I mercati azionari vengono ancora sostenuti dai titoli USA, che, per il secondo giorno consecutivo, hanno archiviato la seduta con un nuovo record.
La propensione al rischio degli investitori è stata sostenuta dall’enorme spesa fiscale, pari a mille miliardi di dollari, prospettata dal presidente eletto e dall’ipotesi di un accordo fra i membri dell’OPEC per tagliare la produzione.
I mercati sono stati incoraggiati anche dall’intervista di Trump apparsa sul New York Times, che sembra aver parzialmente moderato le sue idee più controverse. Un Trump più pragmatico fa abbassare notevolmente il rischio legato all’incertezza che ha fatto trovare buone richieste all’USD.
È interessante notare che l’indice VIX è sceso ai minimi da agosto, invece l’impennata dei rendimenti reali USA si è fermata, suggerendo che in futuro la domanda di USD potrebbe essere contenuta. Gli indici azionari asiatici hanno chiuso per lo più in territorio positivo, con l’Hang Seng a +0,4%, invece l’indice composito di Shanghai ha ceduto lo 0,22% (la chiusura per festività a Tokyo ha fatto rimanere bassi i volumi di scambi).
L’USD rimane supportato mentre i rendimenti dei titoli di Stato USA si stanno stabilizzando. Solo l’AUD è riuscito a guadagnare in modo significativo contro il biglietto verde. In un contesto di scambi ridotti, l’AUD/USD ha continuato il suo rimbalzo dal minimo a 0,7311, compiendo un rally fino a 0,7445. Recentemente l’AUD è riuscito a trarre vantaggio dall’impennata dei prezzi del minerale di ferro a Dalian e dal comportamento di chi è in cerca di rendimenti. Chi opera sull’AUD/USD, dovrebbe aspettarsi un’altra ripresa a 0,7486. I prezzi del petrolio sono diminuiti, rimanendo però stabili sull’onda delle crescenti aspettative su un accordo dell’OPEC. Rimaniamo scettici sulla probabilità di un taglio significativo della produzione e propendiamo per vendere il petrolio sui rally.
Raccomandiamo agli operatori di non fossilizzarsi troppo sulle attuali speculazioni riguardanti crescita e inflazione legate al presidente Trump, perché le politiche sono tutt’altro che definite e perfezionate. Il rally attuale si base sulle ipotesi circa l’entità del pacchetto di stimoli fiscali negli USA (che sosterrebbe la politica monetaria) e sui suoi effetti sui dati economici. Quel che è certo è che Trump ha un carattere volatile, la cui politica può variare all’improvviso. Inoltre, al Congresso si moltiplicano le voci contrarie a dare a Trump carta Bianca per espandere il bilancio.
Nel Regno Unito, nella sua Dichiarazione d’Autunno il Cancelliere dello Scacchiere (ministro delle Finanze) Hammond dovrebbe divergere dall’attuale quadro fiscale verso una politica che prevede maggiore flessibilità. La mossa dovrebbe essere letta come una reazione alla Brexit e una conseguenza delle dinamiche economiche. Il Tesoro dovrebbe riconoscere l’aumento del deficit dopo il referendum sull’UE, ma non proporrà, per ora, misure relative alla spesa fiscale. Tuttavia, esiste una piccola probabilità che arrivi l’annuncio di una proroga dell’austerità fiscale. Questa politica di adeguamento dovrebbe essere vista positivamente per la GBP, poiché, attraverso gli stimoli fiscali, i legislatori possono reagire a qualsiasi shock. Inoltre, affidarsi agli stimoli fiscali limita la necessità di ulteriori misure di politica monetaria dalla BoE. La coppia GBP/USD si muove lateralmente in vista della festività negli USA; gli operatori dovrebbero prestare attenzione al test di 1,2400 (media mobile a 21 giorni) e vedere in esso l’opportunità di acquistare il balzo a 1,2599 (media mobile a 55 giorni).
In chiusura, oggi saranno pubblicati i verbali della Fed; si prevede che il rapporto segnali una maggiore tranquillità a procedere con il rialzo del tasso di 25 punti base a dicembre. I dati USA di recente pubblicazione, fra cui il forte rimbalzo degli ordinativi di beni durevoli a ottobre, dovrebbe fornire ai membri un ulteriore supporto. Tuttavia, poiché ormai si sconta interamente un rialzo del tasso a dicembre, non crediamo che i verbali daranno una spinta all’USD. I dati sul sentiment nel Michigan daranno un’idea su come se la cavano i consumatori dopo l’elezione di Trump.