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Premi incondizionati del 10% annui su tre big di Piazza Affari

Pubblicato 13.11.2023, 09:46
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Il certificate di Vontobel con Isin DE000VM0FN12 quota sotto la pari a 979 euro, stacca premi incondizionati del 2,5% a trimestre (10% anno) e su tre sottostanti, due Unicredit (BIT:CRDI) (+5%) e Eni (BIT:ENI) (+7%) quotano sopra il livello iniziale, Stellantis (BIT:STLAM) appena sotto (-0,4%).
Dal 5 febbraio, si apre la possibilità del rimborso anticipato a 1.000 euro con tutti i sottostanti sopra il livello iniziale. Barriera a scadenza del 60% e durata naturale del certificate di tre anni.


Stellantis, Eni e Unicredit tre blue chip italiane che hanno appena stupito gli analisti con trimestrali sopra le attese grazie a business solidi. In particolare, per Jp Morgan (NYSE:JPM) Eni è il top pick (miglior titolo) europeo nel settore oil, grazie a forti margini e una generazione di cassa operativa elevata. Unicredit ha annunciato una trimestrale da record sia a livello di ricavi che di utili, con margini in espansione e promette un interessante piano di acquisto di azioni. La forza di Stellantis, che ha appena comunicato i dati sui ricavi, sopra le attese, non è solo un business forte ma i suoi multipli a forte sconto sui competitor e una posizione finanziaria netta pari a circa la metà dell’intera capitalizzazione.

Premi trimestrali incondizionati del 2,5% (10% annuale)

Non è facile trovare un certificate in grado di staccare premi pari al 10% all’anno, fissi senza alcuna condizione, soprattutto su tre titoli con volatilità moderata e che hanno mostrato, nell’ultima ondata di trimestrali, business solidi. Su tre anni stiamo parlando di un flusso di premi del 30%. A questo va poi aggiunta una barriera di protezione del 60%, che quindi copre fino a cali del 40% sul peggiore dei tre sottostanti e un prezzo sotto la pari.
Il certificate di Vontobel con Isin DE000VM0FN12 quota a 979 euro, il premio del 2,5% ogni trimestre (€25 e pari al 10% annualizzato) viene staccato indipendentemente dalla quotazione dei tre sottostanti.
Il diritto al premio si ottiene avendo in portafoglio il certificate alla chiusura del terzo giorno di borsa aperta antecedentemente la data di pagamento.
Il certificate ha durata tre anni e, a partire dal sesto mese, ovvero dalla data di valutazione del 5 febbraio 2024, offre la possibilità di rimborso anticipato a €1.000 (più il bonus incondizionato del trimestre in corso) nel caso in cui i titoli sottostanti quoteranno ad un livello pari o superiore a quello iniziale. La finestra di rimborso anticipato si riaprirà poi a ogni valutazione trimestrale successiva fino alla scadenza.
In caso di rimborso a 1.000 euro l’investitore che lo acquista oggi a 979 euro aggiunge alla cedola, un capital gain di 21 euro (1.000-979 di acquisto).

Livelli di riferimento del certificate

Attualmente il certificate con Isin DE000VM4NXP3 quota sotto la pari a 979 euro nonostante ben due sottostanti su tre siano sopra il livello iniziale e uno un soffio sotto. In particolare, Eni quota il 7,14% sopra il livello iniziale e Unicredit il 5%, mentre Stellantis è un soffio sotto.
Di seguito una tabella che mostra i livelli di riferimento del certificato e la performance dei tre titoli in data 9 novembre 2023.
Le barriere sono tutte distanti a circa il 40% dal livello attuale dei sottostanti.

Rimborso anticipato e rivendita prima della scadenza

Come già accennato, dal 5 febbraio 2024, e così a ogni data di valutazione trimestrale successiva, si apre la finestra per il rimborso anticipato con tutti i tre sottostanti sopra il livello iniziale.
Facciamo due conti, in uno scenario non così improbabile, in cui entro il 5 di febbraio, Stellantis dovesse riportarsi a un livello pari o superiore a quello iniziale insieme agli altri due sottostanti, il certificate verrebbe rimborsato a 1.000 euro e staccherà anche il premio di 25 euro. In tutto l’investitore, che lo acquista oggi, guadagnerebbe 21 euro di capital gain (1.000 – 979 euro di acquisto) più altri 25 euro di premio, ovvero 46 euro su 979 euro pari al 5,72% in tre mesi, annualizzato, stiamo parlando di un rendimento del 22%.
Se non dovesse andare in porto il rimborso anticipato a febbraio, il certificate continuerà a quotare e a staccare i suoi premi incondizionati. La finestra per il rimborso anticipato si aprirà alla data di valutazione successiva.
Senza aspettare la scadenza l’investitore potrebbe vendere in anticipo il certificate per approfittare magari di un rialzo di prezzo. Il certificate, infatti, è sempre rivendibile a mercato aperto, in quanto questi prodotti prevedono la presenza di un market maker che assicura la liquidità sul prodotto.
Il market maker generalmente si trova sia nella posizione di acquirente (Bid) che in quella di venditore (Ask), ma l'unica posizione obbligatoria è quello di acquirente per offrire sempre all'investitore la possibilità di vendere il certificate.

