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Ritorna l'energia nucleare con Trump?

Pubblicato 11.11.2024, 08:40
La scoperta della reazione nucleare non implica la distruzione del genere umano più di quanto non faccia la scoperta dei fiammiferi (A. Einstein).

La settimana di prospetta densa di dati importanti per i mercati finanziari. Sono infatti previste l’inflazione degli Stati Uniti e la seconda lettura di diversi paesi dell’Euro zona di ottobre, la produzione industriale dell’Europa e la seconda lettura del PIL del 3Q24 dell’Europa.
 
La posizione del neo presidente degli Stati Uniti sull’energia nucleare è poco nota e non ci sembra se ne sia parlato molto in campagna elettorale. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza, per quanto possibil.
 
Vediamo intanto quali cose sono state fatte durante il suo precedente mandato. Gli investimenti in energia nucleare sono stati pari a più di 1,3 miliardi di dollari nel portafoglio dell'Ufficio dell'Energia Nucleare. Nel corso del precedente mandato Trump ha:
·        sostenuto la costruzione delle prime nuove centrali nucleari in più di 30 anni - le unità Vogtle 3 e 4;
·        lanciato il primo reattore modulare piccolo (SMR), nessuno l'aveva mai fatto prima;
·        investito più di 170 milioni di dollari in due anni per le tecnologie nucleari avanzate;
·        collaborato con il Dipartimento della Difesa per i microreattori, per la sicurezza nazionale.
 
La posizione attuale di Trump sul nucleare si articola in due direzioni distinte ma di fatto interconnesse: quella civile, orientata alla produzione di energia, e quella militare, focalizzata sulla deterrenza strategica. In ambito civile, Trump ha più volte enfatizzato la necessità di espandere la capacità nucleare degli Stati Uniti, citando in particolare le crescenti esigenze energetiche legate allo sviluppo dell'intelligenza artificiale. Durante una recente intervista ha sottolineato come l'industria dell'IA richiederà il raddoppio dell'attuale produzione elettrica americana. Tuttavia, ha espresso preoccupazioni significative riguardo ai mega-reattori tradizionali, definendoli "troppo grandi, complessi e costosi", mostrando invece interesse per i reattori modulari di piccola taglia.
 
La domanda è se gli Stati Uniti siano alla vigilia di un nuovo sviluppo dell’energia nucleare. Di fatto gli Stati Uniti rimangono il più grande produttore di energia nucleare al mondo, considerato che rappresenta circa il 19% della generazione totale di elettricità nel 2023. Tuttavia la generazione di elettricità nucleare negli Stati Uniti si è mossa poco in questo secolo. Dopo aver raggiunto un picco di 112, il numero di reattori nucleari operativi negli Stati Uniti è sceso a 104 nel 1998 e ora si attesta a 94. All'inizio di agosto, la Commissione di Regolamentazione Nucleare degli Stati Uniti ha riportato 21 reattori di potenza attualmente in fase di dismissione.
 
Tuttavia, le esigenze elettriche dei centri dati per l'IA potrebbero star cambiando questa narrativa. Nell'ultimo mese e mezzo, alcune delle più grandi aziende tecnologiche degli Stati Uniti hanno annunciato piani per investire ulteriormente nell'energia nucleare, il cui mix di basse emissioni ed alta affidabilità la rende ideale per sostenere l'imminente impennata della domanda di energia. I piani vanno dalla rimessa in servizio di un'unità presso l'impianto di Three Mile Island, adiacente al sito dell'incidente nucleare del 1979, agli investimenti negli SMR (reattori modulari di piccola taglia), che promettono costi inferiori, tempi di costruzione più rapidi e flessibilità di localizzazione a una frazione delle dimensioni di una tipica centrale nucleare.
 
Un contributo aggiuntivo è venuto dal finanziamento attraverso l'Inflation Reduction Act del 2022, che ha permesso al Dipartimento dell'Energia di finalizzare un prestito di 1,5 miliardi di dollari destinato alla rimessa in servizio dell'impianto Palisades del Michigan, primo del suo genere nella storia degli Stati Uniti. Gli indicatori puntano quindi verso una maggiore capacità nucleare negli Stati Uniti. Alla luce della domanda attese, per mantenere la sua quota a quasi il 20% della generazione di elettricità, sarebbe necessario aggiungere 55 miliardi di watt di capacità elettrica entro il 2035.
 
Naturalmente, il percorso di generazione di elettricità e di investimenti non sarà lineare. Non è previsto per esempio che l'Unità 1 di Three Mile Island riprenda le operazioni prima del 2028. Sarà quindi necessario un allineamento delle condizioni economiche, per non parlare del superamento degli ostacoli ingegneristici, normativi e amministrativi.
 
Tuttavia, se le recenti notizie dalle aziende al centro della domanda dei centri dati sono un'indicazione, l'energia nucleare dovrebbe essere parte integrante dell'"energy addition" attuale e a lungo termine, in cui fonti sempre più rinnovabili si uniscono ai combustibili fossili tradizionali per alimentare il fabbisogno energetico dell'America.
 
Per gli investitori, i minerali e i metalli strategici, incluso l'uranio, dovrebbero essere fondamentali per fornire energia affidabile in futuro. Nel medio e lungo periodo, le aziende che investono nella progettazione e nella produzione della prossima generazione di tecnologie per l'energia nucleare sono quindi destinate a beneficiarne, secondo la nostra opinione.
 
 
 
 

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