sono affatto da escludere nuovi minimi (cui dovrebbe seguire una robusta reazione), ma è in generale lo scenario di medio periodo che si è decisamente deteriorato. Ed anche gli indici europei (vedi Italia) sebbene favoriti sulla carta, ci hanno comunicato questa settimana che non sono affatto immuni dall’andamento generale.
S&P 500: la peggiore settimana degli ultimi 3 anni per estensione del ribasso (-6% per S&P 500). Nel mese creati 292k posti di lavoro, un dato largamente superiore alle attese (con disoccupazione stabile al 5%), ma che non ha frenato i ribassi. Abbandonato con decisione il supporto dei 2000 punti, vi è un (debole a mio avviso) supporto dinamico a 1900. Ma le probabilità fanno propendere per un test pieno prima o poi del livello di 1821, minimo rilevante di ottobre 2014. Quota 2000 ora primo livello di resistenza a supporto dello scenario.
Europa: perdite medie del 7% per tutti i principali indici. Contrastati i dati macro, con la disoccupazione ancora in miglioramento al 10,5% per l’eurozona:
Meno bene le vendite al dettaglio, che scendono dello 0,3% nel mese, peggiorando la dinamica annuale:
Il Dax chiude sotto i 10.000 punti, fornendo un segnale preoccupante per l’assenza di reazione sul finale. Tecnicamente rimane uno dei pochi indici mondiali con una trend line rialzista ancora intatta (che passa ora per 9700 punti, poco sotto la chiusura settimanale). Possibile da quei livelli una qualche reazione, in caso contrario forti supporti statici a 9500/9300, dove dovrebbero comunque tornare gli acquisti. 10.350 ora resistenza principale in caso di rimbalzi. Da segnalare un nuovo incrocio ribassista sull’MACD settimanale
Con una situazione politica ancora in stallo dopo le elezioni senza un chiaro vincitore, perde ancora quota l’indice spagnolo, in deciso trend ribassista dopo il segnale di rottura della trend line ad agosto
Italia: non più chiaramente rialzista la dinamica del nostro indice. Rottura della trend-line e minimo inferiore al precedente di agosto, con chiusura sotto i 20.000 punti. Si apre uno scenario con target tecnico anche fino a 18.000, minimi dello scorso anno. Scenario negato solo con una veloce reazione almeno oltre i 21.000 punti, ora primo livello di resistenza (ora 22.500 la resistenza principale). In caso di ulteriori immediate spinte ribassiste, 19.000 punti un primo livello di supporto da dove vale la pena acquistare (al momento per trading di breve) con buon rischio-rendimento
Asia: scende a 48,2 l’indice PMI cinese (attese 49,0). Ricordo che sotto i 50 punti si parla di contrazione dell’economia. La nuova svalutazione dello Yuan conferma le preoccupazioni da parte del governo stesso. Da inizio anno sulla borsa cinese vi era un meccanismo di sospensione delle contrattazioni in caso di calo oltre il 7%. Ben due volte è stato attivato nella prima settimana, poi giustamente rimosso dalle autorità già da venerdì (va garantita la trasparenza ed il corretto funzionamento dei mercati, non ingabbiati i prezzi). Siamo ora già di nuovo vicini ad area 3000, livello inferiore della banda di stabilizzazione prospettata la scorsa settimana. 3700 ora una resistenza rilevante.
Indice giapponese che abbandona la prima trendline rialzista, a 16.500/17.000 il supporto statico principale in caso di ulteriore debolezza.
Metalli: prende coraggio l’Oro, con un buon +3,6% settimanale. Prezzi ora sul primo livello di resistenza, 1150 la resistenza più lontana in caso di possibile proseguimento del rialzo. Nuovi minimi a 5 anni per il Rame, fortemente influenzato dai dati cinesi.
Agricoli: poco da salvare nel comparto, con pesanti affondi per i coloniali (Zucchero, Caffè, Cotone e persino Cacao) e tenuta migliore per i grains. Frumento in rialzo del +1,8% ma dopo aver fatto nuovi minimi. In teoria una candela settimanale che indica voglia quantomeno di rimbalzo, e chissà che non produca una fiammata simile a quelle viste a ottobre-dic 2014 e maggio- luglio 2015
Petrolio: nuovi minimi ora a 11 anni, con prezzi che toccano quota 32 usd al barile, nonostante il decremento degli stock. Sapendo che un barile =159 litri, facendo due conti viene meno di 20 centesimi di euro per litro. Ma al di là della semplice (e inutile) curiosità del calcolo, non sappiamo se questo prezzo è “abbastanza poco” per comprare. Posso solo far notare un accenno di divergenza rialzista sull’RSI, che potrebbe preannunciare un possibile deciso rimbalzo prima o poi, ma ancora nessuna traccia di ripresa.
EUR/USD: altra settimana di prezzi bloccati, con chiusura positiva poco sopra 1.09. Posizioni di medio periodo a mio avviso non chiare (una lateralizzazione ormai annuale), ma ora anche nel breve situazione decisamente più dubbia sulle potenzialità di immediato ripristino ribassista della coppia. Da monitorare il comportamento dei prezzi in caso di ritorno verso la prima area di resistenza, 1,11.
Riccardo Zarfati
onehourtrading