Market Brief
Durante la seduta asiatica il predominio dell’USD nel comparto G10, in scia al forte dato sulle buste paga USA di venerdì, si è leggermente indebolito.
Ciò nonostante, l’USD ha fatto registrare un rialzo marginale contro le valute dei mercati emergenti asiatici, mentre i rendimenti dei decennali USA salivano al 2,332%. I rendimenti dei titoli di Stato dei paesi asiatici emergenti si sono rafforzati in modo generalizzato, perché le previsioni di un rialzo del tasso a dicembre dalla Fed hanno costretto gli investitori a vendere.
La sorpresa del dato di ottobre sulle buste paga non agricole USA, attestatesi a 271 mila unità con un solido incremento delle retribuzioni pari al +2,5% a/a, riflette un’espansione economica solida e generalizzata.
I mercati dei tassi ora mettono in conto una probabilità del 68% di un rialzo del tasso di 25 punti base alla riunione di dicembre della Fed.
Gli indici azionari asiatici hanno avuto un andamento contrastato, con il Nikkei 225 e il Composite di Shanghai in rialzo rispettivamente dell’1,96% e dell’1,52%, e l’Hang Seng in calo dello 0,14%.
Il rally impressionante di venerdì della coppia USD/JPY oggi ha sostenuto gli acquisti sul Nikkei. In quella che per il primo ministro giapponese Shinzo Abe è una vittoria, a settembre le retribuzioni ordinarie sono aumentate dello 0,4%, mentre i proventi da lavoro, che includono gli straordinari e i pagamenti speciali, sono aumentati dello 0,6% a/a rispetto allo 0,5% previsto.
Si tratta del settimo rialzo consecutivo, Abe ha infatti esercitato pressione sulle aziende affinché aumentassero i salari. In Australia, a ottobre gli annunci di lavoro elaborati da ANZ sono cresciuti dello 0,4% m/m, in consistente rallentamento rispetto al rialzo rivisto al ribasso, pari al 3,8%, di settembre.
Infine, in India, il partito dell’Alleanza Nazionale Democratica guidato dal primo ministro Modi ha subito una battuta d’arresto: alle elezioni svoltesi nello stato del Bihar il partito ha ottenuto solo 58 dei 243 seggi disponibili.
I commenti leggermente aggressivi del presidente della Federal Reserve di San Francisco John Williams suggeriscono che la tendenza al rialzo dell’USD dovrebbe protrarsi. Williams ha dichiarato che almeno uno dei parametri della piena occupazione è stato raggiunto. Sabato Williams ha detto che “da una parte, l’economia USA continua a crescere e si sta avvicinando alla piena occupazione.
Dall’altra, soprattutto a causa degli sviluppi all’estero, l’inflazione è rimasta più bassa di quanto auspichiamo”. I dati CFTC IMM indicano che c’è stato un incremento delle posizioni speculative: i lunghi in USD hanno raggiunto i massimi da metà agosto (sono aumentati i corti netti sull’EUR e calati i lunghi in GBP).
Per quanto riguarda la Cina, i dati mostrano che la bilancia commerciale cinese è salita a 61,6 miliardi di USD, livello massimo mai registrato.
A ottobre le esportazioni sono calate del -6,9% a/a rispetto al -3,2% previsto. Anche le importazioni si sono indebolite, calando del -18,8% a/a rispetto al previsto 15,2%.
Continuano a pesare i prezzi bassi delle materie prime, le cui importazioni hanno contribuito per un 8,1% al risultato finale, pari al -18,8%.
La debolezza delle importazioni di materie prime mostra che le speranze dell’Australia in una rinnovata propensione a sostegno della crescita appaiono premature. Il rally di recupero dell’AUD/USD fino a quota 0,7066 si è già imbattuto in un’offerta consistente e probabilmente testerà di nuovo i minimi infragiornalieri a 0,7017.
Le riserve in valuta straniera cinesi sono salite inaspettatamente a 3.525,5 miliardi di USD a ottobre rispetto ai 3.514,1 miliardi di settembre. Anche se la PBoC non ha fornito chiarimenti, è probabile che il rialzo sia dovuto a rettifiche nelle valutazioni.
Oggi ci sono pochi appuntamenti in calendario, segnaliamo l’intervento di Yves Mersch della BCE e del presidente della Fed di Boston Rosengren, oltre all’IPC in Messico.