Gli scenari alla scadenza finale

Alla data di valutazione finale, 3 agosto 2026, se il certificate non è stato rimborsato anticipatamente, gli scenari possibili sono due: uno positivo e uno negativo.
Scenario positivo lo avremo con tutti e tre i sottostanti che quotano sopra la barriera (o allo stesso livello): il certificate verrà rimborsato a 1.000 euro (100% del valore nominale) e l’investitore riceve l’ultimo premio.
L’investimento si chiuderà con un flusso di premi totale di 275 euro (un bonus è già stato staccato) e un capital gain di 21 euro (2,1% circa perché il prodotto si acquista sotto la pari). Il rendimento è calcolato al lordo della tassazione. Una cedola è già stata staccata.
Lo scenario negativo lo avremo se, alla scadenza, anche solo uno dei sottostanti accuserà un ribasso superiore al 40% rispetto al valore iniziale, verrà perforata la barriera al 60%. Il certificate verrà rimborsato a un valore che riflette la performance del peggiore dei tre sottostanti.
Ipotizziamo che il peggiore dei tre sia Unicredit con una discesa del 45% dal valore iniziale: il certificate verrà rimborsato al 55% del Valore iniziale, cioè a 550 euro. Nei tre anni l’investitore avrà comunque incassato premi per 300 euro (ad oggi il certificate ha già staccato una cedola di 25 euro dunque alla scadenza ne rimangono 275 euro). Il conto finale sarà dunque acquistato a 979, rimborso a 550 e premi incassati per 275 euro, ovvero tra rimborso a premi siamo a 825 euro, che porterebbe a una perdita per l’investitore di 154 euro (15,7%) a fronte di un crollo di Unicredit del 45%. I premi, quindi, saranno serviti ad attutire il colpo legato allo sfondamento della barriera.

I tre sottostanti visti da vicino

Eni batte le attese
Il caro greggio tiene alti i margini di Eni come di tutti gli altri titoli del settore oil. Il gruppo del cane a sei zampe ha archiviato il terzo trimestre dell’anno con utili sopra le stime grazie ad una performance migliore del previsto arrivata dalla divisione esplorazione e produzione (E&P).
La buona performance ha convinto il management ad alzare le guidance sull’Ebit e il flusso di cassa operativo 2023, mentre accelera il piano di buyback per l’anno corrente. Confermato anche il dividendo di 23,5 centesimi per azione (yield di circa il 6%).
La società ora vede un Ebit adjusted di circa 14 miliardi di euro dalla precedente previsione di 12 miliardi, con un flusso di cassa operativo visto a 16,5 miliardi dal precedente intervallo di 15,5-16 miliardi.
Numeri e previsioni che hanno convinto molti analisti, a rivedere al rialzo stime e target price sul titolo. Gli analisti di Mediobanca (BIT:MDBI) hanno alzato il target price a 19 euro dai 18,5 precedenti, Kepler Cheuvreux lo ha alzato a 19,5 da 18. Anche Barclays (LON:BARC) e JP Morgan scommettono su Eni, con un prezzo obiettivo alzato da entrambe a 19 dai precedenti 15,48 euro.
In particolare, per Jp Morgan Eni è la top pick (la scelta migliore) tra i titoli petroliferi dell’Unione Europea, appartenente anche al Supercycle Club, su cui la banca d’affari consiglia di andare in sovrappeso sul portafoglio. I risultati hanno confermato superandole, le attese di Jp Morgan. In particolare, l’Ebit è risultato superiore del 6% delle stime della banca e il flusso di cassa operativo registra un buon aumento. La forte generazione di cassa sosterrà il piano di acquisto di azioni proprie di 2,2 miliardi che sarà completato nel 2023, prima della scadenza prevista di aprile 2024.
Il titolo tratta a 14,82 euro i target price indicati sono sopra le quotazioni e ampiamenti sopra la barriera. Su 31 analisti censiti da Bloomberg 20 hanno una raccomandazione buy (acquistare il titolo), 10 (mantenerlo in portafoglio) e nessun sell con un prezzo obiettivo medio di 17,69 euro.

