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Pensate che la bolla del Bitcoin stia scoppiando? Ripensateci

Pubblicato 07.02.2018, 15:35
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

Il prezzo del Bitcoin è crollato all’inizio di questo febbraio 2018, scendendo addirittura sotto i 6.000 dollari ad un certo punto questa settimana.

Molti investitori hanno reagito con orrore e si sono chiesti se la bolla delle cripto, in particolare del Bitcoin - che ha visto un 2017 spettacolare, con un’impennata di oltre il 900% nel corso dell’anno, toccando il massimo storico di 19.783 dollari a metà dicembre prima di perdere ben oltre il 60% del suo valore ai prezzi attuali - fosse finalmente finita.

BTCUSD 5-H Chart

Ma i massimi da capogiro e i minimi mozzafiato sembrano costituire una parte importante della storia di questa criptovaluta estremamente volatile. Da quando sono stati emessi i primi Bitcoin, nel 2009, la valuta ha subito una serie di correzioni nonché due crash significativi, uno nel 2011, quando ha perso il 94% del suo valore in 5 mesi, ed uno in una discesa più lunga, durata dal novembre 2013 a metà gennaio 2015 quando è crollato violentemente, segnando in totale -85%.

Bisogna ricordare che molti analisti definiscono un crollo superiore al 60% una bolla che sta scoppiando. Secondo questa definizione, il Bitcoin ha superato due gravi scoppi di bolle nella sua breve storia, e ogni volta si è rialzato più forte di prima.

Big Bitcoin Crashes

Fonte: CoinTelegraph

Il grafico sopra mette in evidenza le cause che hanno scatenato i crash precedenti. Quali sono le cause del crash attuale?

Sembrano essere in gioco una serie di fattori. I governi asiatici stanno richiamando l’attenzione sulla regolamentazione delle ICO e degli scambi di criptovalute da un bel po’.

Le recenti dichiarazioni da parte di banche ed emittenti di carte di credito, che hanno reso noto che non consentiranno più acquisti di criptovalute tramite carte di credito, vanno ad aggiungersi ai timori che stanno spingendo al ribasso le valute alternative.

JPMorgan Chase (NYSE:JPM), Bank of America (NYSE:BAC) e Citigroup (NYSE:C) hanno infatti annunciato che bloccheranno gli acquisti di Bitcoin ed altre criptovalute effettuati tramite le loro carte di credito.

Le ultime a vietare gli acquisti sono state Lloyds Banking Group (NYSE:LYG) e Virgin Money (LON:VM). Man mano che il divieto si diffonde, il prezzo del Bitcoin si riduce.

Vi sentite #REKT?

Ultimamente, tantissimi investitori di Bitcoin hanno twittato #REKT, espressione gergale per “wrecked”, a pezzi, termine che descrive in modo conciso quanto probabilmente si sentono del tutto distrutti o rovinati.

E tuttavia, nonostante i numerosi recenti intoppi della principale valuta digitale per capitalizzazione di mercato, ci sono ancora un sacco di ragioni per cui i trader del Bitcoin restano costanti. Tenerselo stretto, o HODL, è stata una buona strategia nei crash precedenti, soprattutto perché ogni volta il Bitcoin è tornato più forte di prima.

Contesto storico

Per comprendere bene il motivo del successo della strategia HODL sul Bitcoin, è fondamentale avere una prospettiva delle ragioni dei crash precedenti e delle loro cause. È altrettanto importante notare quanto ci ha messo il Bitcoin a riprendersi da ogni evento.

Ci sono stati due crash memorabili del Bitcoin. Uno nel 2011 quando è crollato da 32 a 2 dollari e l’altro dal 2013 all’inizio del 2015, quando è colato a picco dal massimo di 1.166 dollari a 170 dollari prima di vedere una ripresa. Entrambi gli eventi sono stati scatenati, almeno all’inizio, da circostanze riguardanti gli scambi sull’ormai estinta piazza Mt. Gox, la prima volta per via di un attacco hacker alla piazza e la seconda perché il sito della piazza ha subito un crash, bloccando gli scambi.

Tuttavia, ogni volta che il Bitcoin è crollato, il suo ritorno sulla scena ha comportato un aumento del valore per gli investitori. L’analista Charlie Bilello ha twittato il seguente grafico il 5 febbraio:

L’esperto di sicurezza cibernetica diventato esperto di criptovalute John McAfee ha espresso in un tweet la frustrazione che provano tanti investitori storici per il panico dei novellini e/o degli investitori a breve termine ai primi segnali di cali significativi:

Noel Chandler, co-fondatore ed Amministratore Delegato di Clinicoin, una piattaforma di benessere open-source che premia gli utenti con criptovalute per l’impegno in attività salutari, si concentra sulla storia generale di questo asset particolare e sulla sua promessa di crescita di valore futura:

“Ovviamente, il punto non è solo annotare i cali, ma anche descrivere cosa è successo dopo in ciascun caso (la valuta è tornata più forte ogni volta), e di speculare o addirittura prevedere se possibile su quanto in basso potrebbe continuare ad andare e quale - in base alla storia e alle analisi tecniche - potrebbe essere il prossimo passo una volta finita la fase bolla. Se quello a cui stiamo assistendo ora è un altro scoppio della bolla del BTC, allora è molto differente dalle altre, semplicemente per il volume di innovazioni ed idee che si stanno originando da essa. Se seguiamo lo schema boom, bolla, scoppio, rinascita, ritengo che la rinascita sarà veloce e più emozionante rispetto a qualsiasi cosa abbiamo visto in passato nel mondo degli affari”.

