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Panoramica mercati, settimana del 25 gennaio

Pubblicato 24.01.2016, 10:50
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Classica settimana di terrore sui mercati, che termina addirittura in positivo per molti indici. Il rallentamento della crescita cinese si conferma con gli ultimi dati ma l’atterraggio per ora sembra più “soft” che “hard”. L’impegno poi della BCE per un eventuale rafforzamento del QE da marzo placa la crisi di nervi su indici e Petrolio.

Fase ribassista dunque terminata? Per ora sappiamo che il precedente chiaro trend rialzista non c’è più: fatto confermato questa settimana da ulteriori rotture seppure recuperate per S&P, DAX e Nikkei. Cosa vi sia dopo ancora presto per dirlo, prendiamo atto che per il momento non c’è voglia di affondare. Avremo qualche informazione in più guardando a natura ed estensione dell’attuale (embrionale) fase di rimbalzo.

Pensando in termini di rischio/rendimento sembrano comunque esserci le condizioni per tornare a fare qualche acquisto per trading. Il rischio c’è sempre, ma dai recenti minimi (o poco sotto) potrebbe partire una interessante rimbalzo plurisettimanale.


Usa: Inflazione 2015 all’ 0,7% (anche se +2,1% quella che esclude food &energy), tornano a salire nelle ultime tre settimane le richieste di sussidi disoccupazione. In un contesto simile, sempre meno probabile che vi siano ripetuti aumenti di tassi di interesse nel corso dell’anno: qui di seguito il consensus per questa settimana, con quasi l’80% che prevede al massimo solo un altro rialzo nel corso del 2016 (e sarebbe una buona notizia per le borse, se nel tempo si avverasse l’ipotesi). Prossima riunione FED 27 e 28 gennaio.


L’S&P 500 affonda fino a rompere millimetricamente i minimi del 2014 e poi deciso rimbalzo. Tiene quindi il primo livello di supporto e si chiude con una candela che potrebbe favorire una estensione rialzista. Area 2000 rimane lo spartiacque per questo indice, che continua a muoversi in modo molto “tecnico”. Al ribasso, livello strategico a 1780 circa, dove passa la trendline di lungo periodo. Volendo seguire il mercato Usa, probabilmente meglio guardare all’indice Nasdaq 100, decisamente meglio impostato.

Europa: Indice PMI di gennaio eurozona a 52,3, in rallentamento e sotto le attese. Draghi conferma la possibilità che a marzo possano essere implementate nuove misure espansive, e soprattutto rassicura sulla solidità del sistema bancario, menzionando quello italiano nello specifico, fortemente colpito in settimana. Chiudono positivamente gli indici, tranne la Grecia e l’Italia. Indice Dax che rimbalza di nuovo da area 9300, riguadagnando la trendline rialzista precedentemente rotta al ribasso. Sulla tenuta di questi minimi, spazio in prima battuta fino a 10.350

Italia: si chiude a 19.000 punti, dopo aver toccato uno spaventoso 17.800, sui minimi dello scorso anno, e meno 25% dal massimo di luglio. Sostanzialmente raggiunto il target tecnico ribassista di periodo dopo la rottura della trendline di 3 settimane fa. Sarà a mio avviso importante vedere la chiusura mensile, e manca solo la prossima settimana. Una eventuale chiusura sopra l’attuale resistenza di 20.350 (possibile, non molto probabile: è circa un +7%) farebbe riguadagnare all’indice l’impostazione positiva di fondo, rendendo l’attuale minimo un riferimento più affidabile per gestire l’operatività.

Asia: ormai si guarda molto ai dati cinesi, con crescita che si conferma in rallentamento ma con buona tenuta. Del resto il paese è ormai una potenza economica di primo livello, i tassi di crescita di qualche anno fa non sono più pensabili. Qui di seguito il trend della variazione trimestrale del PIL (ultima lettura 2015 a + 6,8%, verso il +6,9% atteso). A guardare i numeri mi sembra più l’Europa il problema, non la Cina.


Indice di Shanghai che torna sui minimi di agosto, per fare un modesto rimbalzo. Quadro estremamente dubbio, per ora senza chiari segnali di interruzione del ribasso.

Nikkei 225 in forte calo in settimana, poi recupera quasi tutto venerdì. Rottura anche della trendline rialzista meno inclinata, e non è comunque un bel segnale per il futuro. Ma sulla tenuta di questi minimi sembra esserci più spazio per un rimbalzo, che potrebbe estendersi anche fino ad area 18.500 nelle prossime settimane.

Metalli: buona reazione in settimana per i metalli industriali, che hanno probabilmente letto i dati cinesi non così drammaticamente. Oro e Argento sostanzialmente piatti non lontani dai minimi di periodo. Guardando al Rame, una piccola reazione dopo nuovi marginali minimi, che per ora non ci dice molto sulla possibile evoluzione e situazione generale, in un contesto che rimane naturalmente ribassista

Agricoli: quadro misto questa settimana, con buoni rialzi per Cotone e Corn Starch, debolezza per Zucchero e Cacao. Poco variati gli altri. Zucchero N.11 che rimane tuttavia l’unica materia prima che si possa definire rialzista nel breve. Prezzi ora in stabilizzazione tra primi supporti (area 14) e resistenze (area 16)

Energia: finalmente una chiusura positiva per il Petrolio, che dopo nuovi minimi a 27usd fa un deciso rimbalzo e chiude la settimana a +8%. In questi casi scattano le ricoperture degli short, che hanno alimentato gli acquisti sul finire di settimana. Poiché ora vi è questa strana correlazione positiva tra petrolio e azionario (nel 2015 il calo del petrolio era al contrario annoverato tra i fattori di crescita di Usa ed Europa), dobbiamo sperare che si continui al rialzo. In caso di ulteriori rialzi prime resistenze tra 35 e 38, poi si vedrà.

Eur-Usd: l’impegno della BCE a rafforzare nel caso gli stimoli indebolisce di nuovo l’Euro, ma senza eclatanti affondi. Si chiude su un primo supporto di 1.08, senza per ora rilevanti novità.

Ma in generale l’azione sul valutario non è attualmente su questa coppia. Euro e Dollaro si stanno rafforzando in egual misura a scapito principalmente delle valute emergenti, come è evidente dal quadro 2016


Riccardo Zarfati
​onehourtrading

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