Domenica si vota in Grecia. In caso di vittoria del si non sarebbe certo tutto risolto: l’attuale governo dovrebbe cadere per far posto ad una nuova coalizione o per andare ad elezioni. Ma ci sarebbero almeno le condizioni per tentare di riannodare i fili della questione, seppure con la spada di Damocle di nuovi debiti in scadenza il 20 Luglio.
E’ in caso di vittoria del no che il quadro sarebbe più complicato. Tsipras afferma che ciò darebbe maggiore forza negoziale alla Grecia, ma la linea dura europea (cui si è aggiunta persino la Spagna) potrebbe avere gioco facile nel rifiutare un nuovo salvataggio. Questo dovrebbe portare al default, con scenari a seguire chiari per nessuno. Qui si può vedere una interessante infografica fatta da Barclays (LONDON:BARC).
Sui mercati europei abbiamo visto vendite ma non panico. C’è da dire che anche nel caso di peggiore scenario (Grexit), i costi per gli altri paesi sembrano ampi ma gestibili, al di là di una prima reazione emotiva che sicuramente vi sarà. Preoccupano soprattutto i costi di rifinanziamento del debito: S&P stima ad esempio per l’Italia circa 11 mld, causa possibile aumento dello spread.
Al di fuori della Grecia, Mais e Cina i due protagonisti (nel bene e nel male) della settimana finanziaria.
USA: indici in leggero calo (poco più di -1%) ma sempre molto vicini ai recenti massimi storici. Dati occupazionali mensili mediocri: i non farm payroll (nuove buste paga non agricole) hanno mostrato dati sotto le attese, ma scende il tasso di disoccupazione a 5,3% (con dinamica salariale ferma). Segnale che sta diminuendo il numero dei lavoratori attivi, confermando che il trimestre in corso non dovrebbe essere brillantissimo per l’economia americana. Graficamente siamo sempre lì, nessun livello di prezzo sensibile è stato interessato, e si continua in orizzontale in uno stretto range (2044-2130)
Europa: buon aumento delle vendite al dettaglio sul totale Europa (+0,2%, oltre le attese), ma ovviamente la settimana negativa (circa -5% per i principali indici) è stata determinata lunedì, dopo il mancato pagamento della rata del debito greco al FMI. Ora ci attende un altro lunedì di passione, con forti variazioni attese sull’esito del referendum. Sotto il grafico dell’Eurostox50: siamo tornati in zona supporti ma in questa fase l’analisi tecnica ha valore più limitato. Non resta che attendere.
Italia: chiude a 22.500, una prima soglia di supporto. In caso di vittoria del no sarà probabilmente tra i paesi più colpiti, anche per quanto riguarda la parte obbligazionaria. L’indice PMI composito mostra un ulteriore aumento a 54 punti, dalla precedente lettura di 53,7 (quinto mese consecutivo di crescita). Naturalmente impossibile fare previsioni a brevissimo, ma credo che qualunque sia l’esito di domenica, difficilmente vedremo (almeno quest’anno) i prezzi fuoriuscire dal canale rialzista, che ha attualmente in 25.000 il limite superiore e 19-20.000 quello inferiore. Se anche insomma dovessimo assistere a ribassi post voto, tra qualche settimana potrebbe esserci una ottima occasione di acquisto.
Asia: continua il forte calo della Cina, nonostante un ulteriore taglio dei tassi. Intanto lanciata a Pechino la nuova Asian infrastructure investment bank (AIIB), un fondo da 100 miliardi di dollari a capitale prevalentemente cinese (30%) che ha l’obiettivo di sviluppare infrastrutture nel continente. Visto da molti come un contraltare orientale al FMI, vede la partecipazione di Germania, Francia ed Italia, ma non degli USA. La piazza finanziaria di Shangai assumerà una importanza strategica mondiale sempre maggiore, nonostante le turbolenze delle ultime settimane. Turbolenze (-12% in settimana) che hanno portato alla rottura di rilevanti supporti (area 4000 e poi trendline) rendendo il quadro più instabile. Rimango dell’idea che il mercato cinese sia una scommessa vincente per il lungo periodo, ma ora il possibile punto di entrata è più complicato da individuare. Fortissimo il supporto di area 3400 in caso di ulteriore debolezza.