Maksim Izmaylov, Amministratore Delegato e co-fondatore di Winding Tree, una piattaforma di distribuzione viaggi open-source, decentralizzata e basata su una blockchain, si concentra meno sull’azione di prezzo e più sulla tecnologia sottostante, che ritiene essere la fonte reale del valore del Bitcoin:

Il mercato delle cripto è alimentato dall’irrazionalità. I recenti aumenti di prezzo sono stati spinti da tonnellate di nuovi utenti che pensano di potersi arricchire con le criptovalute nel giro di una notte. Questo si nota facilmente dai nuovi utenti registrati ogni giorno su Coinbase e Kraken. I cali di prezzo non importano, possono cambiare la percezione delle criptovalute tra il pubblico ma non fermano lo sviluppo della tecnologia soggiacente, che in fondo è l’unica cosa che importa. Il prezzo non è altro che la speculazione del momento”.

Restare rialzisti sulle criptovalute

Nonostante il crollo del prezzo, Ted O’Neill, fondatore di Narrative LTD, una piattaforma di contenuti e social network, è ancora molto rialzista sulle criptovalute in generale, in particolare a lungo termine. Anche se la volatilità potrebbe spaventare gli investitori, facendoli restare alla larga dalla classe di asset, O’Neill spiega che la consapevolezza degli scambi passati della moneta ed una comprensione maggiore di quello che spinge il valore di una alt-coin è di primaria importanza:

Sfortunatamente, gli incredibili aumenti di prezzo associati alla criptovaluta saranno controbilanciati anche da ribassi spaventosi. È meglio pensare a lungo termine se possedete una criptovaluta e ovviamente tenere criptovalute che comprendete e che abbiano valore per voi”.

Per Chris Tse, dirigente e fondatore dello sviluppatore di blockchain Cardstack, con sede a New York, è tutta una questione di tecnologia:

“Se nessuno sta davvero usando la blockchain, allora il suo valore intrinseco è il valore di scambio. Per dirlo in altri termini, se non abbiamo un’attività reale, con sostanza reale (persone che costruiscono comunità sulla blockchain, utilizzando software decentralizzati nella vita di tutti i giorni), se non possiamo andare oltre il solo utilizzo per il trading, allora la volatilità è destinata a persistere perché il prezzo riflette solo il sentimento e non il vero valore soggiacente”.

Il Bitcoin ha visto una volatilità selvaggia fin da quando abbiamo dati di trading attendibili, spiega Rob Viglione, co-fondatore di ZenCash. Per come la vede lui, quello a cui stiamo assistendo ora, il crollo del 65% del prezzo del Bitcoin dal massimo di metà dicembre di poco meno di 20.000 dollari, non è niente di nuovo.

“I peggiori crolli sono stati tra l’80% e il 95%, perciò il crash attuale si colloca all’interno dei range storici. La flessione peggiore è iniziata nel giugno 2011 ed è terminata con un crollo del 93% che si è fermato intorno alla metà di novembre di quell’anno. Ogni crash è stato preceduto da una forte impennata. Nel 2011 abbiamo visto i prezzi schizzare alle stelle di quasi il 10.000% rispetto all’inizio dell’anno, prima di scendere in picchiata”.

Viglione ritiene che sia importante osservare nel dettaglio in particolare il crollo del 2013-2015. È iniziato ad aprile con Mt. Gox ed ha registrato un crollo totale pari all’82% entro l’agosto del 2015, con vari falsi rialzi che hanno finito per smorzarsi. Afferma:

“La crisi del 2013 è iniziata dopo l’impennata del 53.000% dal minimo precedente del novembre 2011. I mercati ribassisti del Bitcoin tendono a durare tra i 6 e i 24 mesi, almeno secondo la scarsa storia sugli scambi che abbiamo finora. Il mercato attuale è certamente molto più maturo rispetto al 2011 e al 2013, quindi ha senso pensare che il ribasso possa essere meno grave”.

Se siete nuovi agli scambi di criptovalute ed in particolare al Bitcoin, siate avvisati: è un investimento volatile ad alto rischio.

BTCUSD Monthly 2012-2016

Ma se la storia ci insegna qualcosa, come mostra chiaramente il grafico BTC/USD dal 2012 al 2016, per gli investitori che riescono a mantenere la calma scegliendo la strategia HODL, possono esserci delle alte ricompense.

Ultimi commenti

Lo sapevano tutti che c'è un supporto bello forte a 5000$
Anche il Bitcoin, come tutti i prodotti finanziari altamente liquidi e partecipati in massa, è soggetto alla legge delle strutture frattali. Il drawdown attuale è parte di una correzione la cui 'shape' è ancora in fase embrionale. Tuttavia sembra essere ancora 'shallow' rispetto all'intera struttura impulsiva dei precedenti 8 anni. Aspetterei le prossime 4 settimane prima di cantare vittoria.
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