Stellantis

Settimana scorsa, la società ha comunicato l’andamento dei ricavi del terzo trimestre pari a 45,1 miliardi di euro, numeri in crescita del 7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e oltre le previsioni di un sondaggio realizzato dalla Reuters (43 miliardi).
Il gruppo ha confermato le sue previsioni sul 2023, ribandendo di vedere un Ebit adjusted a doppia cifra e un free cash flow industriale positivo.
I numeri mostrano una forte resilienza agli scioperi negli Usa che hanno bloccato tutto il settore, in particolari i concorrenti Ford e General Motors (NYSE:GM).
Al di fuori degli Stati Uniti, crescono le immatricolazioni della società nel mese di ottobre, in particolare in Francia, Italia e Spagna, dove le vendite sono aumentate del 12% su base annuale, sostenute dal risultato nel nostro Paese (+15%).
A detta degli analisti, che all’indomani dei risultati hanno confermato la view positiva sul titolo, sono i multipli a cui tratta in Borsa a rendere il titolo interessante.
Alla quotazione attuale di 18,24 euro, Stellantis capitalizza 57,88 miliardi di euro, vale a dire solo 3,4 volte gli utili attesi nel 2024 (16,887 miliardi dati Lseg). E’ un multiplo leggermente inferiore a quello di Volkswagen (ETR:VOWG) (3,6 volte), ma decisamente più basso rispetto a Ford (capitalizza 6,24 volte gli utili 2024) e a General Motors (4,38 volte). A pesare non sono certo le diverse prospettive di crescita fra le aziende: il consensus degli analisti stima che gli utili per azione di Stellantis scenderanno dell’8,8% nel 2024 arrivando a 16,887 miliardi di euro. Anche per Ford e GM è previsto un calo degli utili per azione nell’ordine del 7,63% per Gm e del 10,4% per GM, a pesare però sono soprattutto le svalutazioni, non le vendite e nemmeno i margini.
Stellantis a differenza dei concorrenti, vanta una cospicua posizione finanziaria netta positiva, stiamo parlando di oltre 24,4 miliardi di euro. Togliendo dai 57,88 di capitalizzazione i 24,4 miliardi di posizione finanziaria netta si arriva a meno di 33 miliardi pari poco più di 2 volte l’utile previsto per il prossimo anno. Secondo Jp Morgan l’anno dovrebbe chiudersi con una posizione finanziaria netta positiva vicina ai 30 miliardi.
Stellantis è quindi in una situazione di riconosciuta sottovalutazione, in parte dovuta a un retaggio della reputazione non brillante dei due gruppi, Fiat-Chrysler e Psa, che fondendosi hanno dato vita al terzo produttore mondiale di auto. E’ uno di quei casi in cui gli investitori sono più prudenti degli analisti, i quali sono unanimemente positivi sul titolo.
Gli analisti intervistati da Bloomberg indicano 27 raccomandazioni di acquisto, 3 ‘hold’ e nessun ‘sell’ sul titolo Stellantis con un target price a 23,7 euro, mentre Bernstein indica un target price di 25 euro e Mediobanca arriva fino ai 25,1 euro di prezzo obiettivo.

Unicredit
La parola ‘record’ è stata la più usata al momento di illustrare la terza trimestrale 2023 di Unicredit, la sua undicesima consecutiva in crescita, con l’effetto rialzo dei tassi che continua a farsi sentire.
Nel periodo tra luglio e settembre, Piazza Gae Aulenti ha realizzato un utile netto contabile oltre i 2,3 miliardi di euro, superiori alle previsioni di 21 analisti e broker pubblicate sul suo sito web, fermo a 1,93 miliardi di euro.
La società ha migliorato le sue previsioni per l’anno in corso, portando la guidance del margine di interesse ad “almeno 13,7 miliardi”, quando precedentemente se ne attendeva 13,2 miliardi, con utili netti “pari o superiori” ai 7,25 miliardi.
Dopo la pubblicazione dei conti, gli analisti sono corsi ad aumentare i loro target price sul titolo, in particolare JP Morgan (da 32 a 34 euro – ‘overweight’), Citigroup (da 28,5 a 30 euro – ‘buy’), Barclays (da 32,04 a 32,70 – ‘overweight’) e Goldman Sachs (NYSE:GS) (da 33,5 a 37,5 euro – ‘buy’).
Gli analisti intervistati da Bloomberg indicano 25 raccomandazioni di acquisto, 2 ‘hold’ (mantenere il titolo in portafoglio) e nessun ‘sell’ sul titolo Unicredit con un prezzo obiettivo medio di 32,05 euro.


Attenzione: Il Certificate DE000VM0FN12 è soggetto ad un livello di rischio pari a 4 su una scala da 1 a 7.
Ricordiamo che investire in certificati espone l’investitore al rischio fallimento dell’emittente e a quello di azzeramento di un sottostante, casi che possono comportare la perdita dell’intero investimento.
Vontobel gode di un buon rating:

  • Aa3 da parte di Moody's

I potenziali rendimenti indicati sono sempre al lordo della tassazione.
Prima di ogni investimento leggere sempre tutti i documenti scaricabili dalla pagina del prodotto dell’emittente.

Questo articolo è stato scritto grazie alla sponsorizzazione di un emittente o di un intermediario. Le informazioni in esso contenute non devono essere considerate né interpretate come consulenza in materia di investimenti. Eventuali punti di vista e/o opinioni espressi non sono intesi e non devono essere interpretate come raccomandazioni o consigli di investimento, fiscali e/o legali. Orafinanza.it non si assume alcuna responsabilità per azioni, costi, spese, danni e perdite subiti a seguito di informazioni, punti di vista o opinioni presenti su questo sito. Prima di intraprendere decisioni di investimento, invitiamo gli utenti a leggere la documentazione regolamentare sempre disponibile per legge sul sito dell'emittente ed ottenere una consulenza professionale.

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