Nel video di oggi parliamo del petrolio, prima un riassunto della giornata odierna.
Le borse dell'Europa salgono in avvio di seduta, indice Ftse Mib (FTSEMIB) +0,3%. EuroStoxx 50 (ESTOXX50) +0,4%. Dax di Francoforte (DAX30) +0,7% grazie al proseguimento del rally di Volkswagen (DE:VOWG) (+4%) ed ai rialzi delle altre due grandi case dell'automotive: Daimler +3%, BMW +4%.
Anche se il rendimento del Treasury Note a dieci anni non scende, anzi, si porta su nuovi massimi di periodo a 1,71%, le rassicurazioni della Federal Reserve sul mantenimento di tassi vicino allo zero almeno fino al 2024, sulle azioni si stanno dimostrando efficaci. L’indice MSCI Asia Pacific guadagna l’1,3%, massimo delle ultime due settimane.
Stanotte in Asia si sono messi in luce i grandi nomi dell’alta tecnologia, tra questi, i fornitori di Apple (NASDAQ:AAPL.O): pare che tra qualche settimana ci sarà la presentazione di una nuova famiglia di iPad.
Il Nikkei di Tokyo ha dimezzato il guadagno, ma è pur sempre in rialzo dello 0,8%.
La perdita di spinta è stata provocata dalle indiscrezioni del quotidiano Nikkei sulla volontà della banca centrale del Giappone di rimodulare gli acquisti di obbligazioni governative sulla scadenza a dieci anni, un aggiustamento che mira ad allargare la fascia di oscillazione del rendimento tra -0,25% e +0,25%.
La revisione sembra anticipare un aumento della volatilità in un’area di mercato dove da qualche settimana c’è molto movimento. Stamattina per esempio, il rendimento del governativo dell’Australia è in calo di sei punti base.
La stampa giapponese riporta anche che la Banca del Giappone annuncerà a breve lo stop agli acquisti di ETF, o perlomeno di una parte dei titoli che aveva in programma di comprare.
Il future dell’indice Nasdaq èin calo dello 0,9%, quello del Dow Jones in lieve rialzo. Al termine della riunione di due giorni del Federal Open Market Committee, la Federal Reserve ha confermato i tassi sul livello attuale ed ha rivisto al rialzo le previsioni sulla crescita economica degli Stati Uniti a +6,5% nel 2021, dal +4,5% di dicembre.
Migliorate anche le previsioni sulla disoccupazione, attesa al 4,5% a fine anno, dal 5% di tre mesi fa. Il tasso di crescita più forte dal 1984 porterà con se un po’ di inflazione, ma sarà solo una fiammata temporanea: l’indicatore sui prezzi al consumo utilizzato dalla Fed per questa previsione (il Core Personal Expenditure) è stimato al 2,2% quest’anno, ma già nel 2022 dovrebbe riportarsi al 2%, intorno al tetto massimo.
Jerome Powell ce l’ha messa tutta per apparire colomba, ma tra i membri del FOMC, i falchi aumentano: in sette si aspettano un rialzo dei tassi nel 2023, tre mesi fa erano 5.