Latin America: la debolezza generale vista in settimana (che ha coinvolto anche il Petrolio), non salva i due indici principali. L’indice brasiliano cede il 2,8%, mettendo in pericolo i buoni progressi (in valuta locale) fatti vedere da inizio anno. La potenziale trendline rialzista non si è ancora formalmente interrotta, ma siamo in prossimità di un livello chiave nel breve. In caso di debolezza possibile il test della successiva area di supporto, a 50.000 punti. Trend rialzista che riprenderebbe vigore con una chiusura sopra 54.350
Metalli: tutti moderatamente negativi gli asset monitorati con decrementi di circa mezzo punto, più pesante il calo del Nickel (-3,4%). Certo se l’Oro non mostra segnali di reazione neanche in una fase delicata per le borse asiatiche ed europee, si rafforza la probabilità che nuovi minimi possano essere in vista. Prezzi di nuovo vicini all’importante livello di supporto di 1140, che per due volte ha tenuto negli ultimi 12 mesi. Visto il trend non suggerirei neanche di seguire al ribasso, in quanto in area 1100 c’è comunque una ulteriore area di supporto piuttosto rilevante in caso di ulteriori cedimenti.
Agricoli grains: in accelerazione il rialzo di Frumento, Mais e Soia, che estendono i brillanti rialzi della settimana precedente, anche grazie alle ricoperture degli hedge funds che hanno chiuso le loro posizioni ribassiste, posizionandosi ora neutrali o al rialzo (sul Mais in particolare). Mais che mette a segno un eccellente +8,3% settimanale, asset che stiamo ancora seguendo nel portafoglio giornaliero (vedi qui il video). Prezzi che superano in una settimana due livelli di resistenza (400 e 415), fornendo un segnale di possibile inversione del trend. Un rialzo dovuto più a fattori meteo che fondamentali e quindi potenzialmente fragile, ma il segnale di prezzo c’è, magari da seguire su giornate di debolezza. Quota 400 ora il supporto rilevante a sostegno del rialzo.
Agricoli coloniali: non varia qui la struttura debole del comparto, dove spicca il pesante calo del Caffè (-4,5%), di nuovo in pressione sui recenti minimi.
Potenziale ma non ancora pienamente sviluppata la situazione sul Cotone, stabile in settimana. I dati macro mostrano un decremento rilevante delle superfici coltivate, ma anche la possibilità che la Cina metta sul mercato i suoi ampi stock di prodotto. Si rimane quindi in equilibrio, con i prezzi che stabilizzano poco sotto un fondamentale livello di resistenza (58,48). Una rottura rialzista attiverebbe un target di medio periodo almeno in area 78, quindi interessante. Da monitorare.
Energia: dopo due mesi di riduzione degli stock petroliferi è arrivata una settimana di rialzo degli stessi, che ha depresso di nuovo i prezzi (-7% per il WTI). Rotto al ribasso il primo supporto (56,5), siamo ora in prossimità del secondo (area 54), che mantiene attivo il quadro rialzista di medio periodo. Situazione comunque deteriorata e per il momento senza indicazioni operative, né al rialzo né al ribasso.
Eur-Usd: chiude poco sopra 1,11 dopo aver di nuovo testato il supporto di breve ad 1,10. Non chiarissime le dinamiche potenziali sull’esito del referendum. Si potrebbe pensare che “si” dovrebbe rafforzare l’euro (verso 1,15?) e viceversa (verso 1,05?). Per il momento guida ancora la stabilizzazione tra i due livelli che era stata prospettata qualche settimana fa.
Riccardo Zarfati
onehourtrading.info@gmail.com