Le difficoltà legate al mercato petrolifero non frenano la politica dei dividendi di Saudi Aramco (TADAWUL:2222) che continuerà a premiare i soci nonostante un utile in calo rispetto a un anno fa.
Il colosso petrolifero, infatti, ha annunciato martedì che distribuirà oltre 31 miliardi di dollari ai suoi azionisti. Il dividendo base del primo trimestre 2024 è di 20,3 miliardi a cui si aggiungono 10,8 miliardi di dollari di dividendi legati alla performance da pagare nel secondo trimestre.
In totale, la società prevede che nel 2024 verranno dichiarati 124,3 miliardi di dollari di dividendi, compreso il dividendo base di 81,2 miliardi di dollari e il dividendo legato alla performance di 43,1 miliardi di dollari.
Avevamo già discusso in passato di come Saudi Aramco fosse l’azienda campione di utili a livello mondiale. Con i suoi 121,3 miliardi di dollari di profitti nel 2023, la società saudita è riuscita a superare il risultato complessivo di ben quattro “Magnifiche 7” messe insieme: Meta (39 miliardi), Amazon (NASDAQ:AMZN) (30 miliardi), NVIDIA (30 miliardi) e Tesla (NASDAQ:TSLA) (15 miliardi). Questa volta, però, la notizia è che nonostante la diminuzione del 14% degli utili nel primo trimestre 2024 (27,3 miliardi di dollari contro i 31,9 dell’anno precedente) il dividendo sia continuato a salire.
Utili in frenata
In realtà, l’ultima erosione dei profitti è il consolidamento di un trend negativo per Saudi Aramco, visto che già il risultato spaziale raccolto a fine 2023 rappresenta un calo rispetto ai quasi 161 miliardi di dollari di utili raggiunti nel 2022.
La frenata è dovuta all’andamento dei prezzi del petrolio che l’associazione dei Paesi produttori Opec+, guidata dall’Arabia Saudita, sta cercando di spingere al rialzo con i tagli alle esportazioni.
A fine gennaio il governo aveva ordinato ad Aramco di sospendere le attività per l’aumento della capacità produttiva di petrolio a 13 milioni di barili al giorno, mantenendo il livello a 12 milioni di barili.
Un rischio calcolato dal Regno che tuttavia non si può permettere di fermare il buyback.
Dividendi a servizio del Regno
I dividendi pagati dall’azienda, infatti, servono a finanziare in larga parte il Governo saudita che ne detiene (per via diretta e indiretta) il 98% e pochi altri fortunati investitori che hanno approfittato dell’ipo avvenuta nel 2019, la più grande vendita di azioni della storia, quando la società araba riuscì a raccogliere circa 30 miliardi di dollari.
La novità è che Aramco, in base a quanto rivelato da Bloomberg nei mesi scorsi, sarebbe intenzionata ad aprire nuovamente alla vendita di azioni e starebbe lavorando con un gruppo di consulenti per raccogliere almeno 40 miliardi di riyal (10 miliardi di dollari) che servono al principe ereditario Mohammed bin Salman per finanziare gli ambiziosi progetti infrastrutturali, oltre che all’Arabia Saudita per investire nella differenziazione economica.
Vale la pena comprare azioni Saudi Aramco?
Ma alla fine, anche per chi se lo può permettere, varrà la pena puntare sulle azioni del più grande esportatore di petrolio al mondo?
Stando al Fair Value di InvestingPro, calcolato sulla base di 15 modelli riconosciuti e adattati alle caratteristiche di Saudi Aramco, le basi per crescere ancora non mancano, visto che il valore intrinseco delle azioni è pari a 9,15 dollari con un rialzo del 14,6% rispetto ai 7,99 dollari a cui viene scambiato il titolo l’8 maggio.
Allo stesso modo, i 15 analisti intervistati da InvestingPro, stimano una possibile crescita nei prossimi 12 mesi, fissando il target price medio a 8,94 dollari per azione, con i più ottimisti che si spingono fino a 10 dollari per azione.
Inoltre, non ci sono dubbi sulla solidità del colosso oil. I ProTips di InvestingPro sottolineano l’ampia disponibilità di liquidità dell’azienda e il flusso di cassa nettamente superiore ai competitors, con il rapporto ebit/ interessi da pagare pari a 173,2x contro una media di 14,2x.
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Ma, ovviamente, il fiore all’occhiello di Saudi Aramco è la politica di dividendi. Se nel 2023 la società ha restituito agli azionisti 97,8 miliardi di dollari, in aumento del 30% rispetto al 2022, quest’anno le previsioni sono quelle di portare il dividendo a 124,3 miliardi di dollari, alzandolo di un altro 27% rispetto all’anno scorso.
D’altra parte, grazie ai dati offerti da InvestingPro+, si nota anche come le azioni siano scambiate a un multiplo quasi quadruplo (16x) rispetto alla media del settore energetico (4,6x). Ma anche superiore rispetto alle concorrenti Shell e Chevron, che hanno un rapporto prezzo/utili rispettivamente di 12,9x e 14,8x.
Le sfide future
Infine, non mancano le incognite sul futuro. Se da un lato il calo degli utili deve essere preso con le pinze, perché causato dalle esigenze del Governo saudita di far alzare i prezzi del greggio, dall’altro l’azienda, così come il Paese, devono affrontare sfide complesse per differenziare entrate economiche ancora troppo dipendenti dalle vendite di petrolio.
Lo stesso mastodontico progetto Vision 2030 sarà ridimensionato in base alle necessità, come ammesso dal ministro delle Finanze Mohammed Al Jadaan che ha fatto rifermento a un contesto economico difficile.
La paura dell’Arabia Saudita è che nei prossimi anni, con l’avanzare della transizione energetica, magari non basterà più essere i maggiori esportatori di petrolio al mondo per fare più utili di tutti. E allora meglio rivedere le proprie strategie, anche al costo di abbassare i profitti. L’importante è non rinunciare ai dividendi.
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